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Imagining North-Eastern Europe. Baltic and Scandinavian states in the eyes of local, regional, and global observers/Diacronie. Studi di Storia Contemporanea/2022
The image of North-Eastern Europe appears composite and complex. While its geographical conglomeration is cut across by the Baltic Sea, it is not a coherent area at a cultural and political level. Yet, the numerous investments made by local and international actors in attempting to define this space call for a closer scrutiny of the processes of imagining and re-imagining spaces[1]. North-Eastern Europe is a repository of numerous perceptions and self-perceptions on a local, region, and global level. It is a crossroad for international routes and a point of contact for insular realities, near and distant at the same time.
In the last centuries, the history of the Baltic Sea has also been a history of how the small riparian states devised the most diverse and original strategies to coexist and emerge from the shadow of major continental players in their Eastern and Southern flanks. These strategies ranged from adapting their culture, politics, and identities in face of the most threatening existential dilemmas, in geopolitical contexts in which the transnational circulation of persons, ideas and goods made impossible the hermetic closure of state borders to foreign influences. Going international and searching for legitimation from foreign partners was the drive of ideas and practices of regional cooperation, of cultural and diplomatic initiatives with states and international organizations. The power of imagining one’s own “island” as a part of a broader entity was a resource for the states in the process of guaranteeing peace and stability in the region; for many societal groups, imagination has been (and is) an important resource for planning a better world in which to achieve freedom and emancipation. Yet, spreading utopia about unity, peace, and cooperation was also a means by which imperialist powers attempted to inscribe the small states within their areas of influence. Therefore, there are good arguments for treating analytically the act and the practices of imagining with the same methods by which processes of knowledge circulation are presently analyzed within the field of history of knowledge [2]. Like knowledge, imagination does not exist by itself: it has a historically-defined genealogy; it is produced by actors that diverge for education and social position; it is inscribed in genres and carried in media of the most different kind; it has different kinds of audiences; it may be comprehensible, endorsed, and even allowed only in determined places, and not in others. Leia Mais
Novantadue. Storia e memoria/Diacronie. Studi di Storia Contemporanea/2022
Il 30 gennaio 1993 il settimanale «Il Sabato» allega al n. 5 la videocassetta «1992. Un anno di storia». «Un almanacco video dell’anno appena trascorso», realizzato da Angela Buttiglione. La giornalista, in qualità di anchor woman del TG Uno, racconta «I fatti, i personaggi di un anno che ha cambiato il volto del nostro paese e del mondo». Il risultato è un «nastro [che] ripercorre attraverso le notizie e le immagini migliori i fatti salienti, i personaggi chiave, le vittorie e le sconfitte del 1992»[1]. Nel gennaio del 1993 l’anno passato è già Storia. Le immagini televisive generano un cortocircuito tra aspetti cognitivi ed emozioni imprimendosi nella memoria individuale e collettiva come flashbulb memories, ovvero ricordi vividi che rendono l’evento persistente, saldandolo alla propria biografia: gli individui conservano dettagliatamente e a lungo, non solo il ricordo dell’evento in sé, ma anche la circostanza in cui hanno appreso la notizia, il luogo in cui si trovavano, il momento della giornata, l’attività in corso di svolgimento, la fonte della notizia, la reazione emotiva vissuta al momento, gli altri presenti e le loro reazione emotive, e le immediate conseguenze dell’evento[2]. Questo principio ha ispirato il testo di Aaron Pettinari, Quel terribile ’92. 25 voci per raccontare l’anno che cambiò la storia. Nella quarta di copertina l’autore scrive: «Di tutti gli anni della nostra storia recente, uno di quelli che resterà per sempre impresso nella mente degli italiani è sicuramente il 1992»[3]. Così i personaggi pubblici intervistati vengono incoraggiati non solo ricostruire il momento storico ma anche a raccontare dov’erano, cosa facevano e le reazioni avute alla notizia dell’arresto di Mario Chiesa, delle esplosioni di Capaci e via D’Amelio, della svalutazione della lira e dell’avviso di garanzia a Craxi. I ricordi vengono messi in fila come foto di un album di famiglia. In tal modo il racconto del ’92 si presenta come uno shock spazio-temporale che carica la sfera pubblica di tensione emotiva e di significati simbolici: i media fissano un immaginario plausibile che, come una fotografia istantanea, deposita ricordi individuali e memoria collettiva, grazie ai continui flashback delle successive commemorazioni. Leia Mais
Diacronie | UniBo | 2008
Diacronie – Studi di Storia Contemporanea (Bologna, 2008-), è stata creata il 29 gennaio 2008 da un gruppo di studenti di storia contemporanea dell’Università di Bologna. A partire dall’ottobre 2009 ha incluso fra le sue attività la pubblicazione di una rivista. Diacronie si configura come una risorsa digitale a libero accesso attraverso cui si intende raccogliere e promuovere studi e ricerche scientifiche di carattere storico e storiografico. Il sito si propone anche come strumento informativo su eventi, pubblicazioni e risorse informatiche legate alle scienze storiche.
Rete
Questo progetto nasce dalla convinzione che lo sviluppo del web abbia comportato cambiamenti sostanziali all’interno degli studi in campo umanistico, sia per la produzione, sia per la divulgazione della ricerca. Il nostro vuole essere un contributo all’esplorazione delle possibilità che il web offre alla ricerca storica, soprattutto per quanto riguarda la legittimazione di studi, materiali e fonti che non sempre ottengono pieno riconoscimento attraverso i circuiti di diffusione più tradizionali. Ma, soprattutto, vuole essere un tentativo di esplorazione delle potenzialità legate al concetto di rete e, quindi, di collegamento e interazione. L’ambizione è quella di dare vita a una “socializzazione allargata” – fra gli studiosi, ma anche fra ricercatori e società – che consenta alla pagina web di non configurarsi come una semplice pubblicazione o come un raccoglitore, ma anche come una guida, un supporto, per quanto riguarda gli strumenti di ricerca e le fonti. Infine, la rete consente di esercitare una funzione critica delle conoscenze prodotte che, per sussistere, si deve fondare sulla massima libertà di accesso e di discussione dei contenuti.
Interdisciplinarità
Diacronie incoraggia l’adozione di un approccio attento a tutte le tematiche e le metodologie di ricerca e che possa metterne in risalto gli aspetti interdisciplinari. Lo studio della storia non può prescindere dall’apporto delle altre scienze – umanistiche e non – per affrontare le sfide che pone l’evoluzione del mestiere di storico nell’era digitale.
Condivisione
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Buona lettura.
Periodicidade quadrimestral.
Acesso livre.
ISSN: 2038-0925
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