O Brasil inventado pelo Visconde de Porto Seguro. Francisco Adolfo de Varnhagen, o Instituto Histórico e Geográfico Brasileiro e a construção da ideia de Brasil-Colônia no Brasil-Império (1838-1860) | Renilson Rocha Ribeiro

Lo storico Renilson Rosa Ribeiro è attualmente professore dell’Universidade Federal do Mato Grosso, dove svolge i suoi incarichi accademici di docenza e ricerca nel campo della didattica della storia e della storia del Brasile ottocentesco. Anche se radicato con anima e cuore a Cuiabá, la formazione di Renilson R. Ribeiro è avvenuta a São Paulo, stato di nascita dell’autore, presso l’Universidade Estadual de Campinas (Unicamp). L’opera intitolata O Brasil inventado pelo Visconde de Porto Seguro, pubblicata nel 2015, è il risultato della sua tesi di dottorato in storia culturale.

Il libro rappresenta prima di tutto un’opportunità di prendere contatto con il lavoro di questo promettente ricercatore, ma si tratta di una pietra miliare nella storiografia brasiliana sul periodo ottocentesco, soprattutto per ciò che riguarda gli studi sulla costruzione di una storia nazionale del XIX secolo coerente, in grado di conferire un significato storico leggittimatore a quello che era il neonato Stato nazionale monarchico brasiliano. L’opera tratta delle tappe fondanti della storiografia nazionale – fissate intorno alla figura di Francisco Adolfo de Varnhagen (São João de Ipanema 1816 – Viena 1878) e della sua opera História Geral do Brasil1–, del ruolo esercitato in questo processo dall’IHGB (Instituto Histórico e Geográfico Brasileiro) e del ruolo centrale che lo sviluppo di una narrazione storica del Brasile coloniale esercitò nella creazione del Brasile monarchico del Secondo Impero.

Il libro è diviso in tre capitoli, ciascuno contenente una propria tesi, che concorrono nella parte conclusiva ad un solo esito: l’invenzione storica del Brasile Colonia è parte di un progetto politico di costruzione dello Stato nazionale improntata sul modello del Secondo Regno. Il sottotitolo del libro Francisco Adolfo Varnhagen, o IHGB e a construção da ideia de Brasil-Colônia no Brasil-Império (1838-1860) anticipa la struttura del testo proposta dall’autore.

Il primo capitolo, Invenções dos outros: as biografias de Varnhagen e a escrita da história do Brasil (1878-1978) presenta il processo di invenzione biografica di Varnhagen quale patrono della storia del Brasile e storico simbolo del progetto storiografico dell’IHGB, elaborato a partire dagli scritti biobibliografici realizzati tra il 1878, anno della morte di Varnhagen, e il 1978. Attira l’attenzione la strategia teorica e metodologica scelta dall’autore per affrontare la questione della biografia di Varnhagen: coerentemente con i suoi convincimenti teorici, Renilson R. Ribeiro non si propone di realizzare una nuova biografia di Varnhagen o di ricostruire il percorso storico del visconte di Porto Seguro, ma si lancia in qualcosa di più audace. Ispirato da Dominick LaCapra e dalla sua Nuova storia intellettuale2, l’autore analizza Varnhagen come un testo, ossia, mettendo in evidenza il modo in cui le biografie hanno costruito un Varnhagen-IHGB, al servizio di un progetto istituzionale volto a trasformare l’IHGB nella “Casa della Memoria Nazionale”.

In questa modo l’autore fugge dalla tentazione biografica di dare un’unica e coerente interpretazione della vita di colui di cui viene scritta la biografia; rifugge anche da una prospettiva storicistica che condurrebbe a un’esternalità al testo. La sua concezione del contesto si rifà in misura maggiore ad un’intertestualità articolata piuttosto che all’intento oggettivista di tracciare un panorama dei fatti al di fuori del testo, caratteristica che lo metterebbe in rotta di collisione con i suoi convincimenti teorici.

I documenti analizzati in questa prima sezione sono le biografie, i necrologi, gli encomi, le memorie e le prefazioni che miravano a esaltare Varnhagen e che fiorirono dopo la sua morte, nel 1878, all’interno della stessa rivista dell’IHGB. Renilson R. Ribeiro analizza come l’IHGB si appropriò della figura di Varnhagen per costruire una tradizione storiografica brasiliana. Realizzando reiteratamente biografie su Varnhagem e concedendogli il titolo di patrono della storia del Brasile, l’IHGB si poneva come istituzione autorevole e significativa nel processo di produzione della storia del Brasile. Fare di Varnhagen un eroe del pantheon degli artefici della storia del Brasile significava glorificare anche l’IHGB.

Nel primo capitolo, Varnhagen assurge al ruolo di oggetto costruito dai discorsi prodotti dall’IHGB e dagli intellettuali vicini a questa istituzione. Nel secondo capitolo, Varnhagen abbandona la condizione di oggetto delle rappresentazioni discorsive e diviene soggetto della sua storicità.

In Invenções de si: as cartas de Varnhagen e a escrita da história do Brasil, l’autore analizza le rappresentazioni che Varnhagen diede di sé, dell’IHGB, del ruolo dello storico, delle tensioni e delle dispute interne all’IHGB e dei testi storici. Renilson R. Ribeiro mostra un Varnhagen che rappresenta se stesso come un intellettuale di Stato e che vede nel processo di scrittura e pubblicazione della História geral do Brasil un incarico politico in favore dello Stato brasiliano e della monarchia.

L’autore mostra i retroscena delle scelte documentali, tematiche e cronologiche dell’opera di Varnhagen, così come la sua frustrazione di fronte alla ricezione silenziosa dell’opera da parte dei colleghi dell’IHGB. La strategia del testo permane evidenziando, per mezzo delle lettere, un Varnhagen in cerca di un riconoscimento che non ottenne in vita, ma solamente dopo la sua morte.

Qui sarebbe interessante rilevare che, mentre Varnhagen cercava di acquisire un controllo sulla costruzione di sé – o meglio, sulla base di come desiderava essere rappresentato – la sua memoria cominciò a essere utile all’IHGB per i propri interessi solamente nel momento in cui lui non ebbe più modo di controllare e influire su questo processo. A prescindere dal risentimento in vita per l’assenza di riconoscimento da parte dei suoi colleghi, l’eredità di Varnhagen si rafforzò in tal misura da rendere l’IHGB dipendente dalla sua memoria per legittimarsi come istituzione-autorità nell’edificazione della storia del Brasile. Per via del suo costante dialogo con la storiografia tradizionale sempre in cerca di tematiche, Varnahgen non è visto solo come un compilatore di documenti, ma come un intellettuale protagonista nel processo di scrittura della storia del Brasile. Per Renilson R. Ribeiro, il processo di ricerca e organizzazione dei documenti, di cui Varnhagen fu un uomo chiave, era zeppo di questioni storiografiche molto sentite nel Brasile del XIX secolo: «la scelta di cosa raccogliere, sistematizzare, archiviare e pubblicare ha dischiuso i sentieri che la narrazione storica desiderava tracciare»3.

Nel terzo capitolo del libro, Renilson R. Ribeiro analizza il processo di costruzione dell’intreccio cronologico e tematico dell’opera di Varnhagen alla luce del progetto di sapere-potere che l’opera si propone, cioè di costruire una narrazione in grado di stabilire un’identità essenzializzata e coerente della nazione con l’intento di delimitarla come un’entità univoca, omogenea e imprescindibile. In Inventando a Colônia “Coroada”: os enredos cronológicos e temáticos da Historia geral do Brazil (1854/1857) e o tempo Saquarema (1839-1860) Renilson R. Ribeiro, a partire dall’analisi dettagliata della prima edizione dell’opera História geral do Brasil, porta il lettore a stravolgere il passato coloniale brasiliano per accogliere la costruzione discorsiva elaborata da Varnhagen in funzione del progetto di fabbricazione della nazione come verità storiografica.

È tutto qui: un manuale su come inventare la nazione, fissare la sua identità, a partire dalla costruzione di una narrazione storica. Si tratta delle origini della nazione, dei suoi miti fondativi, della formazione del popolo, degli episodi simbolici, della scelta degli eroi rappresentativi – tra tanti altri elementi costituenti di questa narrazione – che fissano l’idea fondante del Brasile coloniale: una specie di infanzia della nazione, la cui inesorabile maturità, nella prospettiva varnhageniana, sarebbe stata lo Stato monarchico del Secondo Impero.

Renilson R. Ribeiro si propone di «fare la storia dell’emergere di un oggetto, di un sapere, di un tempo e di uno spazio di potere: il passato coloniale brasiliano»4. In questa triade, il passato stabilisce il campo d’azione del sapere in questione, la storia; il termine coloniale marca il periodo definito e, infine, l’aggettivo brasiliano punta alla progettazione di un territorio. All’interno di questa triade, il popolo è il soggetto e le sue azioni rappresentano gli episodi attraverso cui costruire una storia marcata dalla linearità e dalla continuità fino al processo di consolidamento come Stato indipendente.

L’origine della nazione fu così fissata nell’episodio della scoperta del Brasile, la formazione del popolo nel processo di descrizione delle tre razze (indios, neri e portoghesi), nel mito fondatore (l’invasione olandese) e, successivamente, nelle relazioni mai interrotte fino al conseguimento della maturità della nazione (indipendenza del Brasile).

La definizione della storia coloniale brasiliana a partire da questa trama narrativa fissata da Varnhagen si impose come modello e finì per essere riprodotta. Secondo Renilson R. Ribeiro, nei manuali scolastici e nei libri didattici di storia del Brasile elaborati fin dal secolo XIX e nel corso del XX secolo – nonostante presentino differenze teoriche, metodologiche e ideologiche – è possibile identificare la griglia cronologica e tematica stabilita da Varnhagen, a partire dalla narrazione della scoperta del Brasile da parte dei portoghesi, passando per il tema della formazione etnico-razziale del popolo brasiliano, il processo di conquista e il dominio coloniale, le invasioni olandesi e il processo che culmina con l’indipendenza del Brasile: «in larga misura digerirono l’idea della Colonia come culla del Brasile indipendente, o meglio, della storia come “biografia della nazione”»5.

Dunque, O Brasil inventado pelo Visconde de Porto Seguro è un libro che pone nuovamente una questione importante per coloro che lavorano per la produzione della conoscenza: da chi o da cosa è prodotta la conoscenza? A chi serve il mestiere di storico? Che tipo di relazioni gerarchiche di autorità legittima? A che tipo di relazioni di potere è indissolubilmente legato?  Tra le diverse questioni affrontate da Renilson R. Ribeiro questa sembra essere fondamentale. Varnhagen era cosciente che il suo progetto di scrivere una storia del Brasile serviva una causa politica, ossia, aveva una chiara finalità: aiutare a impilare i mattoni dello Stato monarchico brasiliano fornendogli una storia dotata di costumi e di un’identità coerente. Il progetto di Varnhagen chiarisce le relazioni di sapere e potere che attraversano la produzione storiografica e getta luce anche sulla ricerca storica odierna e le sue conseguenze politiche per il tempo presente.

La varietà attuale dei temi di ricerca e degli approcci teorici che sono presenti nei corsi di laurea e negli istituti di ricerca, non fa della produzione storica e storiografica qualcosa di neutro rispetto ai progetti politici, siano essi istituzionali, partitici, associativi o personali. Urge più che mai una necessaria presa di posizione, una chiarezza intellettuale riguardo alle conseguenze della scrittura della storia.

Parafrasando una categoria gramsciana, ogni intellettuale è organicamente legato a un progetto di potere, ogni storia è compromessa nel servire come fonte di legittimità e autorità alle gerarchie che costituiscono relazioni di potere. Renilson R. Ribeiro ci mostra che Varnhagen scrisse la sua storia consapevole del progetto di potere che difendeva; questo ci porta a domandarci: i nostri attuali ricercatori, dottorandi e storici sanno quali cause stanno servendo le loro storie?

Notas

1 VARNHAGEN, Francisco Adolfo de, História geral do Brasil. Antes da sua separacao e independencia de Portugal, 3 voll., Belo Horizonte-São Paulo, Itiatia – Editora de Universidade, 1981.

2 Cfr. LACAPRA, Dominick, Rethinking intellectual history. Texts, contexts, language, Ithaca- London, Cornell University Press, 1983.

3 RIBEIRO, Renilson Rosa, O Brasil inventado pelo Visconde de Porto Seguro: Francisco Adolfo de Varnhagen, o Instituto Histórico e Geográfico Brasileiro e a construção da ideia de Brasil-Colônia no Brasil-Império (1838-1860), Cuiabá, Entrelinhas, 2015, p. 231.

4 Ibidem, p. 46.   5 Ibidem, p. 416.

Mairon Escorsi Valério si è addottorato in Storia culturale presso l’UNICAMP ed è professore associato dell’Universidade Federal da Fronteira Sul (UFFS) – Campus Erechim/RS. I suoi studi vertono sulla storia contemporanea dell’America Latina e sulla didattica della storia. È autore del libro Entre a cruz e a foice: D. Pedro Casaldáliga e a significação religiosa do Araguaia (Jundiaí, Paco Editorial, 2012).


RIBEIRO, Renilson Rosa. O Brasil inventado pelo Visconde de Porto Seguro. Francisco Adolfo de Varnhagen, o Instituto Histórico e Geográfico Brasileiro e a construção da ideia de Brasil-Colônia no Brasil-Império (1838-1860). [?]:Entrelinhas, 2015, 448 pp. Resenha de: VALÉRIO, Escorsi.  Diacronie – Studi di Storia Contemporanea, n. 27, v. 3 2016.

Italianos em Mato Grosso: fronteiras de imigração no caminho das águas do Prata (1856 a 1914) – GOMES (RTF)

GOMES, Cristiane Thaís do Amaral Cerzósimo. Italianos em Mato Grosso: fronteiras de imigração no caminho das águas do Prata (1856 a 1914). Cuiabá: Entrelinhas; EdUFMT, 2011. Resenha de: SILVA, Giuslane Francisca da. Revista Territórios & Fronteiras, Cuiabá, v. 7, n. 1, jan.-jun., 2014.

Em Italianos em Mato Grosso: Fronteiras de imigração no caminho das águas do Prata: 1856-1914, obra resultante de sua tese de doutoramento em História Social pela Pontifícia Universidade Católica de São Paulo/PUC-SP, Cristiane Thais do Amaral Cerzosimo Gomes se propõe a abordar as trajetórias de vidas, práticas e fazeres cotidianos de imigrantes italianos em Mato Grosso, enfatizando como estes, oriundos de diferentes partes da Itália, tiveram suas práticas culturais, incorporadas aos “sistemas de valores, ideias e formas institucionais do viver e fazer mato-grossense” (p.53). Tendo em vista a presença de imigrantes italianos em diferentes regiões da província, um dos eixos que move o trabalho da historiadora é destacar a importância desses imigrantes italianos e o que eles representaram para sociedade mato-grossense daquele período.

O recorte temporal da obra figura-se entre 1856 a 1914, O ano de 1856 liga-se ao Tratado de Aliança, Comércio, Navegação e Extradição, estabelecido entre Brasil e Paraguai, que possibilitou a abertura da navegação fluvial pelo rio Paraguai, facilitando a mobilidade de estrangeiros em terras mato-grossenses, assim como favoreceu a economia de importação e exportação entre Mato Grosso e os países do Prata (Paraguai, Argentina e Uruguai). 1914 refere-se ao momento em que a partir da construção da Estrada de Ferro Noroeste do Brasil, que ligava a região sul de Mato Grosso (Corumbá) ao litoral de São Paulo (Bauru) fez com que houvesse uma diminuição da entrada de imigrantes italianos no estado, mediante a navegação fluvial, pela conhecida rota do Prata, haja vista que as ferrovias se apresentavam como um recurso de transporte mais viável.

A obra é composta de quatro capítulos, considerações iniciais e finais. No que diz respeito as considerações iniciais, Gomes, enfatiza que os italianos ao dei-xarem suas terras de origem, entre o final do século XIX e princípio do XX, a maioria destes, antes de estabelecer-se em Mato Grosso, dirigiam-se aos países platinos, para posteriormente se lançarem à navegação pelos rios do Prata, Paraná, Paraguai e Cuiabá, até alcançarem as terras mato-grossense. Esse percurso fluvial, que nesse momento representava a principal via de comunicação entre Mato Grosso e os paí-ses do Prata, ficou conhecido como “rota do Prata” ou “caminho das águas”, (p. 22).

Através de um minucioso levantamento documental que a autora se apoia, tais como “memorialistas, depoimentos, jornais, relatos de viajantes, registros e relatórios oficiais” (p.36), a possibilitou identificar o fluxo de imigrantes italianos em terras mato-grossenses, que se constituíram enquanto espaços, nos quais esses sujeitos se estabeleciam, casavam-se, alguns inclusive tornavam-se famosos e bem sucedidos comerciantes, e em muitos casos jamais retornavam às suas terras de origem.

Uma característica marcante do processo de imigração a Mato Grosso, no período abordado, se constitui na predominância de imigrantes solteiros, oriundos da Itália Meridional, especialmente das regiões da Calábria, Campânia e Basilicata. Com base nos Autos de Habilitação Matrimonial e de Justificação do Estado de Solteiro, uma documentação que visava comprovar o estado civil dos imigrantes que almejavam contrair matrimônio, foi possível traçar vários casos de italianos que se casaram com mulheres mato-grossenses, passando a constituir famílias, dedicando-se principalmente às atividades comerciais. Tal documentação evidencia ainda as particularidades do processo imigratório em Mato Grosso no final do século XIX e início do XX, sendo “possível surpreender origens, trajetórias e destinos desses imigrantes, bem como de suas práticas matrimoniais (…) numa perspectiva de apropri-ação e reapropriação de espaços, constituídos por relações sociais e culturais de italianos (…)” (p.43).

No primeiro capítulo, Imigrantes italianos na fronteira de Mato Grosso, a auto-ra aborda o fluxo de imigrantes italianos, sobretudo de jovens solteiros para terras mato-grossenses, impulsionados pela abertura da navegação pelo rio Paraguai e pelas oportunidades de investimentos em terras mato-grossenses. São analisadas ainda as tentativas do governo em criar projetos de imigração e colonização na fronteira da província. O governo procurou criar mecanismos de aproximação e proteção aos povos indígenas que habitavam esta região fronteiriça, com o intuito de atrair nativos e deslocá-los para outros lugares, pois as terras indígenas eram vistas como pontos estratégicos para a colonização. No entanto, o projeto de colonização não obteve êxito, sendo empregados novos mecanismos de colonização, tendo como saída a criação de incentivos tais como a doação de faixas de terras a nacionais e estrangeiros, com o intuito de atrair imigrantes europeus, pois acreditava-se que com seus “braços civilizadores” viriam preencher os espaços “vazios” de Mato Grosso.

Através da abertura da navegação pelo rio Paraguai na segunda metade do século XIX, mais precisamente em 1856, ocorreu uma espécie de encurtamento das distâncias que separavam as cidades de Cuiabá, Corumbá, Assunção e Buenos Ayres, haja vista que os contatos entre estas cidades passaram a ser mais constantes. O aumento de embarcações que percorriam esse trajeto, que levavam e traziam passageiros, grande parte deles imigrantes que viriam a se estabelecer em Mato Grosso, “propiciou a aproximação entre grupos e povos, com diferentes costumes, idiomas e modos de vida” (p.74).

No segundo capítulo intitulado Italianos e portugueses entre a guerra do Para-guai e o Caminho das águas, Gomes apresenta as estratégias políticas do governo de Mato Grosso em criar meios de comunicação com os Países do Prata, mediante a livre navegação pelo rio Paraguai. Pois segundo a autora, apesar da localização geográfica de Mato Grosso ser privilegiada, a província desde o período colonial até metade do século XIX, enfrentava problemas de comunicação com as demais regiões, devido ao longo e oneroso percurso terrestre que ligava Mato Grosso a outras cidades. Objetivava-se com a abertura da navegação, assegurar o abastecimento de mercadorias, que devido ao longo percurso terrestre em tropas de mula, acarretava no encarecimento destas mercadorias, assim como visava o escoamento mais acelerado de matérias- primas produzidas na região.

Em 1856, após longas conversações e missões diplomáticas juntamente com o governo paraguaio, foi assinado o tratado que propiciou a abertura da navegação pelo rio Paraguai, abrindo para Mato Grosso “uma nova fase de prosperidade econômica, social e cultural” (p.104), visto que a comunicação entre a província e as cidades litorâneas passou a ser feita pelo “caminho das águas”, o que proporcionou a Mato Grosso uma euforia econômica, devido a possibilidade de escoamento de matérias-primas com maior rapidez, assim como a importação tanto de pro-dutos nacionais como estrangeiros. Assim, correntes de imigrantes europeus especialmente de italianos, que aportavam em terras mato-grossenses, tornaram-se cada vez mais frequentes. Esse súbito desenvolvimento econômico que Mato Grosso experimentava foi abalado pela Guerra da Tríplice Aliança (1865-1870), quando a província de Mato Grosso novamente foi posta em uma situação se semi-isolamento, pois a navegação via rio Paraguai foi interrompida durante o conflito.

Gomes aborda os impactos da Guerra do Paraguai sobre a população ma-to-grossense, destacando como este conflito foi vivenciado por imigrantes italianos que residiam na cidade de Corumbá. Nessa perspectiva, a autora apoia-se no Memorandum do comerciante português Manoel Cavassa, que juntamente com sua famí-lia, presenciou a tomada de Corumbá pelos paraguaios, em janeiro de 1965, para apresentar os conflitos e dilemas vividos pelos imigrantes durante a invasão.

Concernente ao terceiro capítulo- Italianos em tempos de livre navegação- discute-se que a partir da reabertura da navegação pelo rio Paraguai ao final da Guerra da Tríplice Aliança, em 1870, Mato Grosso voltou a conectar-se com os países do Prata, novamente os “caminhos das águas” vieram orientar a dinâmica comercial de Mato Grosso, assim como permitia a entrada de uma grande leva de imigrantes. Gomes apresenta as trajetórias e experiências vividas por imigrantes italianos em Mato Grosso, assim como destaca o desenvolvimento de importantes casas comer-ciais de propriedade de imigrantes, que comercializavam uma grande variação de mercadorias, que iam desde a importação de artigos de luxo, vindos de Paris, Londres, tais como tecidos, chapéus, perfumarias, e etc. Assim como atividades de ex-portação de matérias-primas. Além de atuarem como representantes bancários.

Gomes enfatiza o papel da cidade portuária de Corumbá, que passou por um súbito crescimento demográfico e urbano nesse período, o que se justifica devi-do ao fato de os imigrantes que aportavam na província primeiramente, desembarcavam em Corumbá, para posteriormente decidirem seus destinos, além do mais a estratégica localização geográfica fez com que a mesma se tornasse um importante entreposto comercial de Mato Grosso, movimentando a economia provinciana.

No entanto, Gomes nos adverte que não se pode pensar o porto de Co-rumbá somente a partir da dinâmica comercial, pois este, muito mais de ponto de embarque e desembarque de mercadorias e passageiros, se configurava como um “espaço de vivências e experiências de indivíduos de diversas nacionalidades e pro-cedências, tornando-se um local de passagem, onde ocorriam encontros, desencontros e entrosamentos de nacionais e estrangeiros” (p.141) até então jamais visto em Mato Grosso.

No quarto e último capítulo- Da Itália ao sertão mato-grossense: “vendendo, construindo e consertando de tudo um pouco”– através da utilização de depoimentos orais de descendentes italianos em Mato Grosso, a autora busca desvendar as experiências de seus antepassados. Gomes chama a atenção para o papel do imigrante, que através de suas experiências, valores e concepções, passaram a reconfigurar a cultura urbana de Mato Grosso, especialmente da capital Cuiabá, a partir de suas maneiras diversificadas de seu modo de fazer, viver e trocar experiências.

Através de um minucioso levantamento documental, tais como periódicos, relatos orais, assim como os “Autos de Justificação do Estado de Solteiro”, foi possível, mapear e reconstruir particularidades do processo de imigração em Mato Grosso, percebendo as relações de parentesco estabelecidas, bem como analisando as atuações destes imigrantes em diferentes espaços de sociabilidades. Cerzósimo Gomes aponta que a vinda de imigrantes solteiros para Mato Grosso, resultou em uniões matrimoniais entre italianos e mulheres residentes em diferentes regiões ma-to-grossenses, tais práticas, evidenciam uma forma peculiar de integração social desses imigrantes na sociedade do período.

Giuslane Francisca da Silva – Universidade Federal de Mato Grosso. Programa de Pós-graduação em História Av. Fernando Corrêa da Costa, nº 2367 – Bairro Boa Esperança – Cuiabá – MT – 78060-900 E-mail: giuslanesilva@gmail.com.