SETTIS, Salvatore. Il futuro del clássico. Einaudi, 2004. Euro 7. Resenha de: DEMATTÈ, Francesca. 7 ago. 2019.
Perché si studia la Storia antica, greca e romana?
In un’epoca dominata dalla retorica della globalizzazione, è ancora vero che il passato “greco e romano” è più “nostro” di quello cinese? Quale può essere il posto degli Antichi in un mondo caratterizzato sempre di più dalla mescolanza dei popoli e delle culture, dalla rivendicazione delle identità etniche e nazionali e delle tradizioni locali?
Se tutte le vicende degli uomini meritano attenzione, e per tutti le tracce del passato sono tali da obbligarci a studiarlo per capire una parte importante di noi stessi, come spiegare il progressivo, inarrestabile arretrare della cultura “classica” nei sistemi educativi e nella cultura generale di tutti i paesi che dovrebbero rifarsi ai valori immutabili e perpetui del mondo classico?
Con un argomentare serrato Settis dà voce ad un paradosso che evidenzia come, mentre siamo disposti ad imparare sempre meno dell’antichità greca e romana, incapaci di riconoscerla diversa, altra dal nostro presente, un vero e proprio altrove nel tempo e nello spazio, frammenti sconnessi di questa cultura emergono all’improvviso nel cuore di grandi culture extraeuropee, inducendo gli studiosi a interrogarsi sui valori dell’antichità elaborati dai Greci e dai Romani e sull’uso che ne è stato fatto per legittimare l’egemonia dell’Occidente sul resto del mondo.
Le vere domande diventano dunque: che cosa vuol dire classico? L’eredità greco-romana è davvero più “nostra”(lo è ancora?) di quella della civiltà giapponese, cinese, indiana? L’autore ci porta a distinguere fra classico e classicismo, individua il classico come discrimine fra post-moderno e moderno, definisce classico rispetto ad autentico, distingue classico greco da classico romano, parla del classico prima dell’antichità classica in un percorso a ritroso legato alle arti figurative che approda dentro una ridefinizione dei concetti di identità e alterità e va a individuare l’essenza del classico nel risultato di scambi e mescolanze fra culture.
Anzi fa della curiosità per le culture “altre”, del confronto fra culture il nucleo generativo e fondante della storia culturale europea: nel continuo rinascere del classico, incontriamo la forma ritmica originale e propria dell’Europa, caratterizzata dal perenne ritorno.
Francesca Demattè
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