Signum – Revista da ABREM. Londrina, v.22, n.1, 2021.

Dossiê: Neomedievalismo em Países Sem Medievo: Idade Média na América

Artigos

Entrevista

La cultura giuridica dell’antica Grecia. Legge/politica/giustizia | Emanuele Stolfi

La cultura giuridica dell’antica Grecia è un libro portatore di novità nel vasto panorama di studi sul diritto greco. Esso si inserisce, infatti, come voce nuova all’interno di un dibattito assai vivo e produttivo, il quale, soprattutto a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, ha portato ad un rinnovamento e ad un progressivo ampliamento delle prospettive e delle modalità di interpretazione dell’esperienza giuridica ellenica. In questo orizzonte, il contributo di Stolfi si presenta come l’esito maturo di una riflessione di ampio respiro, fondata sui temi e sui metodi della storia dei diritti antichi, ma che attinge anche a categorie storico-antropologiche. L’argomento e il taglio dell’opera sono visibili già nel titolo: studiare la cultura giuridica dei Greci implica lo scostamento da un esame di complessi normativi, istituti e procedure, per indagare l’esperienza giuridica della civiltà greca individuando le «forme di pensiero razionale» (p. 63) che l’hanno costituita.

Il volume si articola in dieci capitoli, preceduti da una breve ma importante Premessa (pp. 11-12), finalizzata all’illustrazione del senso di un lavoro che si caratterizza per la sua peculiarità entro la contemporanea letteratura di studi giuridici. Questa peculiarità risiede nella scelta, esplicitata da Stolfi, di percorrere una strada diversa rispetto a quella, ampiamente esplorata, di una «trattazione esaustiva» (p. 11) e manualistica delle leggi e degli istituti che fanno parte dell’esperienza giuridica greca, rivolgendosi, invece, alla «trama teorica» (ibidem) inerente alla legge e alla giustizia elaborata dalla civiltà greca e della quale le testimonianze letterarie sono espressione. L’Autore propone, infatti, «un itinerario […] attorno alle peculiarità del lessico, dell’immaginario concettuale e dei grandi quesiti che, dalle società omeriche sino all’avvento macedone, possiamo individuare in relazione al diritto» (p. 11): lo studio viene svolto a partire dall’analisi delle occorrenze e dei significati assunti dai termini afferenti la vita giuridica, per approdare alla costruzione di una visione d’insieme, seppur complessa e problematica. Centro dell’indagine non è il volto tecnico e procedurale del diritto, ma «il nesso con la dimensione politica e le forme mentali proprie del contesto storico» (pp. 11-12), e dunque il pensiero sotteso ad esso – che è pensiero mitico, filosofico, religioso, politico, e che costituisce il contenuto più puramente culturale del fenomeno giuridico greco. Leia Mais

L’Italia del Nord nell’impero romano. Regioni e connettività | Anna Guadagnucci

Este libro es fruto de la tesis doctoral de la autora, realizada en la Università di Pisa, bajo la tutela del destacado historiador Cesare Letta, actualmente profesor emérito del Ateneo Pisano y cuyo referato estuvo a cargo del historiador británico Nicholas Purcell y de los historiadores italianos Giovanni Salmeri y Gianluca Gregori. Posteriormente, siendo becaria en la Universidad de Neuchâtel (Suiza), profundizó los lineamientos para este trabajo.

El libro se organiza en seis capítulos que dan cuenta de las distintas realidades urbanas y agrestes del Norte de Italia y la relación centro-periferia desde los reinados de Nerón hasta Trajano (60-110 d.C). Estos capítulos se titulan «Plinio y la Cisalpina», «Italia del Norte en la era de los alimenta», «Roma en la Cisalpina», «La Cisalpina en Roma», «La Cisalpina en la Cisalpina» y «Conectividad en la Cisalpina». Leia Mais

El helenismo en el siglo II d.C. La cultura griega a través de la Anábasis de Arriano de Nicomedia | Leslie Lagos Aburto

Los estudios sobre historia clásica en Chile generalmente en los planes y programas de las universidades suelen articularse sobre dos ejes principales: la historia de Grecia y la historia de Roma. La presente publicación es una reflexión que toma un matiz diferente, enmarcándose en la interpretación de los problemas culturales que atañen a ambas materias desde los estudios helenísticos, invitándonos a una reflexión integrada que apertura nuevas interpretaciones sobre el pasado que no se encasillen en las áreas ya mencionadas.

El presente texto es el resultado de la investigación doctoral realizada por la Dra. Leslie Lagos Aburto. Titulada La Defensa Y Propaganda Del Helenismo En La Anábasis De Alejandro Magno De Arriano De Nicomedia y presentada durante el año 2013 en la Pontificia Universidad Católica de Valparaíso, es un trabajo de carácter historiográfico que tiene como problema el papel de la Anábasis de Alejandro Magno, de Arriano de Nicomedia, en el contexto del movimiento cultural denominado Segunda Sofistica. Partiendo desde este punto, el trabajo, además de tener una perspectiva interesante, resulta ser un aporte debido a que este movimiento se caracteriza por ser estudiado a través de autores que se relacionan con la retórica, sin embargo, este libro parte de una obra de carácter histórico que, desde una perspectiva diferente, se integra en las interpretaciones sobre este movimiento cultural. Leia Mais

Greek Religion and Cult in the Black Sea region | David Braund

Il volume è l’ultimo contributo prodotto nell’ambito del Black Sea History Project. Si tratta di una linea di ricerche sulla colonizzazione greca nella regione del Bosforo, che l’Autore porta avanti, con interessi di respiro storico-archeologico ed epigrafico-letterario, ponendosi come interlocutore di una consolidata tradizione di studi di matrice europea orientale. Il contributo intende analizzare il ruolo di due divinità centrali del Bosforo, Parthenos e Afrodite Urania, e l’impatto che i loro culti ebbero in termini di mediazione tra gruppi sociali di matrice greca e gruppi autoctoni, coesistenti nella regione pontica, in un arco di tempo che va dal V sec. a.C. all’epoca romana.

Il libro si compone di sei capitoli, preceduti da un’utile premessa introduttiva alla ricerca, che si sofferma in modo dettagliato sulla peculiare conformazione geomorfologica dell’aera protesa sullo stretto del Bosforo. Definendo l’aspetto della regione an extraordinary phenomenon (p. 2), l’Autore pone in risalto la presenza di aree acquitrinose e di rilievi che fungono da confini naturali per i gruppi che la abitano, e la particolare posizione dello stretto di mare, che divide il regno in due blocchi antistanti – le attuali Crimea e penisola di Taman’ – e legati rispettivamente ai culti delle due divinità trattate. Questi, i due poli religiosi e geografici attorno ai quali si snoda il contenuto dei capitoli di un volume che, complessivamente, non perde mai di vista la fondamentale interazione fra territorio, componenti sociali e dimensione religiosa. Leia Mais

Doce Césares. La representación del poder desde el mundo antiguo hasta la actualidad | Mary Beard

Las últimas publicaciones de Mary Beard se caracterizan por contener un tema que es debatido en términos historiográficos y dejar planteados argumentos que requerirán de nuevas revisiones. Tal es el caso de su reciente libro Doce Césares, una aproximación marcadamente interdisciplinaria en que se encuentran la historia, la arqueología, la historia del arte, la numismática y la museografía. Todos esos contenidos aparecen relacionados en los diversos capítulos a lo largo de los muchos siglos contenidos entre la experiencia romana y la primera mitad del siglo XX, partiendo de las biografías de los doce primeros emperadores romanos descritos, a caballo entre los siglos I y II de nuestra era por Suetonio.

La representación del poder es abordado en su primera sede, esto es, la Roma antigua, particularmente a partir de los años del gobierno de Julio César, el «primer romano cuyo retrato se acuñó sistemáticamente en las monedas» (p.67), dando así el pie para una actividad que desarrollarán los emperadores siguientes, destacando la numerosa producción que se llevó adelante en los tiempos de Augusto. No obstante de esta producción son muy pocas las que han llegado hasta nuestros días, y tampoco es que la imagen imperial contenida en ellas representen al gobernante con demasiada fidelidad. De nuevo los largos años de Augusto sirven para ilustrar el punto sobre el cual reparara Paul Zanker hace más de treinta años, cuando señaló que, en sus diversas imágenes, el emperador aparecía siempre joven, lo cual pone en duda la fidelidad de su representación, y marca, en cambio, la intencionada continuidad en el plano del mensaje político. Leia Mais

Stranieri. Figure dell’altro nella Grecia antica | Andrea Cozzo

Sei anni dopo la pubblicazione di Stranieri. Figure dell’altro nella Grecia antica, Andrea Cozzo pubblica una nuova edizione del suo lavoro di indagine sul tema dello straniero nell’area di civiltà greca, rinnovando così il suo contributo a una tematica particolarmente feconda delle scienze dell’antichità su cui ha avuto modo di offrire ulteriori riflessioni anche nel successivo Nel mezzo. Microfisica della mediazione nel mondo greco antico (Pisa 2014) e nel più recente Riso e sorriso. E altri saggi sulla nonviolenza nella Grecia arcaica (Sesto San Giovanni 2018).

Nel volume recensito l’Autore si propone di esplorare attraverso un’analisi sistematica delle fonti in quali modi si declinasse il rapporto tra Noi e gli Altri (per utilizzare le categorie di indagine di cui si serve egli stesso) entro l’area di civiltà greca, ma anche in quei contesti di confine e di convivenza fra gruppi sociali inscrivibili entro le due categorie appena citate, entrando così nel merito di «realtà politiche e culture dell’identità» (p. 8). Nel fare ciò viene coperto un arco temporale che da Omero arriva fino al IV sec. d.C., e quindi al periodo di incontro e scontro tra la tradizione pagana greco-romana e quella dei Padri della Chiesa; quest’ultimo tema è ulteriormente approfondito in un paragrafo pubblicato nella nuova edizione del volume (4.7. Come pensare le credenze religiose degli Altri? pp. 145-56). Leia Mais

Eudemo | Aristóteles

Hacer una contribución dentro del ámbito de la historia de la filosofía no es una tarea fácil. Por ello, cabe destacar la labor realizada por Benjamín Ugalde en la edición de los fragmentos y testimonios del diálogo Eudemo de Aristóteles. Este libro, que recopila y comenta sistemáticamente los fragmentos del –supuestamente– joven Aristóteles sobre el alma, se nos ofrece como ejemplo de que aún se le pueden sumar importantes contribuciones a la producción de textos en el ámbito de la historia de la filosofía.

En su introducción (pp. 14-15; 25-28), Ugalde aborda la siguiente cuestión: ¿Qué aporte tiene para la comprensión del pensamiento sistemático de Aristóteles la consideración de un texto fragmentario como el Eudemo? Nos atreveríamos a responder que la teoría evolutiva del pensamiento del filósofo encuentra aquí un punto a su favor y nos recuerda que el pensamiento de los filósofos puede ser influenciado por sus maestros, cambiar y devenir a una posición propia. En este contexto, el aspecto más notable corresponde a lo que oportunamente destaca Ugalde (p. 28) sobre el tránsito que habría en el pensamiento de Aristóteles en relación al estatus ontológico del alma, ya que en el Eudemo la concebiría como una cierta idea (εἶδός τι), mientras que en el De Anima como una forma de algo (εἶδός τινος). Leia Mais

Tra Geografía e storiografia | Roberto Nicolai Antonio e L. Chávez Reino

El presente volumen que hemos de remitir tiene sus orígenes en el seminario organizado por la Asociación internacional Geography and Historiography in Antiquity (GAHIA) en la Universita La Sapienza, en Roma, el 23 de noviembre del año 2017. Este encuentro se organizó con la intención de poner en debate las interacciones de la geografía con la historiografía y profundizar en algunos temas y géneros que resultan claves para el desarrollo de este campo en la Antigüedad.

La geografía es una de las ciencias que se van modificando con el paso del tiempo y con un matiz propiamente científico-matemático, descriptivo y etnográfico; sin embargo, el desarrollo de la ciencia y la evolución del pensamiento matemático ha dirigido estos estudios hacia un carácter más físico y antrópico. La historiografía, por otra parte, tiene un carácter completamente diferente en el desarrollo de la Antigüedad, siendo, en primera instancia, manifestada como un género literario. La geografía podemos considerarla una disciplina que está en una constante relación con otros campos como la practica filosófica –si nos atenemos a las primeras palabras de Estrabón– la filología y, claramente, el género historiográfico, en lo que concierne a la definición de la identidad de las comunidades y la preservación de la memoria. Leia Mais

Contraponto. Teresina, v.10, n.1, 2021.

História da saúde e das doenças: objetos, fontes e metodologias

Apresentação

Dossiê

Resenha

 

Tecnologías y modernidad. Artefactos tecnológicos, apropiaciones y relaciones sociales, siglos XIX-XXI | Historia y sociedad | 2021

La razón moderna explora lo desconocido para hurgar en sus misterios y acoplarlo a los muros de lo conocido, a la identidad y a la vida donde transcurre: espejo del discurso científico moderno, en un simulacro secularizado del mundo de las utopías y que ha impactado de manera significativa la cultura de Occidente. La modernidad es la celebración del orden y de lo objetivo, tomada por el dominio de la rigurosidad de la razón, de sus premisas lógicas y causales, así como de la ciencia, sobre todo la tecnología, su albor orientador. La modernidad aún no cesa es —como diría Jürgen Habermas— un proyecto inacabado. Así nuestra intención es la de producir el desplazamiento de la perspectiva de un relato del progreso a otro que pone en evidencia sus límites en una cierta precipitación de combinaciones, inversiones y rupturas donde tratamos de poner en juego el ejercicio de la crítica y la refutación.

Tecnología es una palabra de origen griego: τεχνολογία, téchnē —τέχνη, arte, técnica y destreza— y logía —λογία, el estudio de algo—. Su historia es el decurso de la invención de artefactos, por lo tanto se inserta en el campo de la producción social de la cultura material. La Revolución Industrial es considerada como el mayor cambio tecnológico, socioeconómico y cultural de la historia, iniciándose en el Reino Unido a finales del siglo XVIII para expandirse de manera asimétrica por todo el planeta desde principios del siglo XIX, el cual fue, sin duda, el siglo de los avances tecnológicos más significativos. Avances encadenados en debates y controversias que constituyeron uno de los registros fundamentales del tejido tecnológico. Y allí un conspirador liminar, Julio Verne y su procédé cientificista. Leia Mais

História e Educação (II) / Vozes, Pretérito & Devir / 2021

Vozes Preterito Devir Historia e Educacao II História e Educação

SILVA, Samara Mendes Araújo; COSTA FILHO, Alcebíades; BAPTISTA, Marcus Pierre de Carvalho. Apresentação. Vozes, Pretérito & Devir. Teresina, v.12, n.2, 2021. Acessar publicação original, relativa à primeira parte deste dossiê [IF].

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História e Educação (I) / Vozes, Pretérito & Devir / 2021

Vozes Preterito Devir Historia e Educacao II 1 História e Educação

Apresentação

Tecendo Conexões: História, Educação e Tempo Presente

Este bravo Indiano deu então alguns detalhes sobre a vítima. Era uma Indiana famosa por sua beleza, de raça parsi, filha de ricos negociantes de Bombaim. Tinha recebido naquela cidade uma educação absolutamente inglesa, e por suas maneiras, por sua instrução, qualquer um a creria europeia. (VERNE, 2006, p. 74) (grifo nosso).

Entremeando fios de História e Literatura a partir do universo fantástico tecido por Júlio Verne, em uma de suas obras mais icônicas, A Volta ao Mundo em 80 dias, iniciamos estas breves reflexões sobre a educação enquanto aspecto integrante demarcador e marcante da historicidade humana.

A educação, deste modo, torna-se um elemento de distinção, produto e produtor de identidades, e, também de diferenças, visto que é através desta e por meio desta, juntamente com nossas experiências, que atribuímos sentidos ao mundo, às temporalidades que nos atravessam e aos espaços que nos inserimos.

Voltemos à Júlio Verne, mais especificamente à moça indiana por ter recebido uma educação inglesa, rendeu-lhe bônus e ônus de ser percebida enquanto europeia, tanto por seus pares quanto para os outros. Através da educação tanto no exemplo da moça indiana da obra de Verne, quanto nos diversos contextos das historicidades analisadas pelas autoras e pelos autores que integram o presente Dossiê, é um dos principais veículos de processos de hibridização cultural e a (re)configuração de referenciais identitários que demarcam as posições e lugares sociais dos sujeitos e contribuem para reverberar a percepção de si, bem como a percepção do Outro.

A Educação, muito além de um elemento capaz de demarcar socialmente e culturalmente um sujeito, é um aspecto histórico-cultural, se modificada no tempo e no espaço. Por isto datada histórica e socialmente.

A recente compreensão da Educação enquanto um direito básico do ser humano, conforme o destaque dado pela Declaração Universal dos Direitos Humanos (1948), de sua necessidade para que os sujeitos compreendam os direitos inalienáveis e universais que todos possuem, ou, mesmo o realce feito pelo Artigo 6 da Constituição Brasileira (1988) que a estabelece enquanto um direito social garantido a todo brasileiro. Não é direito consolidado nem mesmo tornou-se acessível em todas as sociedades mundiais contemporâneas.

Deve-se frisar que o direito à educação, aliás, a conquista deste, conforme Pinsky (2013), não se refere somente a um direito inalienável ou básico da humanidade, mas também está atrelado diretamente a ideia e concepção de ser “cidadão”, posto que é necessário para os sujeitos possam exercer sua cidadania. Deste modo, para o autor, sem os direitos sociais e nestes inclui-se a educação, não é possível o exercício pleno da cidadania, tendo em vista que “[…] exercer a cidadania plena é ter direitos civis, políticos e sociais” (PINSKY, 2013, p. 10).

No tempo presente tem-se a Educação enquanto integrante do rol de direitos legalmente garantidos, ainda que teoricamente, a todas as pessoas. Em função das lutas e embates feitos por grupos sociais (muitas vezes marginalizados) que buscavam ampliar (embora a maioria de suas disputas fossem para igualar) os direitos frente aos demais, dentre estes, o acesso, ampliação e melhoria da educação, haja visto que em séculos anteriores “[…] houve forte resistências contra o início de uma educação universal” (COGGIOLA, 2013, p. 311).

Ao refletirmos historicamente sobre a constituição da Educação enquanto veículo de (trans)formação e manutenção sociocultural, a partir da importância do direito à educação e da conquista deste teve para a emancipação feminina na sociedade ocidental nos últimos séculos, por exemplo. Podemos mensurar infimamente as repercussões no campo da historiografia quando analisadas e compreendidas as transformações das sociedades em determinado contexto histórico a partir dos componentes e elementos educacionais.

Relembramos ainda que se avolumam as discussões sob viés educacional, e, consequentemente as produções sobre a História da Educação, estas produções estão concentradas e são divulgadas por profissionais seja na área da História (historiadores de ofício) seja da área da Educação (possuem formação de base na área da Educação, ou outras licenciaturas que não História), os quais se organizam em eventos científicos e produções acadêmico-científicas a partir dos GT (Grupos de Trabalho) de História da Educação consolidados, no cenário nacional e internacional.

No último Simpósio da ANPUH (2019), ocorrido em Recife, o GT de História da Educação obteve o maior número de trabalhos inscritos em todo o evento, sendo o único com apresentações de trabalhos em todos os cinco (05) dias do evento. A SBHE – Sociedade Brasileira de História da Educação – (historiadores de ofício ou historiadores de exercício) congrega profissionais das mais diferentes áreas de formação que atuam, a cada nova edição amplia seu destaque em âmbito nacional e internacional.

Publicar DOSSIÊ com TEMÁTICA de HISTÓRIA DA EDUCAÇÃO, especificamente neste ano de 2020, marcado por inúmeros questionamentos (por vezes demais insensatos) sobre a importância do FAZER EDUCAÇÃO e sobre as ações dos SUJEITOS DA & NA EDUCAÇÃO, a contribuição e importância reside precisamente em apontar direções e conexões entre passado e tempo presente, conforme enfatiza Walter Benjamin em suas Teses sobre o Conceito da História (1940):

[…] O anjo da história deve ter esse aspecto. Seu rosto está dirigido para o passado. Onde nós vemos uma cadeia de acontecimentos, ele vê uma catástrofe única, que acumula incansavelmente ruína sobre ruína e as dispersa a nossos pés. Ele gostaria de deter-se para acordar os mortos e juntar os fragmentos. Mas uma tempestade sopra do paraíso e prende-se em suas asas com tanta força que ele não pode mais fechá-las. Essa tempestade o impele irresistivelmente para o futuro, ao qual ele vira as costas, enquanto o amontoado de ruínas cresce até o céu. Essa tempestade é o que chamamos progresso.

[…] O dom de despertar no passado as centelhas da esperança é privilégio exclusivo do historiador convencido de que também os mortos não estarão em segurança se o inimigo vencer. E esse inimigo não tem cessado de vencer.

Enquanto organizadores, nos últimos meses, tivemos o privilégio de dialogar, debater e aprimorar ideias e conhecimentos na área da historiografia da educação com pesquisadores das mais diferentes instituições do país, conhecemos suas produções, inovações e contribuições que ampliam e diversificam o conhecimento sobre a História da Educação Brasileira.

Diferentes pesquisadores – portadores das mais diversas formações – idênticos em um fator são profissionais dedicados e exímios produtores de saber e conhecimentos sobre: HISTÓRIA DA EDUCAÇÃO. Estes profissionais cordialmente concordaram em integrar o volume I do DOSSIÊ da Vozes, Pretérito e Devir: Revista de História da UESPI (2020).

Ressaltamos, então, a importância do artigo “A educação da mulher”: o manual de história de educação feminina de Afrânio Peixoto (1936) de autoria de Roberlayne de Oliveira Borges Roballo e Alexandra Padilha Bueno que se propõe a refletir sobre o projeto de educação feminina de Afrânio Peixoto e o ideal de mulher moderna na primeira metade do século XX.

Deste modo, é preciso destacar a relevância que estas questões, tão pertinentes no decorrer dos últimos séculos, principalmente para a história da educação, não apenas ainda provocam questionamentos e inquietações, mas são necessárias considerando as sociedades em que vivemos e suas perspectivas no que se refere aos homens e mulheres e os espaços destinados a cada um.

Se na contemporaneidade questiona-se cada vez mais os espaços destinados a homens e mulheres ao refletirmos sobre as instituições escolares e a história da formação de professores, o olhar acerca de quem poderia frequentá-las, o que deveria ser estudado e quem deveria exercer a docência transformou-se diversas vezes ao longo dos distintos recortes temporais que atravessaram os sujeitos e estes espaços.

Este processo, por sua vez, não ocorreu isentos de críticas e a “feminização” da docência “[…] era alvo de discussões, disputas e polêmicas. Para alguns parecia uma completa insensatez entregar às mulheres usualmente despreparadas, portadoras de cérebros „pouco desenvolvidos‟ pelo seu „desuso‟ a educação das crianças” (LOURO, 2004, p. 376).

Do mesmo modo houve posicionamentos favoráveis a ocupação das mulheres na atividade docente, ainda que viessem acompanhados de uma naturalização dos papeis sociais destinados a homens e mulheres, na medida em que afirmavam que estas possuíam por questões naturais mais capacidade e habilidade para lidar com crianças e, assim, o mais apropriado seria que fossem responsáveis por ensiná-los. A docência, neste ponto, tornar-se-ia um prolongamento da maternidade, destino natural de toda mulher na perspectiva destes sujeitos (LOURO, 2004).

Deste modo, evidenciamos a importância dos artigos “O legado das professoras leigas no ensino rural no Piauí 1960-1980” escrito por Jéssika Maria Lima; “Professor primário no Ceará provincial: formação e profissão docente” de autoria de Adriana Madja dos Santos Feitosa e Diana Nara da Silva Oliveira; “Hortênsia de Hollanda e a circularidade metodológica aplicada à educação em saúde” produzido por Dulce Dirclair Huf Bais, que discutem questões pertinentes à história da formação de professores em espaços e temporalidades distintas no Brasil.

O primeiro trata especificamente sobre a atuação de professoras leigas no interior do Piauí, enfatizando os problemas sociais existentes na segunda metade do século XX no município de Alto Longá (PI), as políticas públicas destinadas para tentar sanar o problema e o papel destas professoras, que não possuíam uma formação específica para a docência, frente a isto.

Enquanto o segundo, por sua vez, discorre sobre a formação de professores na segunda metade do século XIX na província do Ceará, tendo por objetivo compreender as transformações que se fizeram presente no desenvolvimento do mestre-escola e as repercussões na formação de um novo ideal de docente para o ensino primário.

O último trata acerca da produção de Hortênsia Hurpia de Hollanda relacionada à educação em saúde e à disciplina Programas de Saúde, analisando a obra produzida por esta, através da parceria entre o Ministério da Educação e Cultura e o Ministério da Saúde, para docentes e discentes no ensino primário.

Assim, os três artigos destacados discutem e analisam questões distintas no tocante à História da Formação de Professores, seja o caso de professoras que se tornavam docentes durante o exercício do ofício, e, sem formação institucional ou formal, caso das professoras leigas no interior do Piauí, ou mesmo nas transformações da formação docente para o ensino do primeiro grau no Ceará provincial, bem como a análise da produção de materiais e ensino interdisciplinares entre a educação e a saúde e suas repercussões no ensino primário.

Da mesma forma que a formação de professores teve percursos plurais reconfigurando-se de acordo com o tempo, o espaço e as experiências dos sujeitos, as instituições escolares, especialmente no Brasil, também tiveram singularidades e tornaram objetos de estudo relevantes no âmbito da História da Educação.

As primeiras instituições escolares a surgir no território que veio a se tornar o Brasil foram os colégios dos jesuítas. Ao tempo que a Companhia de Jesus se instalava e consolidava o seu escopo de atuação na América Portuguesa, especialmente na missão de evangelização, foram fundando diversos colégios em várias partes do império luso-americano (CALAINHO, 2005).

A educação ofertada neste momento pela Companhia de Jesus e os colégios fundados por estes tinha dois focos distintos: a instrução das elites e a catequização dos povos nativo-americanos, tendo um currículo diferenciado para ambos, excluindo-se outros grupos sociais, privilegiando “[…] uma educação voltada para a formação da elite dirigente” (RIBEIRO, 1993, p. 16).

A partir da segunda metade do século XVIII, com a Reforma Pombalina, mas especialmente no decorrer do século XIX, o cenário das instituições escolares transformou-se na América Portuguesa, e, posteriormente, no Brasil Imperial.

De acordo com Schwarcz (2005) no início do período oitocentista com a vinda da Família Real Portuguesa para o Brasil (1808), tem-se o surgimento das primeiras escolas cirúrgicas no Rio de Janeiro e Bahia que, nas décadas seguintes, tornam-se as primeiras faculdades de medicina do Brasil. De modo análogo é no período oitocentista que são fundadas as primeiras faculdades de Direito no Brasil e que se assiste a fundação das Escolas Normais e dos Liceus, responsáveis pelo ensino secundário. Assim,

[…] após a Independência, em 1824, é outorgada a primeira Constituição brasileira, que em seu art. 179, inciso XXXII previa a “instrução primária gratuita a todos os cidadãos”, embora na prática não tenha se concretizado totalmente. Em relação à educação secundária, esta Constituição não demonstrou nenhum compromisso, continuando assim, as aulas avulsas (BANDEIRA, 2007, p. 52).

Segundo Bandeira (2007), então, a criação de Liceus torna-se uma ação empregada por alguns Presidentes de Província que tinham por objetivo reduzir a precariedade do ensino público nestas localidades. Não obstante isto, a autora também destaca a existência de instituições escolares particulares em algumas regiões, bem como a criação do Colégio Pedro II (1837) por parte do governo imperial para servir de modelo e parâmetro às instituições de ensino secundário nas demais províncias.

No século XX, por sua vez, estas instituições continuam a transformar-se, bem como a própria política do Estado quanto ao ensino em suas diferentes modalidades. É neste contexto novecentista que assistimos o surgimento das primeiras universidades no país (FÁVERO, 2006), bem como de agências governamentais de fomento à educação e a pesquisa, como a Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior (CAPES).

Deste modo, sobre questões referentes à instituições escolares versam os artigos “As primeiras instituições escolares e a expansão urbana no Itararé” de autoria de Cláudia Cristina da Silva Fontineles e Mariane Vieira da Silva; “A consolidação da pesquisa como política educacional: a atuação da Capes entre as décadas de 1960-90” escrito por José Antônio Gabriel Neto e Luís Távora Furtado Ribeiro (UFC); “Gênese histórica da educação social: da relação com a pobreza” de Maria Escolástica de Moura Santos.

Assim, a pesquisa realizada por Cláudia Cristina da Silva Fontineles e Mariane Vieira da Silva busca compreender os impactos que as primeiras escolas surgidas no bairro Itararé em Teresina (PI) no final dos anos 1970 tiveram em seu desenvolvimento urbano, bem como na formação escolar dos primeiros moradores. José Antônio Gabriel Neto e Luís Távora Furtado Ribeiro, por sua vez, contemplam este dossiê analisando a atuação da CAPES na expansão da pós-graduação brasileira entre os anos de 1960 e 1990. Por fim, Maria Escolástica de Moura Santos, propõe analisar o surgimento da Educação Social enfatizando questões relativas à pobreza, inclusão e exclusão de sujeitos marginalizados.

Já em relação à História da educação do ensino primário e do ensino secundário o dossiê em questão é contemplado pelos artigos “Ordenar o local para compor o todo: a instrução primária enquanto parte do projeto de nacionalização e disciplinarização da sociedade oitocentista, Bahia séc. XIX” escrito por Antonio Barbosa Lisboa; “Histórias da Educação da Infância Rural Piauiense nos Tempos da Palmatória (1930-1960)” assinado por Roberto Kennedy Gomes Franco; “Das aulas régias ao ensino médio: História da constituição à consolidação do ensino secundário piauiense (século XIX ao século XXI)” de autoria de Marcoelis Pessoa de Carvalho Moura e Maria da Glória Carvalho Moura; “A expansão do Ensino Secundário no Piauí: Uma escola propedêutica ou para o trabalho?” de Romildo de Castro Araújo.

Com relação ao ensino primário a pesquisa realizada por Antonio Barbosa Lisboa busca compreender a instrução primária enquanto uma estratégia de disciplinarização empregada pela província da Bahia no século XIX, especificamente das elites perante os grupos menos abastados. O artigo de Roberto Kennedy Gomes Franco, por sua vez, tem como enfoque a transformação do ensino primário no interior do Piauí entre os anos de 1930 e 1960, especificamente na região de Esperantina (PI).

Quanto ao ensino secundário a produção de Marcoelis Pessoa de Carvalho Moura e Maria da Glória Carvalho Moura propõe a construção de uma narrativa que verse sobre a trajetória histórica do ensino secundário no Piauí do século XIX ao XXI, discorrendo sobre o liceu, a expansão do ensino secundário no século XX a partir de iniciativas privadas até a expansão do ensino público no século XXI consolidando-o enquanto um direito social. O texto de Romildo de Castro Araújo, por sua vez, possuindo um foco mais específico, analisa especificamente a expansão deste ensino entre os anos de 1940 e 1960 no Piauí e a dicotomia entre uma escola voltada para o ingresso no ensino superior e outra para o mercado de trabalho.

Percebe-se, então, a pluralidade de possibilidades que se descortinam no horizonte das produções e pesquisas em História da Educação, seja a partir das temáticas de gênero, especificamente questões voltadas para o feminino, debruçando-se sobre as análises das instituições escolares, ou, escrutinando sobre níveis específicos de ensino, tal como as discussões sobre a história do ensino secundário e primário, ou, ainda sobre o próprio ofício docente ao abordar a história da formação de professores.

No entanto, é preciso destacar que o trabalho do historiador não se configura é um mero trabalho imaginativo, não se trata de uma criação que nasce sem um referencial teórico ou fontes históricas. Para a escrita da História há elementos fundamentais e imprescindíveis, necessário para a produção da narrativa: as fontes históricas.

Deste modo, no contexto da historiografia contemporânea entendemos fontes históricas, basicamente, enquanto qualquer vestígio ou elemento produzido pelos seres humanos ao longo das diferentes temporalidades e espacialidades, isto é, compreendemos que no paradigma atual a História passou a se preocupar, analisar e estudar toda ação humana (BURKE, 1992). Assim, o interesse pela História da Educação

[…] passou pela discussão a respeito de fontes escritas, sonoras, iconográficas, pictóricas, audiovisuais, arquitetônicas, mobiliárias, dentre outras consideradas peças essenciais para se esclarecer as circunstâncias concretas dos fenômenos ocorridos em determinadas épocas e sociedades (MELO, 2010, p. 13).

A discussão sobre fontes históricas para a produção da História da Educação se faz presente neste dossiê a partir de dois artigos responsáveis por encerrar este primeiro volume. “Possibilidades para uma História da Educação pelos arquivos da EEM Mons. José Augusto da Silva – Camocim-CE (1976-2020)” escrito por Anandrey Cunha e “A presença de periódicos pedagógicos nas pesquisas de História da educação matemática” de autoria de Jonathan Machado Domingues e Janine Marques da Costa Gregorio.

Por conseguinte, o artigo de Anandrey Cunha teve por objetivo refletir sobre os acervos escolares enquanto fontes para as pesquisas em História da Educação utilizando para tanto os arquivos da Escola Monsenhor José Augusto da Silva localizada em Camocim (CE). No caso de Jonathan Machado Domingues e Janine Marques da Costa, estes propõem-se a fazer uma reflexão sobre a História da educação matemática a partir de periódicos pedagógicos disponíveis em repositório de conteúdo digital da Universidade Federal de Santa Catarina.

Percebemos quão ampla, diversificada e plural a História da Educação pode ser, cabendo ao historiador as reflexões teóricas e metodológicos adequadas, além de atender às especificidades das temáticas e os objetos de estudos na elaboração do processo de reflexão e produção de pesquisas e narrativas historiográficas sobre os diferentes contextos educacionais que atravessaram os sujeitos ao longo do tempo e do espaço.

Os trabalhos reunidos neste Dossiê buscam iluminar estas questões dentro do campo da História da Educação, indicando, ainda, novas possibilidades para ampliação de conhecimentos e discussões.

Convidamos, então, todos e todas para a apreciação e leitura deste volume que ora apresentamos.

Referências

ARAÚJO, Emanuel. A arte da sedução: sexualidade feminina na colônia. In: DEL PRIORE, Mary (Org.). História das mulheres no Brasil. 7. ed. São Paulo: Contexto, 2004. p. 371 – 403.

BENJAMIN, Walter. Teses sobre o conceito da história, (1940). Tradução de Sérgio Paulo Rouanet. In Walter Benjamin – Obras escolhidas. Vol. 1. Magia e técnica, arte e política – Ensaios sobre literatura e história da cultura. Prefácio de Jeanne Marie Gagnebin. São Paulo: Brasiliense, 1987, p. 222-232.

Disponível: https://edisciplinas.usp.br/pluginfile.php/3957253/mod_resource/content/1/Teses%20sobre%20o%20conceito%20de%20hist%C3%B3ria%20%281%29.pdf

BOURDIEU, Pierre. A dominação masculina. 2. ed. Rio de Janeiro: Bertrand Brasil, 2002.

BRASIL, Constituição (1988). Constituição da República Federativa do Brasil. Brasília, DF: Senado Federal: Centro Gráfico, 1988.

BURKE, Peter (Org.). A Escrita da História: novas perspectivas. São Paulo: UNESP, 1992.

CALAINHO, Daniela Buono. Jesuítas e Medicina no Brasil Colonial. Tempo, Niterói, v. 10, n. 19, p. 61-75, dez. 2005.

COGGIOLA, Osvaldo. Cidadania política: autodeterminação nacional. PINSKY, Jaime; PINSKY, Carla Bassanezi (Org.). História da Cidadania. 6. ed. São Paulo: Contexto, 2013. p. 307 – 335.

FÁVERO, Maria de Lourdes de Albuquerque. A Universidade no Brasil: das origens à Reforma Universitária de 1968. Educar, Curitiba, n. 28, p. 17-36, 2006.

FONSECA, Selva Guimarães; COUTO, Regina Célia do. A formação de professores de História no Brasil: perspectivas desafiadoras do nosso tempo. In: ZAMBONI, Ernesta; FONSECA, Selva Guimarães. Espaços de Formação do Professor de História. Campinas: Papirus, 2008. p.101-130.

FOUCAULT, Michel. Microfísica do poder. Rio de Janeiro: Edições Graal, 1979.

HALL, Stuart. A identidade cultural na pós-modernidade. 11. ed. Rio de Janeiro: DP&A, 2006.

LOURO, Guacira Lopes. Mulheres na sala de aula. In: DEL PRIORE, Mary (Org.). História das mulheres no Brasil. 7. ed. São Paulo: Contexto, 2004. p. 371 – 403.

MELO, Joaquim José Pereira. Fontes e Métodos: sua importância na descoberta das heranças educacionais. In: COSTA, Célio Juvenal; MELO, Joaquim José Pereira; FABIANO, Luiz Hermenegildo (Org.). Fontes e métodos em história da educação. Dourados: UFGD, 2010.

PINSKY, Carla Bassanezi; PEDRO, Joana Maria. Mulheres: igualdade e especificidade. PINSKY, Jaime; PINSKY, Carla Bassanezi (Org.). História da Cidadania. 6. ed. São Paulo: Contexto, 2013. p. 259 – 306.

PINSKY, Jaime. Introdução. In: PINSKY, Jaime; PINSKY, Carla Bassanezi (Org.). História da Cidadania. 6. ed. São Paulo: Contexto, 2013. p. 8-12.

RIBEIRO, Paulo Rennes Marçal. História da educação escolar no Brasil: notas para uma reflexão. Paidéia, Ribeirão Preto, n. 4, p. 15-30, fev./jul. 1993.

SCHWARCZ, Lilia Moritz. As faculdades de medicina ou como sanar um país doente. In: ______. O Espetáculo das Raças: cientistas, instituições e questões raciais no Brasil – 1870-1930. São Paulo: Companhia das Letras, 2005. p. 189-238.

SILVA, Tomaz Tadeu da. A produção social da identidade e da diferença. In: ______. (Org.). Identidade e diferença: a perspectiva dos estudos culturais. 15. ed. Petrópolis: Vozes, 2014. p.7-72.

VASCONCELOS, Maria Inêz Bandeira de. Liceu Piauiense (1845-1970): desvendando aspectos de sua história e memória. 2007. 160 f. Dissertação (Mestrado em Educação) – Programa de Pós-graduação em Educação, Universidade Federal do Piauí, Teresina, 2007.

VERNE, Júlio. A volta ao mundo em 80 dias. Tradução de Teotônio Simões. Versão para e-book: ebooksBrasil.com, 2006. Disponível em http://www3.universia.com.br/conteudo/literatura/A_volta_ao_mundo_em_80_dias_de_julio_verne.pdf. Acesso em: 5 dez. 2020.

WOODWARD, Kathryn. Identidade e diferença: uma introdução teórica e conceitual. In: SILVA, Tomaz Tadeu da (org.). Identidade e diferença: a perspectiva dos estudos culturais. 15. ed. Petrópolis: Vozes, 2014. p.7-72.

Samara Mendes Araújo Silva

Alcebíades Costa Filho

Marcus Pierre de Carvalho Baptista


SILVA, Samara Mendes Araújo; COSTA FILHO, Alcebíades; BAPTISTA, Marcus Pierre de Carvalho. Apresentação. Vozes, Pretérito & Devir. Teresina, v.12, n.1, p.3-12, 2021. Acessar publicação original [IF].

Acessar dossiê

Clio – Revista de Pesquisa Histórica. Recife, v. 39, n. 1, jan./jun, 2021. (S)

Dossiê: Política e sociedade no Brasil oitocentista: história e historiografia – Parte 2

Apresentação

  • Apresentação | Suzana Cavani Rosas, Cristiano Luís Christilino, Maria Sarita Cristina Mota | PDF | 01-05

Dossiê

Artigos Livres

Resenhas

História da saúde e das doenças: objetos fontes, e metodologias | Contraponto | 2021

Um prolífico encontro entre a história, a saúde e as doenças

O presente número da revista Contraponto, vinculada ao Programa de Pós-Graduação em História do Brasil e ao Departamento de História da Universidade Federal do Piauí- UFPI, congregou sob o dossiê intitulado História da Saúde e das Doenças: objetos, fontes e metodologias, uma diversidade de textos que apresentam a fertilidade do campo em destaque. As produções consistem em uma entrevista, trinta e três artigos e duas resenhas de livros, logo, trata-se de um contingente considerável de produções acadêmicas elaboradas por pesquisadoras e pesquisadores nacionais, inclusive piauienses, mas também estrangeiros. Além da finalidade aparentementemente explícita que os periódicos possuem de reunir produções de âmbito acadêmico, a intenção do dossiê a partir da temática ampla foi demarcar a diversidade de perspectivas de trabalho que atestam a vitalidade do campo de história da saúde e das doenças. Em decorrência disso, optou-se por realizar a proposição de um dossiê que pudesse agregar produções que ressaltassem as amplitudes temáticas, espacialidades e temporalidades por meio da apresentação de temas, perspectivas e métodos recorrentes nas produções acadêmicas.

É pertinente atentar para o fato de que as produções acadêmicas em história da saúde e das doenças adquiriram uma dimensão notável no cenário pandêmico da Covid-19 no Brasil, em que pese o superdimensionamento da maior praticidade conferida pelas atividades remotas, o que acabou contribuindo para a intensificação dos diálogos entre os pesquisadores das mais variadas regiões. A profusão dos trabalhos pode ser verificada por meio de aspectos como a realização de eventos como congressos e simpósios, lives e podcasts nas redes sociais, dossiês propostos em periódicos científicos, publicações de livros no formato impresso, mas, sobretudo, em e-book, além da intensificação de propostas de novas pesquisas em cursos de mestrado e doutorado. De fato, a pandemia adquiriu centralidade a partir das intensas alterações no cotidiano das populações, sejam aquelas restritas a localidades ruralizadas ou, ainda, às áreas urbanas cosmopolitas.1 Leia Mais

“Manter sadia a criança sã”: as políticas públicas de saúde materno-infantil no Piauí de 1930 a 1945b| Joseanne Zingleara Soares Marinho

Joseanne Zingleara Soares Marinho é uma das mais notáveis historiadoras da historiografia piauiense recente. Realiza pesquisas em História da Saúde, das Doenças e das Ciências, Políticas Públicas, Gênero, História das Mulheres, Ensino de História e História da Educação. É professora Adjunta do Departamento de História da Universidade Estadual do Piauí (UESPI) – Campus Poeta Torquato Neto, em Teresina – Piauí. É Professora Permanente do Mestrado Profissional em Ensino de História (ProfHistória) UESPI/UFRJ. É uma das líderes do Grupo de Pesquisa em História das Ciências e da Saúde no Piauí (SANA), vinculado à Universidade Estadual do Piauí – UESPI e à Universidade Federal do Piauí – UFPI, cujas ações têm contribuído para o desenvolvimento de pesquisas e para a sistematização da História da Saúde e das Doenças no Piauí. Dentre uma vasta produção de pesquisas da autora, uma obra que ganha muita projeção é “Manter sadia a criança sã”: as políticas públicas de saúde materno-infantil no Piauí de 1930 a 1945. O livro foi publicado no ano de 2018 pela Paco Editorial, trata-se do resultado da sua tese de Doutorado, realizado no Programa de Pós-Graduação em História, da Universidade Federal do Paraná – UFPR. A relevância da obra e a sua importância podem ser notadas pela produção do Prefácio, da Apresentação, da orelha do livro e da contracapa, todos produzidos por historiadores renomados como Ana Paula Vosne Martins, Maria Martha de Luna Freire, Pedro Pio Fontineles Filho e Antônia Valtéria Melo Alvarenga. Leia Mais

O Poder em Tempos de Peste (Portugal – séculos XIV/XVI) | Mário Jorge Motta Bastos

O professor Mário Jorge da Motta Bastos tem atuado no estudo da doença (a peste1), tema que o move desde sua graduação no ano de 1989 até o termino de seu doutorado e também hoje como professor associado II na Universidade Federal Fluminense onde atua desde 1992. Em seus estudos juntamente com seus alunos nos laboratórios de pesquisa que integra, procurou desenvolver conhecimentos sobre a sociedade do medievo, principalmente nas sociedades ibéricas, acerca dos impactos das levas epidêmicas tiveram sobre as populações, seu imaginário e as produções artísticas sobre o tema, e sobre a atuação do poder monárquico junto aos súditos a fim de deter as epidemias, seus efeitos danosos ao corpo social e como meio e desculpa para acelerar o processo de unificação do poder na figura do suserano. Todos estes estudos resultaram em dois livros sendo o primeiro e nosso objeto de estudo O Poder em Tempos de Peste (Portugal – séculos XIV/XVI)2 de 2009. O volume começa com o prefácio do celebre historiador marxista Ciro Flamarion Cardoso cujo autor fora aluno e que faz questão de ressaltar que apesar de focar massivamente na questão do discurso régio – construído para legitimação das ações de combate ao contágio e a sucessivas investidas de centralização do poder sob a figura real- o professor Mário não agiria à maneira dos pós-modernos que creem ser o discurso que constitui a realidade e não o contrário. Que buscaria “… estabelecer nexos.” “… entre a perspectiva cristã relativa à doença e à peste em particular…”. O prefaciador ressalta também que não se detendo somente no discurso, mas que estariam embasados em dados estatísticos e demográficos demonstrando a articulação entre o discurso e a materialidade a que ele representa. Leia Mais

O futuro do passado: Desafios para o Ensino da História nas escolas numa perspectiva global | Revista Transversos | 2021

Desde o final do século XIX, as «revoluções» historiográficas multiplicam-se. Convicções que se estabeleceram a seu tempo como consensos epistemológicos e metodológicos sobre as práticas de investigação neste domínio são substituídas por outras, também aparentemente eternas. Mais recentemente, a reflexão dos historiadores centrou-se mais nos recursos narrativos da escrita da história e nos esforços de descompartimentar, de desconstruir e de problematizar documentos, disciplinas e identidades, mas também sobre a pluralidade das áreas e escalas espaço-temporais a partir das quais se colocam os problemas de investigação. Estas mudanças, tal como as contínuas, são relativas e ocorrem num contexto cultural, econômico, político e social que afeta também o mundo da educação.

Neste contexto, quais desafios se colocam ao ensino escolar da história? Como aproveitar a situação para aumentar a motivação dos alunos, na classe de história, para os tornar mais intelectualmente autônomos e curiosos, para desenvolver o seu pensamento crítico, a sua conscientização? Leia Mais

História da Mídia e Saúde (Parte 2) | Revista Brasileira de História da Mídia | 2021

No primeiro semestre de 2021, continuamos enfrentando a maior crise sanitária que o Brasil já teve. Foram cerca de 500 mil vidas perdidas e o processo de imunização da população brasileira continua lento. Mesmo assim, temos esperança de que todos possam ter acesso à vacina. Diante de situação tão grave, a Revista Brasileira de História da Mídia (RBHM) se solidariza com as famílias que perderam entes queridos, alguns dos quais familiares dos pesquisadores do campo da Comunicação.

A edição compartilha dessa dor coletiva e publica a segunda parte do dossiê “História da Mídia e Saúde”, contendo abordagens a respeito da doença e suas reverberações no campo social e cultural. São artigos contendo estudos que indicam a pluralidade de pesquisas que se relacionam à temática da saúde no tempo e em variados espaços. Leia Mais

História e literatura: abordagens interdisciplinares | Fabrício Antônio Antunes Soares e Ricardo Oliveira da Silva

O século XIX é fundamental para entender de que maneira a história se consolidou como ciência2, pois foi nesse período que o historiador passou a ser considerado um cientista, e, como consequência, foi nesse momento que a questão metodológica passou a ser uma preocupação. Dessa forma, o discurso do historiador deveria afastar-se do fictício e aproximar-se do real. Fabricio A. A. Soares discorre sobre isso:

A imaginação, ao longo do século XIX até meados do século XX, foi colocada no campo do irreal e, por decorrência das posições científicas da época, habitou ou tentou que ela habitasse apenas o campo da literatura. A “nova” ciência da história, então, passou a ser contraposta à imaginação, e seu corolário, a literatura, passou a ser tomado como representação do imaginável enquanto que a historiografia veio a ser interpretada como representação do real (SOARES, 2019, p. 25-26). Leia Mais

Cem anos de Paulo Freire: cultura material, educação e liberdade | Revista Arqueologia Pública | 2021

No ano do centenário do educador Paulo Freire convidamos a todos arqueólogos e especialistas nas temáticas do patrimônio, memória e educação a colaborar com a construção de reflexões sobre as relações entre a Educação e Cultura Material, promovidas em ambientes escolares ou não, como práticas de liberdade. Paulo Freire foi recebido como subversivo por alguns setores da sociedade ao longo de toda sua vida como educador e, ainda nos dias de hoje, é rejeitado por determinados campos de poder. O que em sua obra e em nossas práticas pode tornar a educação tão perigosa? Qual o potencial de uma educação partilhada atrelada à cultura material? A educação como prática da liberdade seria capaz de romper a existência do “homem simples esmagado, diminuído e acomodado (…) tragicamente assustado, temendo a convivência autêntica e até duvidando de sua possibilidade” (Freire, 1967: 44)? Seria capaz de desnudar a sociedade como meio para desvendá-la e permitir uma compreensão ativa e atuante sobre os contextos políticos e históricos no qual nos inserimos (Freire, 1986: 15/17)? A educação como prática da liberdade mantém-se como um tema atual e urgente.

Finalizando o dossiê, podemos abertamente afirmar que a proposta temática foi bem recebida pelos arqueólogos, educadores, historiadores, gestores públicos, entre outros especialistas no campo da memória, patrimônio e cultura material. No total, foram aprovados doze textos, entre artigos, entrevista e uma tradução inédita de uma entrevista dada por Paulo Freire, em Geneva, no ano de 1970. Em comum, os textos trazem como eixo central a reflexão ativa sobre cultura material, educação e liberdade. A temática é provocadora, e, claro, serve como uma plataforma para a construção de novos diálogos e práticas de ação. Nessa edição, portanto, você encontrará a seguinte estrutura: Leia Mais

Giotto e os oradores: as observações dos humanistas italianos sobre pintura e a descoberta da composição pictórica (1350- 1450) | Michael Baxandall

Dos materiais de que o historiador dispõe para realizar uma pesquisa no universo do dito “Renascimento”, não se pode deixar de levar em conta a quantidade massiva dos discursos, sejam eles verbais ou visuais, cujos usos e consumo atendiam a critérios que hoje desconhecemos. Um indício dessas diferentes correspondências é a evidência com que, hoje, os pintores e autores do período sejam considerados gênios criativos e originais, termos impensáveis nas práticas em que se inseriam ao menos até o século XVIII. Em seu lugar havia técnicas retóricas e dispositivos artísticos muito regrados que então regiam a produção dos discursos. Nessa perspectiva, as artes da escrita e da pintura estavam amparadas na tópica horaciana do ut pictura poesis, que propunha uma relação de homologia dos procedimentos retóricos ordenadores de decoro e conveniência em relação às partes internas do discurso.

É considerando as relações entre as artes e as práticas letradas que o livro Giotto e os oradores estabelece um problema de fundo que envolve as relações de homologia estabelecidas historicamente entre a pintura e a escrita nos séculos XIV e XV. Por mais que tenha sido publicado em 1971, o livro do historiador da arte Michael Baxandall, por meio de uma escrita clara e ao mesmo tempo aguda, apresenta argumentos que mantêm rendimento, capazes de mobilizar o entendimento e, em consequência, o estudo de tais assuntos. Uma prova disso é a sua recente tradução para o português. Leia Mais

Dictionnaire des concepts nomades en Sciences Humaines | Olivier Christin

Quisiéramos presentar de manera breve los que consideramos los aspectos más significativos de una obra que nos parece de gran importancia por su enfoque y por su concepción, y que creemos puede contener, además, indicaciones muy pertinentes para la práctica del análisis histórico y de las ciencias sociales —Sociología, Antropología y Ciencia Política de manera básica—, lo mismo que para ampliar el diálogo racional entre practicantes de esas disciplinas, y que por su enfoque puede significar un aporte en el proceso de formación académica universitaria en estos campos.

Los dos volúmenes de este Dictionnaire des concepts nomades1 que presentamos suman algo más de cuarenta entradas, cada una con su respectivo autor y una bibliografía final, de cerca de noventa páginas, de gran utilidad. El libro ha sido preparado sin improvisación ni premura, cuenta con una edición digna y se encuentra lejos de presentarse como “El” diccionario, por fuera del cual no habría salvación, sin que deje de ser la expresión de un preciso punto de vista. Leia Mais

Arqueologia, Patrimônio e Gênero: provocações feministas | Revista Arqueologia Pública | 2021

O contexto atual tem sido marcado por retrocessos nas políticas públicas voltadas ao setor educacional, cultural e patrimonial, por manifestações reacionárias frente aos debates sobre identidades de gênero e diversidade sexual e pelo escancaramento do racismo que caracteriza, historicamente, a sociedade brasileira e tantas outras. Tal conjuntura traz, portanto, desafios específicos para pesquisadoras/es e profissionais do campo da Arqueologia e do Patrimônio. Não por acaso, exemplos mundo afora têm evidenciado tensões e descontentamentos vinculados a essas áreas. Insurgências contra monumentos masculinistas e que representam figuras responsáveis pela colonização e escravização de povos indígenas e africanos têm provocado debates acerca da retirada dos mesmos, evidenciando a luta pelo patrimônio e pelo direito à memória.

Este número da Revista de Arqueologia Pública reúne reflexões que, de diferentes formas, demonstram o papel da crítica feminista e dos debates em torno da historicidade das identidades de gênero no campo da Arqueologia, do patrimônio cultural e da memória, bem como refletem a multiplicação de abordagens, inspiradas sobretudo pelas discussões feitas por feministas negras, lésbicas e trans, em diálogo com os marxismos, os estudos culturais, pós-coloniais e decoloniais. Em decorrência disso, variáveis como raça, classe, sexualidade, geração, dentre outras, aparecem como eixos incontornáveis, analisados de forma interseccional ao gênero. Leia Mais

Revista Transversos. Rio de Janeiro, n.23, 2021.

O FUTURO DO PASSADO: DESAFIOS PARA O ENSINO DA HISTÓRIA NAS ESCOLAS NUMA PERSPECTIVA GLOBAL

EXPEDIENTE

  • Expediente
  • Revista Transversos
  • PDF

APRESENTAÇÃO

  • O futuro do passado: desafios para o ensino da história na escola numa perspectiva global.
  • Guilherme Moerbeck, Marc-André Éthier, David Lefrançois
  • PDF PDF (FRANÇAIS (CANADA))

ENTREVISTA

  • Os desafios da educação para a cidadania e do ensino da História na escola: uma entrevista com François Audigier
  • Guilherme Moerbeck, Marc-André Éthier
  • PDF PDF (FRANÇAIS (CANADA))

DOSSIÊ

ARTIGOS LIVRES

Historia y Sociedad. Medelín, n.40, enero-junio, 2021.

Tecnologías y Modernidad. Artefactos tecnológicos, apropiaciones y relaciones sociales, siglos XIX-XXI

Editorial

Dossier

Tema Libre

Documentos

Reseñas

Evaluadores

Publicado: 2021-01-01

Habitus. Goiânia, v.19, n.1, 2021.

Os bens culturais frente a mudança climática

Editorial

Dossiê / Dossier

Artigos Livres / Open Acess Article

Resenhas / Reviews

Entrevista / Interview

  • ENTREVISTA COM LUIZ MARQUES
  • Luana da Silva Campos, Aline Vieira de Carvalho, Cristina Fachini
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  • METODOLOGIA E COMPLEXIDADE, ENTREVISTA COM JOSÉ MARIA TAVARES DE ANDRADE
  • Marlene Castro Ossami de Moura, Eduardo Sugizaki, Mário Roberto Ferraro, Jorge de Jesus Fernandes Durães
  • PDF

Amazônica. Belém, v.13, n.1, 2021.

Edição completa

  • Ver ou baixar a edição completa
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Editorial

  • Editorial Português
  • Daiana Travassos Alves, Julia Otero dos Santos | PDF
  • Editorial English
  • Daiana Travassos Alves, Julia Otero dos Santos | PDF

Dossiê

Artigos Originais

Relatórios

Tradução

Ensaios Fotográficos

Resistencia y negociación. Milicias guaraníes, jesuitas y cambios socioeconómicos en la frontera del imperio global hispánico: ss. XVII-XVIII | Pedro Miguel Omar Svriz Wucherer

Las misiones jesuíticas del Paraguay constituyen un tópico privilegiado del estudio de la historia colonial americana. Desde los inicios mismos de su conformación en el siglo XVII, tanto defensores como detractores de la Compañía de Jesús han escrito y difundido alrededor del globo todo tipo de relatos sobre ellas. La historiografía de los siglos XIX y XX volvió una y otra vez sobre esas historias – que se convirtieron en fuentes esenciales para la investigación sobre dichas misiones – impulsadas por preguntas estimulantes desde las más diversas miradas, pero siempre como un caso emblemático de la interacción entre colonizados y colonizadores. En esta oportunidad, Pedro Miguel Omar Svriz Wucherer estudia el accionar de las milicias guaraníes en relación con la Compañía de Jesús y las autoridades de la Monarquía hispánica entre los siglos XVII y XVIII.

El autor de Resistencia y Negociación. Milicias guaraníes, jesuitas y cambios socioeconómicos en la frontera del imperio global hispánico, ss. XVII-XVIII cursó sus estudios de grado en Historia en la Universidad Nacional del Nordeste (Corrientes, Argentina) y de posgrado en la Universidad Pablo de Olavide (Sevilla, España). Este libro es producto de su tesis doctoral dirigida por Bartolomé Yun Casalilla, quien en el prólogo destaca las preguntas generales que guiaron la investigación sobre las formas de gobierno de los imperios ibéricos y cómo, a partir de allí, Svriz pudo analizar un caso local como parte de un proceso mayor con alcance global. Leia Mais

Revista Estudos Feministas. Florianópolis, v.29, n.1, 2021

Iglesia, nobleza y poderes urbanos en los reinos cristianos de la Península Ibérica durante la Edad Media | Jorge Díaz Ibáñez, José Manuel Nieto Soria

Iglesia, nobleza y poderes urbanos en los reinos cristianos de la Península Ibérica durante la Edad Media, coordinada por Jorge Díaz Ibáñez y José Manuel Nieto Soria es una obra enmarcada en el Proyecto HAR2016-76174-P de la Secretaría de Estado de Investigación, Desarrollo e Innovación, Expresiones de la cultura política peninsular en las relaciones de conflicto (Corona de Castilla, 1230-1504), que propone analizar las relaciones sociales entre Iglesia y nobleza así como entre Iglesia y elites urbanas en la Península Ibérica medieval. Leia Mais

Design para um mundo complexo | Rafael Denis Cardoso

Design para um mundo complexo (Ubu, 264p.), escrito por Rafael Cardoso Denis, reúne reflexões sobre o design na contemporaneidade relacionado com a dinâmica da sociedade, cultura, memória, patrimônio e meios de produção. Como fundamento teórico, o autor retoma as discussões do designer Papanek que, em seu livro, Design for the world (1971), polemizava sobre os conflitos entre a visão prática do design no período modernista e as demandas sociais daquela época. Há uma tentativa de Denis em romper com alguns mitos de origem da área, objetivando revelar a instabilidade entre as noções de forma, função e significado. O trabalho se estrutura em três capítulos principais, tendo como linha de abordagem tanto a atualização do pensamento de Papanek como a abertura crítica acerca da complexidade do exercício projetual.

A discussão inicia com uma problematização sobre a natureza dos artefatos, que são resultantes da interferência humana na matéria-prima. Costuma-se categorizar esses objetos como móveis e imóveis. Mas o fato de um objeto permanecer fixo num lugar seria garantia de sua imobilidade no tempo? Para aprofundar essa questão, toma-se como exemplo o monumento dos Arcos da Lapa, uma das mais conhecidas referências do patrimônio construído do Rio de Janeiro. Após 1740, ano de sua criação, a construção se submeteu a diferentes intervenções, e da proposta original de aqueduto passou a ser usado como viaduto, lugar de passagem do bondinho. Leia Mais

Historia Caribe. Barranquilla, Vol. 16, Num. 38, Enero-Junio, 2021

Editorial

Artículos

Reseñas

Publicado: 2021-01-01

Pinceles olvidados. Mujeres artistas (siglos X-XVI) | Diana Arauz Mercado

Fue en 2016, hace sólo cinco años, cuando el Museo del Prado celebró su primera exposición dedicada exclusivamente a una pintora, Clara Peeters, coorganizada con el Koninklijk Museum voor Schone Kunsten Antwerpen (Museo Real de Bellas Artes de Amberes). Sólo con este hecho ya podemos inferir la poca atención que hasta ahora han recibido las mujeres artistas en el mundo hispano. Leia Mais

Isabel de Castilla y Aragón. Princesa y reina de Portugal (1470-1498) | Ruth Martínez Alcorlo

Los estudios que, desde diferentes vertientes, se dedican a la corte de los Reyes Católicos y sus principales actores han cobrado una gran intensidad en el último tiempo, destacándose de un modo especial el enfoque histórico gracias al análisis de nuevas fuentes documentales. Isabel la Católica es la figura que ocupa un lugar predominante dentro de estas investigaciones, tras la poderosa imagen que la historiografía ha forjado de ella, eclipsando a muchas otras mujeres, entre ellas, sus propias hijas. Leia Mais

Mythos – Revista de História Antiga e Medieval. Imperatriz, n.1, 2020.

Edição I – 2020

Editorial

  • Raimundo Carvalho Moura Filho, 9

Artigos

  • ALGUMAS CONSIDERAÇÕES ACERCA DO CORPO EM RELAÇÃO AO PECADO ORIGINAL NOS IMAGINÁRIOS DA ANTIGUIDADE CLÁSSICA E NOS DISCURSOS RELIGIOSOS MEDIEVAIS
  • Pablo Gatt, 13
  • APUNTES SOBRE EL HIMNO HOMÉRICO A APOLO
  • María Cecilia Colombani, 31
  • SABIOS POLIMORFOS Y FILÓSOFOS PRESOCRÁTICOS: TESTIMONIOS DE HERÁCLITO, PLATÓN Y ARISTÓTELES.
  • Víctor Hugo Méndez Aguirre, 42
  • DO NOMOS AO SURGIMENTO DAS DINASTIAS FARAÔNICAS: REFLEXÕES SOBRE AS ORIGENS E FORMAÇÃO DO ESTADO EGÍPCIO
  • Wanderson Sousa Costa; Helen Giovanna Pereira Fernandes, 57
  • AS TRADIÇÕES GRECO-MACEDÔNICAS EM XEQUE? AS RELAÇÕES DE PODER NO EXÉRCITO DE ALEXANDRE III DA MACEDÔNIA (SÉC. IV A.C.) POR MEIO DA ANÁLISE DA VIDA DE ALEXANDRE DE PLUTARCO.
  • Francisco Rocha, 71
  • O MITO DO PRIMEIRO IMPERADOR DO JAPÃO: JIMMU TENNŌ (660 – 585 a.C.)
  • Eubre Pessoa Soares Junior, 88
  • A CANÇÃO DE ROLANDO E SUA VISÃO DE REPRESENTAÇÃO DA NOBREZA FRANCESA DO SÉCULO XII
  • Elisângela Coelho Morais, 101
  • A CONVERGÊNCIA DOS ASTROS: FÉ, CIÊNCIA E ASTROLOGIA NA IDADE MÉDIA.
  • Rodrigo Fernandes Vicente, 119
  • A INFLUÊNCIA DA RETÓRICA DE EURIPÍDES NAS TROIANAS DE SÊNECA
  • Douglas de Castro Carneiro, 138
  • AB AUCTORITATS E AB MIRACLES DE SANTS: USO DAS AUTORIDADES NA RETÓRICA DE RAMON LLULL
  • Marcos Jorge dos Santos Pinheiro, 152
  • REFLEXÃO SOBRE O ENSINO DE HISTÓRIA DA IDADE MÉDIA FRENTE AOS NOVOS PARADIGMAS EDUCACIONAIS
  • Luana Maia da Silva, 167
  • FORJANDO DOCUMENTOS E PROJETANDO IDENTIDADES: O PRIORADO BENEDITINO DE DURHAM À LUZ DE SUAS CARTAS FORJADAS NA ANGLIA, ENTRE OS SÉCULOS XI E XII
  • Raimundo Carvalho Moura Filho, 182
  • ORDEM E DEFESA TERRITORIAL NO EGITO SAÍTA: A FUNÇÃO DOS MERCENÁRIOS ESTRANGEIROS NA XXVI DINASTIA
  • Allan Camuri, 197
  • UMA ANÁLISE SOBRE O ENSINO DE HISTÓRIA E MEMÓRIA NOS LIVROS DIDÁTICOS
  • Carla Milena Miranda Carvalho, 215
  • OS VIKINGS: SOCIEDADE E CULTURA Michelly
  • Bianca Sousa Alencar, 225
  • O DESENVOLVIMENTO DAS CIDADES NA BAIXA IDADE MÉDIA: A PENÍNSULA ITÁLICA COMO MODELO URBANO ENTRE OS SÉCULOS XII E XIV.
  • Saulo Breno Sousa da Silva, 236

Publicado: 14.12.2021

 

Labor Histórico. Rio de Janeiro, v.7, n.3, 2021.

Caminhos da Paleografia

Nota Editorial

Artigos – Dossiê Temático

Artigos – Varia

Clássicos

Traduções

Fontes Primárias

Popularização do Conhecimento

Tzintzun. Revista de Estudios Históricos. Morelia, n.73 Michoacán Jan./Jun. 2021.

Artigos

Entrevistas

Resenhas

Elogio de la docencia. Cómo mantener viva la llama | Federico Lorenz

Este libro ofrece reflexiones surgidas a partir de una acumulación social de situaciones en años de clase. No es ni una crítica al profesorado, ni a las ciencias de la educación, es en definitiva una reivindicación del oficio. Pretende destacar el rol de la docencia como una tarea artesanal. Lo artesanal se sitúa aquí en la posición diametralmente opuesta a la virtualidad en la que vivimos y a la rutinización de la tarea. Lo artesanal significa “(…) poner el cuerpo en un aula, compartir el espacio con nuestros alumnos, exponer nuestras vidas para lograr un compromiso semejante por parte de ellos y ellas.” (p. 14). Leia Mais

História Medieval em Perspectiva Comparada / Revista de História Comparada / 2021

Desde as reflexões do início do século passado, com o discurso de abertura do V Congresso Internacional de Ciências Históricas proferido por Pirenne, em 1923, e a publicação no ano seguinte da obra clássica de Marc Bloch, “Os Reis Taumaturgos”, a história comparada tem sido aplicada aos estudos sobre a Idade Média. No decorrer do século, com a ampliação das reflexões, aparece como um método consolidado e privilegiado para a análise das sociedades medievais.

Nos últimos cinquenta anos, a historiografia dedicada ao medievo tem sido marcada por muitas transformações e respondeu, dentre outros desafios, àqueles associados à ampliação tanto cronológica quanto geográfica, ao desenvolvimento de novas temporalidades, como a “Antiguidade Tardia” e a “Longa Idade Média”, e à perspectiva de “Idade Média Global”. Em meio a este panorama historiográfico, a história comparada – em suas muitas formas – possui potencial para novas perspectivas analíticas ao campo dos medievalismos. Leia Mais

Enseñar Historia. Temas y problemas | Gonzalo A. de Amézola

La enseñanza de la Historia es un tema que ocupa hace un tiempo a distintos autores que desde sus investigaciones intentan echar luz al complejo proceso de conformación de la Historia como asignatura escolar, para comprender por qué es tan difícil la renovación tanto de los contenidos curriculares como de las prácticas de enseñanza en las aulas. Esto implica reflexionar en torno a los elementos que se ponen en juego en las decisiones que tomamos cuando armamos una propuesta didáctica, decisiones que implican no solo definir el marco teórico y la metodología que estructuran nuestras clases, sino además ubicar nuestras prácticas dentro del complejo entramado social que no escapa a la escuela como institución con una finalidad específica. Es aquí donde podemos ubicar el libro “Enseñar Historia. Temas y problemas”, producción que recoge años de trabajo de la cátedra de Planificación didáctica y prácticas de la enseñanza en Historia de la Facultad de Humanidades y Ciencias de la Educación de la Universidad Nacional de La Plata.1 Sus autores nos invitan a reflexionar sobre los problemas de la enseñanza de la historia a partir de la experiencia de una cátedra dedicada a la formación de profesores y al trabajo de investigación colectivo. Para avanzar sobre los temas y problemas de la enseñanza de la Historia vale preguntarse: cómo enseñar historia en la escuela y cómo enseñar a enseñar historia. Las reflexiones que condensa este libro están atravesadas por esas preguntas. De estas se desprenden distintos problemas que serán abordados por les autores en cada capítulo, algunos de ellos son: historia enseñada- historia investigada; las reformas educativas y sus límites; renovación – tradición; la complejidad de los conceptos de tiempo y espacio; los sujetos de la historia; la propuesta didáctica como hipótesis de trabajo; el trabajo en el aula a partir de talleres, planteo de problemas y la evaluación. Otras cuestiones que van a estar presente en los ocho capítulos que forman este libro son: enseñar a pensar históricamente, la relación entre la enseñanza y la investigación, los manuales y sus usos, didáctica específica-saberes específicos y la relación compleja entre los Diseños Curriculares prescriptos y la planificación de las prácticas en la escuela media. Estos temas son abordados desde múltiples perspectivas y con un sólido anclaje teórico y práctico, dándole coherencia interna al libro. Al mismo tiempo son tratados y puestos en diálogo con las experiencias recogidas de profesores en oficio encuestados,2 las narrativas de estudiantes secundarios3 y las experiencias de los practicantes4 en el armado de sus propuestas didácticas, dialogo que nutre el abordaje de la complejidad de la práctica docente, dándole al texto un rico andamiaje empírico. En el primer capítulo, el profesor-investigador Gonzalo de Amézola realiza un recorrido por la historia escolar y la enseñanza de la historia en Argentina, evidenciando cómo en nuestro país la Historia como asignatura escolar se constituye a la par de la construcción del relato histórico nacional y de la Historia como ciencia, dando como resultado una larga existencia a la historia patriótica en la escuela. En el segundo capítulo, el autor pone el foco sobre las transformaciones educativas impulsadas por la Ley Federal de Educación de 1993 y la Ley de Educación Nacional del 2006, unos de los límites de estas reformas, según el autor, es que se tratan de reformas “desde arriba” que no contemplan las opiniones de los especialistas ni de los docentes en oficio, como tampoco parten de un diagnóstico certero del estado de la educación. Además, nos dice el autor, que en periodos cortos los profesores tuvieron que afrontar nuevas leyes educativas y nuevos diseños curriculares, sin que se les brindara las herramientas o la formación necesaria para llevar adelante los nuevos objetivos de sus materias. En el tercer capítulo Gonzalo de Amézola se pregunta qué cambió realmente en las aulas con las reformas, y sobre esto nos dice que el resultado de este largo periodo de reformas “…es una mezcla de algunas innovaciones con otras tantas permanencias [y] que la fuerza de la tradición tiene a ser más resistente y efectiva en las prácticas pedagógicas que en los contenidos…” (p. 65). En el cuarto capítulo, las profesoras-investigadoras Virginia Cuesta y Milagros Rocha abordan la complejidad de dos conceptos: tiempo y espacio. Ponen en diálogo la didáctica de la historia y la didáctica de la geografía. Y nos proponen pensar nuevas periodizaciones y nuevas formas de entender el espacio desde la de-colonización y la lectura de autores no europeos. Las autoras avanzan sobre cómo abordar el espacio y la temporalidad para no reproducir aquello que no queremos. Sus aportes nos dan una pista de cómo romper con la historia lineal –cronológica, que como se sabe es una concepción muy arraigada en la enseñanza de la historia. Las discusiones sobre cómo replantear las categorías de tiempo y espacio tienen que llegar a los espacios de formación docente, de otra forma se diluyen en los diseños y no se logra una renovación de su tratamiento en las aulas. En el quinto capítulo, las profesoras-investigadoras María C. Garriga y Viviana Pappier, indagan sobre los sujetos en la historia y toman de narrativas de estudiantes secundarios elementos que nos permiten problematizar la construcción de la identidad nacional en la escuela, y estudiar la forma en que los jóvenes se apropian del conocimiento histórico que circula en las aulas y fuera de ellas, como también conocer qué sujetos reconocen en sus narrativas. Leia Mais

Mercados terapéuticos en América Latina: ofertas y prácticas del curar en los márgenes de la biomedicina (entre fines del siglo XIX y la primera mitad del XX/Anuario de la Escuela de Historia Virtual/2021

En la agenda de indagaciones históricas, el campo relativo al binomio salud/enfermedad presenta una gran deuda en la región latinoamericana. Ciertos espacios alternativos de curación –estelarizados por curanderos, hipnotizadores, charlatanes, mercaderes, espiritistas, comadronas, etc.– fueron durante mucho tiempo o bien descuidados, o bien examinados mayormente mediante prismas que respetan la clásica dicotomía entre conocimientos científicos y saberes ilegítimos o populares. Sin afán de generalizar, podemos señalar, por otro lado, que algunas de esas aproximaciones, sobre todo las pioneras, tendieron a considerar el universo alternativo a la biomedicina como un bloque homogéneo carente de especificidades; es decir, se pasaron por alto tanto las fronteras insalvables que distanciaban entre sí a los variados agentes no diplomados, como las diferencias ostensibles que existieron entre sus conocimientos, cosmovisiones y prácticas sanadoras. A esa tradición historiográfica más tradicional se contrapuso –de modo más reciente– un modelo ligado más bien a la lógica microhistórica y basado en los estudios de caso. Gracias a estos últimos trabajos han ganado sustento las conjeturas e interrogantes que actualmente balizan este terreno de indagación, y que habilitan diálogos más que rentables con la historia social, la historia cultural o la historia global. Esas monografías han sabido reinsertar a los agentes no diplomados en las tramas culturales, en los mercados terapéuticos y en las tradiciones teóricas a las que ellos pertenecieron por derecho propio (y en las imprimieron de modo duradero sus marcas determinantes). Dejaron de ser meras e insulsas curiosidades del espacio exterior de la medicina, y reconquistaron su justo derecho a ser considerados como hacedores inquietos de artefactos, saberes y representaciones. Esos ensayos han documentado los versátiles recursos (de divulgación, de armado de redes de sociabilidad, de negociación con otros competidores) que les permitieron posicionarse como integrantes legítimos y a veces respetados de sus respectivas comunidades. Por todos esos motivos, no cabe sino alentar la multiplicación de estas investigaciones de talante microhistórico. Sin embargo, su lenta acumulación pone cada vez más en evidencia la necesidad y el desafío de construir narrativas que rebasen los límites del estudio de caso. Va siendo momento quizá de forjar lenguajes o matrices interpretativas que, sin anular lo ya sabido, sean capaces de repensar esas experiencias de sanación como una suerte de suelo común, definido por mucho más que su elemento negativo; esto es, su no pertenencia a la medicina oficial. Leia Mais

História da arquivologia no Brasil: instituições, atores e dinâmica social/Acervo/2021

Nas duas últimas décadas, a pesquisa em arquivologia no Brasil alcançou um crescimento significativo, traduzido em teses e dissertações produzidas em programas de pós-graduação de diferentes áreas do conhecimento. O amplo espectro de temas e abordagens, contudo, pouco contempla o que poderíamos nominar “história dos arquivos e da arquivologia”. Leia Mais

Acción Social Efectiva de la Sociedad Civil Organizada No lucrativa en Latinoamérica/el caso de la ciudad de Arequipa/Perú | Lucía P. Carrillo, Jorge A. Calderón, Mauricio M. Gamio

Estamos frente a un texto que da cuenta de una trayectoria extensa y vinculante a su origen en la Universidad Nacional Autónoma de México, particularmente el Centro de Investigación Interdisciplinaria en Ciencias y Humanidades (CEIICH) y que luego se expande a la Universidad Nacional de San Agustín de Arequipa. La siguiente reseña es un aporte teórico a su lectura y aplicación, relevando la consistente postura epistemológica crítica la cual tributa teleológicamente la propuesta teórica y metodológica del texto que vale la pena revisar por sus aportes prácticos. Una de las intenciones discursivas del texto es el fortalecimiento del trabajo en formación de investigadores-docentes. Una propuesta que nace en el CEIICH y el laboratorio de Tecnología para la Investigación Docencia Interdisciplinaria (TIDI), espacio donde se crean elementos tecnológicos con una perspectiva interdisciplinaria y compleja, pudiendo proyectar este conocimiento y su aplicación a otros escenarios y realidades que trasciendan las fronteras lo que resulta atractivo para quienes reflexionan los problemas latinoamericanos más allá de sus naciones. El texto prosigue describiendo la inspiración conceptual teórica y metodológica a nivel interdisciplinario. Todo un desafío cuando comprendemos las dificultades que conlleva esta empresa a la luz de la literatura sobre el tema, respecto a la dificultades estructurales en el mundo académico donde la generación del conocimiento y la reflexión de problemáticas se dan en su mayoría a un nivel multidisciplinario, más que interdisciplinario. Leia Mais

La constitución del canon filosófico en las universidades argentinas: mediaciones, prácticas y debates/Estudios de Filosofía Práctica e Historia de las Ideas/2021

Desde sus inicios la cuestión del canon filosófico se encontró vinculada a la enseñanza de la filosofía. Si se considera su perspectiva normativa, en tanto implica una serie de obras y autores que se comprenden como necesarios para alcanzar cierto dominio de la filosofía, se trata de un dispositivo central de la enseñanza de la disciplina. De allí que se visibilice sobre todo en los contenidos básicos de los currículos, los planes de estudio universitarios, los programas de las materias, los manuales y los libros especializados. En Argentina la etapa de constitución del campo de la disciplina en el ámbito universitario se encontró fuertemente atravesada por las filosofías europeas -especialmente por la presencia de filosofías francesas y alemanas, pero también inglesas, españolas e italianas- presentando polarizaciones y rupturas entre grupos académicos como también por las intervenciones y demandas de los estudiantes. Leia Mais

Formação social do Brasil. Etnia, cultura e poder | Erivaldo Fagundes Neves (R)

Desde a superação da fase ensaísta do pensamento social brasileiro e sua substituição por uma fase acadêmica, disciplinar, aumentou muito a exigência para uma síntese de história do Brasil que fosse, ao mesmo tempo, interessante para o debate público e que contemplasse a produção crescente de especialidade de áreas e sub-áreas. Conhecimento de fontes de períodos distintos da história do Brasil, especialmente colônia e império, trânsito em diferentes campos de pesquisa como história econômica, história da escravidão, história cultural, história territorial e historiografia, são atendidos por Formação social do Brasil do historiador baiano Erivaldo Fagundes Neves, professor da Universidade Estadual de Feira de Santana.

Neves é uma referência em campos como história agrária, história da escravidão e história regional e local dos sertões da Bahia. Mobilizando sua experiência, produziu uma interpretação da história do Brasil à partir das categorias de etnia, cultura e poder. A obra serve ao estudioso, por seu embasamento teórico e empírico, ao mesmo tempo em que interessa ao debate público pois discute hierarquias raciais, desigualdade, estrutura do Estado e persistência de instituições de privilégio. Mesclando narrativa e análise objetiva, Neves defende a tese de que o Brasil conserva do antigo regime português comportamentos e relações de poder marcadas pelo regime de mercês e privilégios, ao mesmo tempo em que possuiria uma cultura popular exuberante marcada pela diversidade e autonomia. Essa resenha do livro Formação social do Brasil descreve seu conteúdo e destaca lacunas e pontos de força.

Nos quatro primeiros capítulos, o autor trata de temas que podem ser considerados os “antecedentes” do país. Trata de história pré-colonial do Brasil, faz uma ampla revisão das teses arqueológicas sobre povoamento do Brasil, relativizando a teoria de migração via estreito de Bering e afirmando a plausibilidade da hipótese das múltiplas migrações, via África, Polinésia e Extremo Oriente, para a América, bem como das grandes migrações internas no continente sul-americano. Trata de sambaquis litorâneos, aldeias de pescadores, ceramistas e agricultores ribeirinhos no interior do país. Analisa a formação das nações indígenas no período colonial. Discute a formação de Portugal, desde a hegemonia mourisca do território, do Estado português no medievo e do contexto de tensões políticas entre estados cristãos e muçulmanos no Mediterrâneo ocidental, analisa a presença de povos roms, chamados callí na península ibérica. Debate a história dos povos africanos que tinham relação mais próxima com a história do Brasil pelas mediações do tráfico humano e do comércio. Há estatísticas do tráfico e discussão das construção das nações coloniais africanas, como banto, haussá, nagô, jeje ou mina, a serviço do colonizador ibérico.

Não faltam os temas clássicos de presença francesa e flamenga na colônia, o pacto colonial-mercantil e as resistências indígenas e quilombolas. A novidade é a incorporação de uma tendência da historiografia colonial que destaca o caráter não-linear e efêmero da conquista, recuos e resistências, especialmente nos dois primeiros séculos. Neves destaca que a história do século XVII não é só da destruição de Palmares, mas também das 37 vitórias que o quilombo obteve frente às expedições da Coroa. Há uma análise densa dos dispositivos jurídicos-políticos e socioculturais da colonização, a adaptação no transplante para a América, descrições do aparato administrativo da colonização, as instâncias judiciárias e o aparelho militar. Um dos pontos fortes do livro que enriqueceria as atuais discussões públicas sobre direitos e privilégios no país é o tratamento da economia de mercês, com privilégios e suas hierarquizações complexas no modo de organizar a república no Antigo Regime e sua transplantação. Sobre a dimensão cultural, Neves debate o Barroco como um gênero que se apropriou das inovações técnicas do Renascimento e as extrapolou para criar alegorias à partir de signos, o papel da religião na vida cultural e artística da colônia, as academias literárias surgidas no século XVIII como expressão da ilustração colonial e a completa autonomia da música, que conservou o cantochão nos templos, não desenvolveu a música de câmara europeia e promoveu uma imensa riqueza em termos de música popular de rua. Também trata dos aspectos econômicos. Para Neves, é insuficiente compreender a colônia brasileira apenas como exportadora de gêneros para o comércio mundial, mas também perceber o mercado interno. Destaca o papel da pecuária na ocupação dos sertões, da mineração do adensamento demográfico do interior e na mudança de gravidade econômica da colônia e o mito do bandeirante é analisado em sua construção no final do século XIX. O autor destaca os aspectos ideológicos dos protestos anticoloniais, o iluminismo entre os grupos sociais abastados e médios e o haitianismo dos setores subalternos, além dos aspectos políticos da transferência da corte para o Brasil em 1808.

Entre os capítulos 10 e 13, o autor trata da formação do Estado pós-independente. Aborda o papel dos poderes oligárquicos regionais, as continuidades do absolutismo português no poder moderador da constituição outorgada, a formação da burocracia, das forças armadas e de uma elite aristocrática homogênea em torno de Pedro II como estratégia de governança. Para o autor houve duas grandes tendências nas tensões políticas do país, a de centralização do poder e o federalismo das oligarquias rurais, comerciantes e mineradoras regionais. Essa dualidade foi investigada no capítulo sobre as regências, com análise da configuração política partidária do país, dos conflitos federalistas e das guerras civis generalizadas, inclusive as de recorte social e racial. Com o golpe da maioridade, Neves narra a construção da estabilidade monárquica, o reformismo que perpetuava o escravismo e o projeto de embranquecimento do país com a imigração. O segundo reinado, para Neves, é marcado por conservadorismo, resquícios do absolutismo, reformas realizadas quando havia grande pressão, manutenção da estrutura de latifúndio e das características econômicas rurais do país.

Neves analisa a exclusão da quase totalidade da população do letramento e consequentemente uma minúscula elite letrada. Oito em cada 10 brasileiros eram analfabetos no século XIX. Os alfabetizados em geral possuíam rudimentos de leitura e escrita, as quatro operações básicas de aritmética e noção de juros simples e compostos, o suficiente para assinar documentos, não possuir o estigma de analfabeto, negociar, votar, talvez ler livros religiosos, livros agrícolas e, depois de 1890, folhetos com romances em versos. Isso se refletiu em uma literatura brasileira que mimetizava estilos europeus, como o neoclassicismo, o romantismo, o simbolismo e o parnasianismo. A ruptura ocorreu com a industrialização, urbanização e formação de uma sociedade dividida em classes. Neves também trata da formação de uma identidade nacional à partir da historiografia no século XIX, quando o Instituto Histórico e Geográfico do Brasil estabeleceu uma história pátria na qual a nação se desdobrava da história colonial, com protagonismo português, sendo indígenas e africanos coadjuvantes. As expressões dessa historiografia eram von Martius, Como se deve escrever a história do Brasil e os volumes de Vanhargen.

Nos capítulos 13 e 14 Neves trata da transição para a modernidade nos aspectos econômicos, políticos e urbanos. A nova infraestrutura de transportes a vapor e a crescente urbanização, especialmente em Rio de Janeiro e São Paulo, se identificavam com um modelo de civilidade que excluía os mais pobres e pretos. Neves narra a exaustão do escravismo e o colapso da monarquia, derrubada por uma parada militar, após uma longa crise política, sucedida por uma ditadura de marechais até a transição para os governos civis que representavam as oligarquias regionais mais poderosas. A república foi seguida de decepção, manifesta furiosamente em lutas sociais como as revoltas da armada, da vacina e da chibata, o tenentismo, o cangaço e os movimentos milenaristas. Trata do processo de consolidação territorial e dos tratados sobre as fronteiras do país, destacando os conflitos com Paraguai e Bolívia. A seguir, o autor discute o colapso da república oligárquica e o processo de modernização pós-revolução de 30. Além da narrativa dos principais acontecimentos que levaram ao fim do regime liberal, destacando o colapso do modelo agroexportador e a recomposição política construída à partir do declínio da hegemonia ruralista, Neves analisa as condições mais estruturais da modernidade e a sua implantação no Brasil, uma sociedade herdeira do escravismo que continuava as formas mais perversas de racismo, exclusão sócio-racial, analfabetismo generalizado e permanência das estruturas de mercê e privilégios. Em que pesem as rupturas em termos de estética, moda e expressão cultural, a moderna sociedade conservava uma série de suas características e mazelas, nos sertões e nas capitais.

No capítulo 15, Neves apresenta vários pensadores do Brasil, desde Antonil, seguido por von Martius, Vanhargen, chegando a Capistrano de Abreu, Euclides da Cunha, Alberto Torres, Manoel Bomfim, Oliveira Lima, Oliveira Viana, Sérgio Buarque de Holanda e Gilberto Freire. Para Neves, o Brasil se caracterizaria por sua alegria, sociabilidade e generosidade, com aspectos do burlesco, do chistoso e do manhoso. Manifestos por uma minoria, haveria a astúcia, a vadiagem e a ilicitude, já destacadas por intérpretes do país como uma das características do brasileiro, mas segundo Neves, seriam aspectos marginais da população e expressão de suas estruturas perversas de concentração de terra, propriedade e poder. A escravidão, o genocídio, o latifúndio, a política baseada na mercê e nos privilégios, característica do antigo regime ibérico, teriam engendrado estruturas que persistem na organização do país. A história brasileira se caracterizaria, assim, por tendências opostas, como o centralismo e o federalismo, o latifúndio e a minifundização da propriedade, a opressão na forma de escravismo, jaguncismo, coronelismo e políticas excludentes dos oligarcas e a adaptação, burla, resistência e revolta permanentes.

Formação Social do Brasil mescla análise estrutural de longa duração, com destaque para aspectos econômicos, étnicos e políticos, mas há momentos narrativos, especialmente após a independência. O recorte cronológico vai até a revolução de 30. A ditadura civil-militar de 1964 está ausente, mas é tentador para o leitor pensar o período recente da história do país à partir das teses do autor de persistência de elementos do antigo regime na modernidade brasileira, como o sistema de mercês e privilégios e as reformas feitas sob pressão por regimes autocráticos. Algumas lacunas são as lutas sociais do movimento operário, já com destaque nas cidades nos anos 1910, e o banditismo rural, exceto por um tratamento mais atencioso ao cangaço. Como ficam os conflitos armados do império e da república de grande escala, como os que envolveram Militão Plácido da França Antunes nos anos 1840 e Horácio de Matos nos anos 1910, ainda ausentes em livros síntese de história do Brasil, dentro das das teses do autor sobre oligarquias fardadas? Formação é mais um livro de história econômica do que de história social, trata mais de estrutura que de conflito, embora destaque que a tensão e a revolta são permanentes.

O leitor que desejar conhecer com mais vagar os aspectos étnicos da formação do povo brasileiro, encontrará uma material amplo que trata de Portugal, África e América, pré-colonial e colonial, que permite uma visão panorâmica dos povos que formaram o Brasil. Além da diversidade étnica de indígenas e africanos traficados para a América, há destaque à diversidade étnica de Portugal, onde mouros, judeus e ciganos faziam parte da população que atravessou o Atlântico.

Uma última observação é que sua estruturação em capítulos pode ser desmontada e remontada. É possível fazer a leitura dos capítulos sobre etnia ou sobre economia, como também há capítulos de temas de cultura ou de política. Outras ordens podem ser feitas pelo leitor, sem prejuízo de sentido, devido à riqueza bibliográfica com qual cada tópico é construído. Nesse sentido, a profusão da bibliografia pode servir de guia de leituras para entender o Brasil. Em outros sentidos, o livro oferece ao leitor bastante autonomia, já que ele pode usá-lo como guia de leituras de aprofundamento, graças à bibliografia ampla e como cardápio de hipóteses extraídas do período colonial, imperial e primo-republicano para pensar questões recentes do país.

A novidade do livro é a proposta de uma história das estruturas econômicas e políticas do país que, não sendo concentrada no sudeste, seja territorialista. As obras escritas por Neves sobre os sertões baianos, tendo por objeto a conquista, o escravismo, a estrutura fundiária, a rede comercial e a cultura, permitiram que ele diferenciasse o território da sociedade, tentação em que caem muitos dos historiadores que pretendem se afastar de uma história dos centros administrativos do litoral. Não há “um sertão do Brasil”, mas sociedades, economias e oligarquias sertanejas, fundamentais para a estruturação do Estado e das hierarquias, políticas, sociais e raciais. Num momento em que a regionalização apressada vem ganhando espaço nas análises sobre política do país, onde abundam expressões como “o eleitor nordestino”, o “o voto dos grotões”, a “divisão regional”, é valiosa uma obra que não reifica o sertão, ao mesmo tempo em que não cai no caminho mais óbvio da historiografia brasileira de síntese que pensa o Brasil, para além de seus centros urbanos de expressão econômica ou administrativa, como território.

Flávio Dantas Martins – Mestre em História pela Universidade Estadual de Feira de Santana. Atualmente é doutorando em História pela Universidade Federal de Goiás e professor do Centro das Humanidades da Universidade Federal do Oeste da Bahia. E-mail: flaviusdantas@gmail.com  ORCID: https://orcid.org/0000-0001-5275-5761.


NEVES, Erivaldo Fagundes. Formação social do Brasil. Etnia, cultura e poder. Rio de Janeiro: Vozes, 2019. Resenha de: MARTINS, Flávio Dantas. A persistência do privilégio: uma história das estruturas e das hierarquias do Brasil. CLIO – Revista de pesquisa histórica. Recife, v.39, n.1, p.508-513, jan./jun. 2021. Acessar publicação original [DR]

La soledad de Marx/estudios filosóficos sobre los Grundrisse | Omar Acha

Los Elementos fundamentales de la crítica de la economía política (Grundrisse) ocupan un momento bisagra en la producción intelectual de Karl Marx. Tardíamente recopilados y publicados, aún no han sido objeto de análisis tan minuciosos como otras obras de Marx, tales como El Capital o La ideología alemana. Su aparición se da en Rusia a finales de los años 30, fruto de la labor de reconstrucción del instituto Marx-Engels, pero recién hacia los 60 son traducidos a otros idiomas y leídos por un público más global. Salvo algunas excepciones (Rosdolsky1), las contribuciones para un análisis pormenorizado de esta obra son recientes: Postone, Musto, Bellofiore2. La lectura más común es que en los Grundrisse, Marx analiza cuestiones que en El Capital no están siquiera mencionadas (como el General intellect), y que es más nítida la manera en la que elabora y construye sus categorías de análisis. Es decir, podemos entrar en la intimidad del “laboratorio de Marx”, como reza el título de una de las obras mencionadas, para ahondar en elementos que nos permiten aclarar el sentido de lo desarrollado en El Capital, pero más importante, para ir más allá. Sin embargo, algunos de sus más reconocidos intérpretes los toman en una manera un tanto aislada, con la finalidad de fundar nuevas lecturas teóricopolíticas a la luz de coyunturas determinadas, como es el caso de Toni Negri o Enrique Dussel, que sostienen una alternativa a los proyectos socialistas tradicionales que conforman partidos revolucionarios. La Soledad de Marx es una clara contribución en el sentido de comprender la obra de Marx en su conjunto, ubicando los Grundrisse en un punto bisagra de su pensamiento. Si bien es evidente que constituyen borradores en tanto Marx no escribió esta obra para su publicación, sí son entendibles como un momento con relevancia propia, y no solo como una antesala a la escritura de El Capital. Partiendo de la premisa común de que en los Grundrisse se reconstruye una lógica social donde el capital es un sujeto impersonal que se impone y moldea las relaciones sociales según su necesidad, los autores van analizando diversos elementos específicos que son inherentes a este desarrollo histórico. Las crisis, el mercado mundial, la historia universal y la modernidad se vuelven a ser objetos de la crítica de la economía política, y en algunos casos, en evidente polémica con las lecturas de marxistas clásicos. Leia Mais

Crítica da Razão Negra | Achille Mbembe (R)

O camaronês Achille Mbembe obteve seu doutorado na Universidade de Sorbonne em 1989 e posteriormente obteve o DEA em Ciência Política no Instituto de Estudos Políticos de Paris. Atua como professor e pesquisador de História e Política no Instituto Wits para Pesquisa Social e Econômica em Joanesburgo, África do Sul, e no Departamento de Estudos Românticos do Instituto de Humanidades Franklin, Duke University. Ele também ocupou cargos na Columbia University, Berkeley, Yale University, na University of California e Harvard.

As obras de Mbembe publicadas no Brasil são: Sair da grande noite: Ensaio sobre a África descolonizada (2019); Necropolítica (2018); Crítica da Razão Negra (2018) e Políticas da Inimizade (2017). A sua produção acadêmica ganhou destaque no campo de estudos pós-coloniais e contribuiu para a abertura de uma nova discussão epistemológica sobre a categoria negro.

Para além de sistematizar conceitos e categorias interpretativas, os estudos pós-coloniais, mas recentemente a decolonialidade, consiste também numa prática de oposição e intervenção contra os desígnios imperialistas. Esse projeto é aquele que, ao identificar a relação antagônica entre colonizador e colonizado, busca denunciar as diferentes formas de dominação e opressão dos povos.

De acordo com o antropólogo venezuelano Fernando Coronil1, é possível afirmar que o pós-colonialismo como termo apareceu nas discussões sobre a decolonização2 de colônias africanas e asiáticas depois da Segunda Guerra Mundial, tendo sido produzido, principalmente, por intelectuais do Terceiro Mundo que estavam radicados nos departamentos de estudos culturais, de língua inglesa, antropologia das universidades inglesas e posteriormente das universidades norte-americanas.

A professora Larissa Rosevics explica que a maior parte das pesquisas pós-coloniais seguiu a trajetória dos estudos literários e culturais, através da crítica a modernidade eurocentrada, da análise da construção discursiva e representacional do ocidente e do oriente, e das suas consequências para a construção das identidades pós-independência.

A preocupação dos estudos pós-coloniais esteve centrada nas décadas de 1970 e 1980 em entender como o mundo colonizado é construído discursivamente a partir do olhar do colonizador, e como o colonizado se constrói tendo por base o discurso do colonizador.3

Achille Mbembe considera urgente debater a razão negra e retomar o diálogo sobre o conjunto de disputas acerca das regras de definição do negro e da problemática da raça. Para o autor, não há colonialismo que não esteja vinculado a uma forte dose de racismo estrutural. Nesse sentido, interessa compreender que, como consequência direta desta lógica dominante, o negro e a raça viraram sinônimos no imaginário das sociedades europeias.

Seguindo o pensamento do psiquiatra martiniquense Frantz Fanon, Mbembe declara que a ideia de raça começa a ser construída a partir da modernidade burguesa com processos de colonização da América e o tráfico de pessoas escravizadas e arrancadas do continente africano. Essa construção da raça se consolida no século XIX, com a hegemonia do capitalismo, e está vigente com algumas transformações na contemporaneidade.

Fanon compreende que a ideia de raça esteve como uma das formas de legitimação das relações de poder e o racismo como um elemento que tem consequência direta na destruição dos valores culturais do grupo colonizado. O autor acredita na necessidade de destruir o signo do negro e do branco para construir uma sociedade onde a cor da pele, o fenótipo, não constituí marcador social estruturante das relações sociais.4

Entretanto, Mbembe tenta renovar e reinterpretar nossa compreensão de poder e subjetividade na África contemporânea e subverter alguns pressupostos dos estudos pós-coloniais. Ele afirma que a África não é mais a colônia que Frantz Fanon descreveu em sua obra Os condenados da Terra. O objetivo do seu trabalho é construir uma forma mais dinâmica de pensar que leve em consideração as complexidades dos povos africanos que emergiram recentemente da experiência da colonização e da violência.

Seguindo a linha de outros pensadores pós-coloniais, Mbembe dialoga com a o conceito de Négritude, de Aimé Césaire5 e de Movimento Pan-Africano de Marcus Garvey. Contudo, o autor acredita que, assim como Frantz Fanon, esses intelectuais resgatam o negro da subalternidade dando-lhe uma identidade própria, mas continuam a manter a raça enquanto conceito diferenciador.

Debater a razão negra é, portanto, retomar o conjunto de disputas acerca das regras de definição do negro na contemporaneidade. Para o historiador indiano Sanjay Seth, a própria ideia de razão se constituiu, em parte, por meio de uma série de exclusões. Assim como a modernidade europeia se consagrou como o futuro de todos, também as tradições intelectuais não-europeias se tornaram antecipações inferiores da Razão universal. O autor argumenta que:

Pluralizar a razão não significa abandonar o raciocínio; negar que existe um ponto arquimédico, a partir do qual é possível exercer a crítica, não é defender o fim da crítica. Mas é, sim, defender uma reconsideração daquilo que pensamos estar fazendo quando redescrevemos o(s) passado(s) dos povos em termos que lhes são alheios. Se o que existe é não a Razão, e sim tradições de raciocínio; não a História e suas representações na escrita da história, e sim muitos passados re-presentados de muitas formas, então não podemos escrever com qualquer presunção de privilégio epistêmico.6

Em defesa à razão negra, Mbembe demonstra a ligação que existe entre a razão kantiana e os conceitos de modernidade e de colonialidade. O autor declara que a razão universal supõe a existência de um sujeito igual, cuja universalidade é incorporada pela sua humanidade. Encontramos o mesmo projeto de universalização na colonização. Esta apresenta-se, pelo menos no plano retórico, como resultado do Iluminismo. Assim, segundo Mbembe, os negros tinham desenvolvido concepções da sociedade que não contribuíam para o poder dessa invenção da razão universal.

É também a razão que faz com que, desde o início, o discurso sobre a identidade negra esteja cativo de uma tensão, da qual tem ainda dificuldade de libertar-se. Daí o autor questionar se o negro faria parte da identidade humana em geral ou deveria antes, em nome da diferença e da singularidade, insistir na possibilidade de figuras culturais diversas de uma mesma humanidade, figuras culturais de vocação não autossuficiente, e cujo destino final é universal.

A formação das identidades africanas contemporâneas não se faz de todo em referência a um passado vivido como um destino lançado, mas a partir da capacidade de colocar o passado entre parênteses, condição de abertura ao presente e à vida em curso. Ao levar em consideração esse conceito, Mbembe menciona a identidade em devir, que se alimenta simultaneamente de diferenças entre os Negros, tanto do ponto de vista étnico, geográfico, como linguístico, e de tradições herdeiras do encontro com Todo o Mundo.

Dessa maneira, a identidade em devir é um processo dinâmico, contínuo e inacabado. Achille Mbembe refere-se a um “devir-negro do mundo”, em que toda a Humanidade subalterna corre o risco de se tornar negra, e em que as desigualdades em que todo o processo assenta correm o risco de se disseminarem rapidamente. O autor amplia a categoria de negro a uma condição universal a que todos estarão sujeitos pelo fato do neoliberalismo,7 na sequência dos novos modelos de exploração que o caracterizam, olhar para todos enquanto negros, com a consequente ideia de submissão associada.

Essa identidade não é fruto da consciência individual. Ela é uma relação social estruturante que transcende o nível do indivíduo. É construída historicamente e concretamente. A identidade parece construir-se no cruzamento entre este ritual de enraizamento e o ritmo de afastamento, na constante passagem do espacial ao temporal e do imaginário ao órfico. O segundo revela uma prática de fronteira determinante entre as identidades itinerantes, de circulação.

Historicamente, Mbembe menciona que a ligação ao território e ao solo em África sempre dependeu do contexto. Em alguns casos, as entidades políticas tinham como delimitação não as fronteiras, no sentido clássico do termo, mas uma imbricação de espaços múltiplos, constantemente feitos, desfeitos e refeitos tanto pelas guerras e conquistas como devido à mobilidade de bens e pessoas.

Escalas muito complexas permitem estabelecer correspondências produtivas entre as pessoas e as coisas, podendo ser convertidas umas nas outras, como aconteceu durante o tráfico de escravos. Poderíamos dizer que, operando por empurrões, destacamentos e cisões, a territorialidade pré-colonial é uma territorialidade itinerante. Da mesma maneira, esta era uma das modalidades de constituição de identidades.

Tudo começa, para Mbembe, por um ato de identificação: «Eu sou um negro». O ato de identificação constitui a resposta a uma pergunta que se faz: «Quem sou eu, portanto?»; ou que nos é feita: «Quem são vocês?». No segundo caso, trata-se de uma resposta a uma intimidação. Trata-se, em ambos os casos, de revelar a sua identidade, de a tornar pública. Mas revelar a sua identidade é também reconhecer- se, é saber quem se é e dizê-lo ou, melhor, proclamá-lo, ou também dizê-lo a si mesmo. O ato de identificação é igualmente uma afirmação de existência. «Eu sou» significa, desde logo, eu existo.

A própria raça é entendida como um conjunto de propriedades fisiológicas visíveis e de características morais discerníveis em Crítica da Razão Negra. São estas propriedades e características que, pensa-se, distinguem as espécies humanas entre si. As propriedades fisiológicas e as características morais permitem, por outro lado, classificar as espécies dentro de uma hierarquia na qual os efeitos da violência são ao mesmo tempo políticos e culturais. É esta negação de humanidade (ou este estatuto de inferioridade) que obriga o discurso dos Negros a inscrever-se, desde as suas origens, numa tautologia: também somos seres humanos.

Notas

1 CORONIL, Fernando. Elephants in the Americas? Latin American pós-colonial studies and global decolinization. In: MORAÑA, Mabel; DUSSEL, Enrique; JÁUREGUI, Carlos (Eds.). Coloniality at large: latin american and poscolonial debate, p. 396-416. Durhan; London: Duke University Press, 2008.

2 O uso do termo “decolonial” ao invés de “descolonial” é uma indicação de Walter Mignolo para diferenciar os propósitos do Grupo Modernidade/Colonialidade e da luta por descolonização do pós-Guerra Fria, bem como dos estudos pós-coloniais asiáticos. Cf.: MIGNOLO, Walter. Cambiando las éticas y las políticas del conocimiento: lógicas de la colonialidad y poscolonialidad imperial. Tabula Rasa, n.3, 2005, pp.47-72.

3 ROSEVICS, Larissa. Do pós-colonial à decolonialidade. In: CARVALHO, Glauber. ROSEVICS, Larissa (Orgs.). Diálogos internacionais: reflexões críticas do mundo contemporâneo. Rio de Janeiro: Perse, 2017.

4 FANON, Frantz. Os condenados da terra. Juiz de Fora: Editora UFJF, 2005.

5 CÉSAIRE, Aimé. Discurso sobre o colonialismo. Lisboa: Sá da Costa, 1978.

6 SETH, Sanjay. Razão ou Raciocínio? Clio ou Shiva? História da Historiografia, Ouro Preto, no. 11, abril 2013, p. 173-189.

7 Por neoliberalismo o autor entende como uma fase da história da Humanidade dominada pelas indústrias do silício e pelas tecnologias digitais. O neoliberalismo é a época ao longo da qual o tempo (curto) se presta a ser convertido em força reprodutiva da forma-dinheiro. Tendo o capital atingido o seu ponto de fuga máximo, desencadeou-se um movimento de escalada. O neoliberalismo baseia-se na visão segundo a qual «todos os acontecimentos e todas as situações do mundo vivo (podem) deter um valor no mercado.

Ana Luiza Rios Martins – Doutora em História pela Universidade Federal de Pernambuco. Atualmente é professora do curso de Licenciatura em História da Universidade Aberta do Brasil/ Universidade Estadual do Ceará. E-mail: 11645@protonmail.com  ORCID: https://orcid.org/0000-0003-2627-5144


MBEMBE, Achille. Crítica da Razão Negra. Tradução de Sebastião Nascimento. São Paulo: n-1 edições, 2018. Resenha de: MARTINS, Ana Luiza Rios. Crítica da razão negra e a introdução ao pensamento decolonial. CLIO – Revista de pesquisa histórica. Recife, v.39, n.1, p.514-518, jan./jun. 2021. Acessar publicação original [DR]

América Latina. El camino a la emancipación permanente | Diana Ávila, Ignacio Politzer

La idea de un proyecto de integración autonómico para América Latina hunde sus raíces profundas en los procesos independentistas que tuvieron lugar en los países de la región a principios del siglo XIX. En América Latina. El camino a la emancipación permanente, Diana Ávila e Ignacio Politzer nos invitan a reflexionar sobre el devenir de los procesos económicos, políticos y sociales iniciados en aquel entonces para comprender a las naciones latinoamericanas en su actualidad. Para los autores, los doscientos años de desunión han impedido que los pueblos latinoamericanos alcanzaran una soberanía político-económica plena. En esta línea, la integración se constituye en una estrategia para superar el subdesarrollo de los países de América Latina y alcanzar la autonomía de la región toda. Leia Mais

Historizar las migraciones. Experiencias y discursos de movilidad y diversidad en perspectiva histórica/Anuario del Instituto de Historia Argentina/2021

A lo largo de las últimas décadas, la historización de experiencias atravesadas por la migración y la movilidad ha comenzado a ocupar un lugar de mayor relevancia en el campo de la Ciencias Sociales y las Humanidades de la mano de los estudios poscoloniales, los estudios culturales y la historia desde abajo, entre otras corrientes y escuelas. Leia Mais

Sobre o autoritarismo brasileiro | Lilia Moritz Schwarcz (R)

É preciso coragem de verdade para enfrentar as histórias associadas às construções mitológicas, sobretudo aquelas calcadas no senso comum. A importância de uma resenha do livro de Lilia Schwarcz, “Sobre o autoritarismo brasileiro”, não reside exclusivamente na qualidade de seu conteúdo, mas sobretudo na atualidade de seu tema. A vontade da autora em dar uma rápida resposta à crise política da qual atravessamos, reveste o livro de importância, independentemente da relativa superficialidade com que aborda o tema. Tal superficialidade, no entanto, não deve ser encarada apenas como uma fragilidade argumentativa. Se boa parte da sociedade brasileira está estupefata com a escalada do autoritarismo bolsonarista, era urgente que algum historiador propusesse algumas respostas que dessem conta de explicar o recrudescimento do autoritarismo e a violência institucional que ele implica. Temos sempre de ter em vista que a história não deve ser direcionada para usufruto exclusivo de seu público especializado, mas que momentos políticos conturbados exigem que reflexões deste tipo se tornem públicas, sem, é claro, perder as especificidades da disciplina.

Uma importante reflexão do livro, quase chave explicativa para entendermos o principal público a que se destina a obra, trata-se de uma reflexão onde a autora encaminha uma diferenciação entre história e memória. Neste caso, a história seria um procedimento inconcluso, plural, composto em diversos debates, “incompreensões e lacunas”. Já a memória, um procedimento individual de atualização do passado no presente, uma produção. Se recupera “o presente do passado”, fazendo com que o passado também vire presente. Nesse sentido, o que pretende a autora é lembrar, ou seja, repensar o presente sob os auspícios do passado, ou seja, sem esquecê-lo, projetando ao mesmo tempo o futuro. Dessa maneira ela entende que não há como dominar totalmente o passado e que sua contribuição jamais se propõe a fazê-lo, se distanciando, agora, da história pois essa seria composta de uma diversidade de debates sem os quais ela pretende realizar. Com isso, podemos entrever que a obra busca uma maior amplitude de público que não somente o especializado, pois não se dedica a fazer história, mas, como bem quer a autora, a produzir memória, sendo esta produção, por fim, uma atitude individual, capaz de ser realizada por todos

Segundo nos conta sua introdução, um dos objetivos da obra é justamente tentar acalmar os ânimos daqueles que não encontram respostas para o crescimento acelerado da violência e da intolerância, questões que acompanham o Brasil da atualidade. Para tanto, a autora convida esse leitor a uma viagem pela História do Brasil, entendendo as bases de nossa desigualdade e conflito, o terreno fértil aos arranjos autoritários que acompanham a nossa política. Por completude, entende-se que esses regimes forjam sua legitimidade na construção narrativa da harmonia e paz social, mas funcionam de maneira a conservar suas práticas centralizadoras e segregacionistas.

É consenso que a ascensão de Jair Bolsonaro à presidência é um momento inaugural na terceira república, rompendo o quadro democrático proposto na constituição de 1988. Para tanto, diz Schwarcz que essa ruptura foi orientada através de batalhas retóricas em torno de novas narrativas históricas, construindo uma verdadeira batalha entre modelos autênticos e falsos, causa e consequência da divisão política do Brasil atual.

Nessa batalha retórica, um dos argumentos encontrados na tradição autoritária brasileira é a constante reafirmação de um mito nacional, no qual lê-se o Brasil como um território onde os problemas nacionais são encarados de maneira harmoniosa e positiva. Esse argumento se estabelece numa leitura continuada da história do Brasil. Segundo a autora, o ponto original dessa elaboração é o naturalista Von Martius, um dos fundadores do IHGB, segundo ela o primeiro responsável por estabelecer a “metáfora das três raças”.

Na concepção da autora, a batalha retórica se materializa na prática governamental da seguinte maneira. O Estado, grande articulador da convivência social, busca sua própria versão da História, promovendo determinados acontecimentos político-militares e “suavizando” problemas que tem raízes históricas e que estão fincados no presente. Essa “história única” postulada pela retórica governamental de caráter autoritário, busca sobretudo naturalizar “estruturas de mando e obediência”, sem poupar esforços para exercer seu controle e violência institucional, abandonando, na prática e de certo modo, a leitura harmoniosa que embala a sua construção mítica.

Em sua viagem pela história do Brasil, na tentativa de estabelecer as bases onde se assentam a tradição autoritária brasileira, a autora começa pelo tópico “Escravidão e Racismo”. O argumento histórico é que a escravidão é uma instituição colonial aprofundada no Império e persistente na República, sendo “o racismo filho da liberdade”, pois perdura na organização social da contemporaneidade brasileira, uma vez que a população negra é a mais vitimizada do país. Outro ponto importante no trato do capítulo é a discussão que aponta para o vínculo dos projetos autoritários com a prática que remete ao legado colonial, onde tenta-se sistematicamente “recriar e obscurecer” o papel e a história das populações não europeias.

Dando sequência às temáticas, a autora propõe a investigação do “Mandonismo”, uma estrutura herdada da tradição colonial “assenhoriada” e aprofundada na sua forma coronelista. Para mim, esse é o principal ponto no qual gravita a tradição autoritária brasileira. Primeiro para entendermosas bases do mandonismo, é importante percebermos que segundo a autora, nossa aristocracia colonial foi meritória e não hereditária, onde o reconhecimento do privilégio era individual e tido como um favor do Estado. Nesse sentido, recorre a um importante argumento de Sérgio Buarque em Raízes do Brasil, qual seja, o uso de diminutivos e apelidos utilizadospelos subordinados para se direcionar a seu senhor, sendo uma maneira de confundir o público e o privado, ou melhor, uma prática que, ao aproximar as hierarquias distintas, confunde a dominação.

O terceiro tópico é o “Patrimonialismo” e este é mais uma vez apresentado segundo sua base colonialista. Desde o início da ocupação, os colonos centralizavam uma série de funções administrativas e de autoridade pública – marca administrativa da colônia brasileira. Nesse meio, cabe uma crítica na maneira com que a autora discute o conceito de patrimonialismo. Ela afirma que a prática atravessa diversos grupos ou estratos sociais e que está ligada ao sentido geral da propriedade. Porém, cabe discutir se no uso do conceito não seria melhor trabalha-lo a partir da perspectiva que entende o Estado como instrumento de uma classe, sendo mais eficiente para entendermos a tradição autoritária do Estado brasileiro.

Ao desembocar no tópico da Corrupção, me permitam uma pergunta com a qual indaguei a autora durante a leitura de seu livro. A corrupção é cultural ou estrutural? Nas suas análises Lilia Schwarcz aposta na tese da continuidade histórica e afirma ser a corrupção uma herança dos tempos coloniais, ao meu ver, portanto, estrutural. Num esforço de origem, ela retoma um relato fundante de nossa história, a carta de Pero Vaz de Caminha, onde o escrivão chega a apelar ao então rei português que facilite a vida de seu genro. Contudo, ao final, é apresentada a ideia, como encerramento da reflexão, de que a corrupção, nas palavras da autora, constitui um problema endêmico do Brasil, parte do caráter brasileiro e, portanto, fincada na cultura nacional. Ao menos assume não ser impossível de ser erradicada, sendo o grande desafio da atual República.

Ao se referir às práticas de corrupção no Império, é citado um dito popular utilizado para exemplifica-la naquele regime político: “Quem furta pouco é ladrão, quem furta muito é Barão, quem mais furta e esconde, passa de Barão a Visconde”. Tal abordagem não sinaliza apenas uma “questão de preço”, como indicado no livro, mas uma questão de classe, argumento que ela evita enfrentar diretamente ao longo da publicação aqui resenhada.

A Desigualdade – novo tópico – por sua vezé conclamada a partir da escravidão. Na sequência de sua argumentação, o passado colonial é sempre posto como ponto originário do desequilíbrio social, através justamente da concentração de terras e renda e suas respectivas práticas culturais patrimonialistas. No entanto, entre continuidades e rupturas, a autora infere que aquele tempo não deu conta de esclarecer porque o processo de industrialização do século XX não foi capaz de romper esse ciclo vicioso do passado, dando uma certa independência histórica ao fenômeno de nossa modernidade e contradizendo a perspectiva de que ela é na verdade carente, fruto de nossa dependência colonial.

Já encaminhando o desfecho do livro, Lilia Schwarcz propõe a discussão da violência, onde aqui destaco os argumentos que pretendem circunscrever sua forma autoritária e institucional. Parte fundamental é a discussão de que, no momento presente, sendo a violência uma marca estrutural de nossa história, estaríamos diante de um perigo eminente, tendo em vista os incentivos governamentais à brutalidade, à redução da maioridade penal e ao armamento. Contudo, o recrudescimento autoritário entendido nessas medidas não é capaz de entender e enfrentar a violência como um grande problema nacional.

A violência no campo é pouco ou quase nada trabalhada pela autora, tratando exclusivamente da questão indígena. Um ponto importante da argumentação sobre o tema é o fato de que a partir do Império se criou a imagem de que os indígenas a serem valorizados seriam aqueles capturados pela cultura nacional única e indivisível, os que tendiam a valorizar e defender sua existência sem passarem pelo processo de aculturação, seriam, enfim, tidos como bárbaros. Nesse sentido, argumenta a autora que essa visão romântica se transforma num processo violento que se eterniza na história nacional.

Em Raça e Gênero, sem muito me alongar no debate, apesar de considerar uma discussão importante para o equilíbrio social na contemporaneidade, apresento o apelo da autora para a criação de política públicas afirmativas, uma constante do livro. Mais caro ao esforço intelectual para o entendimento do autoritarismo, é a constatação de que o país se constitui na base de desigualdades socioeconômicas atreladas a questão de raça e gênero, mas também de geração e região.

Um ponto ao mesmo tempo já desgastado, mas importante de ser apresentado é quando a autora comenta que existe um racismo dissimulado no país, reservando à polícia a principal performer da discriminação. A partir desse ponto ela começa a citar casos de corpos negros vulneráveis como exemplos da violência policial, dentre os quais se destaca o recente assassinato de Marielle Franco.

Outro ponto que remete a questão de raça e gênero é a cultura do estupro. Ela é, ou ao menos deveria ser, um dos grandes problemas a serem enfrentados pelos governos em suas diversas esferas. Para exemplificar a construção patriarcal que ao longo do tempo tem autorizado, naturalizado e legitimado o estupro, a autora recorre às imagens da colonização, empresa de caráter masculino, onde o território colonial americano foi insistentemente representado como um corpo feminino a ser dominado e explorado. Ao final, em Intolerância, parte fundamental da imposição em torno das políticas afirmativas das minorias reside no argumento de que o Brasil é “uma nação de passado violento, cujo lema nunca foi a inclusão de diferentes povos, mas sobretudo a sua submissão, mesmo que ao preço do apagamento de várias culturas”.

Em dado momento em que discute a intolerância, a autora propõe que a crise política que engendrou o recente autoritarismo deu-se por um desgaste democrático ao longo dos últimos trinta anos, o que dá brecha para uma interpretação naturalizada da emergência conservadora. É uma interpretação confusa, pois em certo nível justifica a escalada autoritária, seus discursos e suas práticas, estas incompatíveis com uma organização política democrática, como bem defende a autora.

É evidente que a história do país e todos os argumentos dela derivados para definir as raízes de nosso recente autoritarismo, ilumina a cena atual. Contudo, a particularidade da política dos últimos anos, ou seja, o acirramento pós manifestações de 2013, escanteou os mitos fundantes da nacionalidade, e a proposta de sociedade harmônica do novo discurso autoritário nasceu envolta em meio daqueles que a buscam negar.

Filipe Menezes Soares – Doutor em História pela Universidade Federal do Pará. Atualmente pesquisa sobre os seguintes temas: teoria e metodologia da história, ditadura militar no Brasil, conflitos agrários, Nordeste e Amazônia. E-mail: menezes.fs@gmail.com  ORCID: https://orcid.org/0000-0003-2535-8538


SCHWARCZ, Lilia Moritz. Sobre o autoritarismo brasileiro. São Paulo: Companhia das Letras, 2019. Resenha de: SOARES, Filipe Menezes. Muitas vezes é mais cômodo conviver com uma falsa verdade do que modificar a realidade. CLIO – Revista de pesquisa histórica. Recife, v.39, n.1, p.519-524, jan./jun. 2021. Acessar publicação original [DR]

Los perímetros de lo local. Reflexiones teórico-metodologicas en torno a la historia argentina del siglo XX/Anuario del Instituto de Historia Argentina/2021

Las investigaciones en clave local vienen ganando terreno en la producción sobre la historia argentina del siglo XX. De manera sostenida, aunque sin la estridencia de otros desarrollos historiográficos, los ejercicios de análisis localizados fueron ensayados desde registros múltiples inscriptos en la historia social, política y económica. Esta naturaleza diversa desalienta los intentos por sistematizar una producción vasta y en expansión, aunque no impide reconocer algunos de sus trazos más fecundos. En ese reconocimiento es factible individualizar líneas de investigación que ofrecieron a las miradas localizadas un terreno fructífero para desplegar sus aportes conceptuales y metodológicos. Leia Mais

O norte do Rio de Janeiro no século XVI: à luz da história mundial e da eco-história

O movimento histórico de estruturação e institucionalização da História Ambiental, iniciado em meados da década de 1970, traz transformações importantes no campo historiográfico. A abordagem ecológica insere no trabalho do historiador novos modelos interpretativos para o estudo dos comportamentos sociais, do local ao global. O Norte do Rio de Janeiro no Século XVI à luz da história mundial e da eco-história, apresenta-se como um exemplo de trabalho sobre as contribuições metodológicas que ambas as abordagens podem proporcionar para o estudo da História.

A leitura do texto mostra-se um exercício para a compreensão do que se propõe a história ambiental. O conhecimento sobre as produções humanas e os processos de territorialização abarcam as interações entre homem e natureza e a construção de ambientes equilibrados ou não entre eles. Os elementos que formam o meio em que os seres humanos se apropriam interferem em seus comportamentos, suas ações coletivas, suas produções materiais e culturais, atribuindo ao mundo natural influência significativa para o entendimento das civilizações. Leia Mais

Ética Prática | Peter Singer

Peter Singer é filósofo e professor em Princeton e Melbourne, seu livro, Ética Prática, é considerado um clássico no assunto. A primeira edição é de 1993 e desde então vem causando muita comoção devido às suas opiniões polêmicas. Para a quarta edição, o autor revisou todos os capítulos e adicionou um sobre as mudanças climáticas. Segundo o próprio Singer (2018, p. 38), “este livro pode ser entendido como uma tentativa de indicar de que maneira um utilitarista preferencial coerente lidaria com uma série de problemas polêmicos”. O objetivo, portanto, é o de ponderar filosoficamente desde questões cotidianas até assuntos mais polêmicos, como aborto, eutanásia, igualdade, estatuto moral dos animais, responsabilidade com os pobres e o meio ambiente, etc.

É importante entender a posição defendida pelo autor, que é a do utilitarismo preferencial, apesar de levar em consideração outras posições ao longo de suas argumentações. O utilitarismo é um tipo de consequencialismo, ou seja, “não partem de regras morais, mas de objetivos. Avaliam a qualidade das ações mediante uma verificação do quanto elas favorecem esses objetivos” (Ibid, p.21). A visão ainda se difere do utilitarismo clássico hedonista de Bentham e Mill, pois leva em conta uma igual consideração das preferências e interesses dos que são afetados por uma ação. O autor ressalta a distinção feita por R.M. Hare entre os planos de raciocínio moral (crítico) e o intuitivo, melhor adequado no uso cotidiano, onde “é melhor adotarmos alguns princípios éticos amplos e não nos desviarmos deles” (Ibid, p.128), princípios assegurados por experiências passadas, clássicos. Seguindo um conjunto de princípios intuitivos bem escolhidos, não é preciso tentar calcular consequências a cada decisão que fazemos. Leia Mais

Dicionário de Ensino de História | Marieta de Moraes Ferreira e Margarida Maria Dias de Oliveira

Composto de 38 verbetes, o Dicionário de Ensino de História é produto de um conjunto de profissionais que atuam junto aos programas de pós-graduação, em especial, do Mestrado Profissional de Ensino de História, o ProfHistória. Como destacado pelas coordenadoras, esse material foi “Elaborado visando subsidiar pesquisadores e professores nas suas variadas atuações de construção do conhecimento histórico” e acrescenta que ele “[…] objetiva chamar a atenção de pesquisadores de outros campos para as especificidades da historiografia, teóricos e áreas de diálogos do ensino de história” (FERREIRA; OLIVEIRA, 2019, p. 10).

Tende-se a acreditar que o dicionário é um material cuja finalidade é expressar o sentido de determinados termos. Entretanto, a dimensão enciclopédica do mesmo, ao menos em algumas áreas, já não é o mesmo. Não é de hoje que a produção desse tipo de material caiu no gosto dos historiadores. Temos como exemplos, alguns emblemáticos, a produção de Jacques le Goff e Jean Claude Schmitt, Dictionnaire Raisonné de l’Occident medieval, o recente Dicionário da escravidão e liberdade, organizado por Lilian Moritz Schwarcz e Flávio dos Santos Gomes, ou ainda, o Dicionário Crítico de Gênero, organizado por Ana Maria Colling e Losandro Antonio Tedeschi. O dicionário que é objeto dessa resenha, não se distancia dos que foram citados, a não ser por sua temática, o ensino de história. Leia Mais

Poderes politicos y resistencias en la monarquia hispanica (siglos XVI-XVIII)/Estudios de Historia de España/2021

Algunas décadas han pasado desde que la historia política se ha alejado de la visión tradicional -ciertamente estrecha y constrictiva- de pensar la articulación del poder político a través de las estructuras institucionales centralizadas en permanente avance y expansión que acabarán constituyendo las intricadas tramas institucionales de gobierno y administración de las monarquías Ibéricas en su tránsito a la modernidad. Leia Mais

Universidades Populares y experiencias de extensión educativa en América Latina en la primera mitad del siglo XX/Historia Caribe/2021

Las Universidades Populares, destinadas a la formación de obreros y artesanos en ámbitos tan diversos como la alfabetización, la formación política y ciudadana, la prevención sanitaria, las enseñanzas prácticas y profesionales o la difusión cultural, fueron instituciones que surgieron por toda América Latina en el primer tercio del siglo XX. Aunque contamos ya con estudios relevantes sobre algunas de estas iniciativas, el tema ha sido aún escasamente abordado por la investigación histórica. Leia Mais

Sobre o autoritarismo brasileiro | Lilia Moritz Schwarcz

É preciso coragem de verdade para enfrentar as histórias associadas às construções mitológicas, sobretudo aquelas calcadas no senso comum. A importância de uma resenha do livro de Lilia Schwarcz, “Sobre o autoritarismo brasileiro”, não reside exclusivamente na qualidade de seu conteúdo, mas sobretudo na atualidade de seu tema. A vontade da autora em dar uma rápida resposta à crise política a qual atravessamos reveste o livro de importância, uma forma de indicar as raízes históricas do autoritarismo que hoje paira sobre parte da consciência nacional e seu chefe de governo. Se boa parte da sociedade brasileira está estupefata com a expressão pública do conservadorismo, era urgente que um(a) historiador(a) propusesse algumas respostas para dar conta de explicar o recrudescimento do autoritarismo e a violência institucional que ele implica. Temos sempre de ter em vista que a história não deve ser direcionada para usufruto exclusivo de seu métier especializado, mas que momentos políticos conturbados exigem que reflexões deste tipo se tornem públicas, ou seja, mais acessíveis. Este é um importante valor do livro em questão. Leia Mais

Cadernos de Clio. Curitiba, v.12, n.1, 2021.

EDITORIAL

  • Editorial
  • Rafaela Zimkovicz
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ARTIGOS

RESENHAS

ENTREVISTA

  • “Um Pé na Cozinha”: Entrevista com Taís de Sant’Anna Machado
  • Heloisa Motelewski, Rafaela Zimkovicz
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Historia económica, política y social de la Argentina (1880-2003) | Mario Raport

La edición aumentada y corregida de este libro que apareció por primera vez en 2005, encuentra en la actualidad un momento más que oportuno para volver sobre su amplio análisis de la realidad argentina. Desde el apogeo del modelo agroexportador (1880- 1914) hasta los avatares que en el siglo XX sacudieron la economía argentina, constituyen procesos ineludibles para pensar el futuro inmediato que nos depara ante los severos problemas socioeconómicos que está dejando la pandemia por COVID19. En este sentido, la historia, especialmente económica, tiene mucho que aportar al debate. Si bien el libro abarca un amplio conjunto de variables que involucran la coyuntura política y social en todos sus capítulos – las relaciones internacionales, el Estado, la población y las migraciones y el movimiento obrero –, en esta reseña nos centramos en comentar diferentes ejes que involucraron a la política económica argentina que, en definitiva, es el espíritu del libro y de la trayectoria del autor.

El primer capítulo se encuentra dedicado a analizar la etapa del modelo agroexportador argentino. En el presente, el apartado referido a la economía mundial se torna imprescindible para entender cómo y bajo qué condiciones la economía argentina se incorporaba a él. En aquellos años – bajo los difundidos principios del librecambio, en verdad algo agotados – la Segunda Revolución Industrial inglesa dio una respuesta a la primera crisis del capitalismo (1873) acelerando la incorporación al mercado mundial de nuevos proveedores de materias primas como la Argentina, que incorporaba los beneficios de la inversión directa británica. Como dice Rapoport: aunque el Reino Unido en estos años veía declinar su productividad ante la competencia de Alemania y Francia, aquel seguía siendo tanto un gran exportador de capitales a través de empresas ferroviarias y préstamos gubernamentales como un actor político de relevancia dada la hegemonía del patrón oro, que le permitió a la Argentina – una vez lograda la paz social – integrarse al mercado mundial con intensas políticas de inmigración. Leia Mais

Con los vientos del Cordobazo. Los trabajadores clasistas en tiempos de violencia y represión | María Laura Ortiz

A cincuenta años del Cordobazo, María Laura Ortiz nos invita a reflexionar sobre el mundo obrero cordobés con esta exhaustiva investigación. Enmarcada en un análisis históricamente situado que vincula coyunturas con estructuras y acciones sociales con condiciones de posibilidad, la autora realiza una relectura de la emergencia y la trayectoria del clasismo cordobés entre 1969 y 1982. A partir del reconocimiento de otras propuestas interpretativas, este estudio profundiza en los vínculos entre la cultura obrera local y las prácticas sindicales clasistas poniendo en cuestión diversas perspectivas nacionales generalizadoras. La estructura del trabajo reposa en una (re)conceptualización del clasismo que supera definiciones estáticas y dicotómicas en torno a la identidad clasista y las tradiciones políticas con las que se identifican.

A los efectos de ampliar las pesquisas y superar ciertos esquemas y barreras historiográficas, Ortiz recupera memorias del pasado reciente y objetiva los sentidos que subyacen en las tradiciones obreras, indagando en fuentes inéditas – como los “archivos de la represión” – mediante el uso de una pertinente metodología científica propuesta por la historia oral y cultural que dota de originalidad al texto. Dos partes organizan la investigación, siendo la primera la que por un lado refuerza aquella conceptualización a partir de los aportes culturalistas de algunos autores como Raymond Williams, Eric Hobsbawm, Richard Hoggart y James Petras. Por otro lado, y al mismo tiempo, la noción de clasismo es reinterpretada a partir de la caracterización del modelo industrial cordobés, la lógica de funcionamiento entre lo industrial y lo territorial en la ciudad y las transformaciones económicas, sociales y culturales ocurridas con el Cordobazo, el Navarrazo y el golpe de Estado de 1976; acontecimientos que incidieron sobre las posibilidades de expresión de las organizaciones clasistas. Leia Mais

Tribunales revisitados: Caciques, mandones y encomenderos de La Rioja Colonial | García Marisol

En 1991 Ana María Lorandi y Sara Sosa Miatello publicaron en la revista Memoria Americana: “El precio de la libertad: Desnaturalización y traslados de indios rebeldes en el siglo XVII”, artículo en el cual se centraron en el análisis de un pleito judicial por la encomienda y estancia de Guaco, en jurisdicción de La Rioja. 1 Su intención fue ilustrar con este caso de estudio, el proceso de escala regional de desestructuración de la comunidad y pérdida de la identidad indígena, provocada por las desnaturalizaciones una vez concluidas las guerras calchaquíes a fines del siglo XVII. Tres décadas después, es publicado el libro objeto de esta reseña: Tribunales revisitados: Caciques, mandones y encomenderos de La Rioja Colonial por Marisol García. En esta investigación, el pleito judicial por la encomienda y estancia de Guaco es “revisitado” a partir de nuevas preguntas y aportes desarrollados en el campo de la historia colonial y etnohistoria de la región del Tucumán, que a su vez se ven iluminadas al incorporar expedientes judiciales inéditos2 y la Visita del oidor don Antonio Martínez Luján de Vargas a las encomiendas de La Rioja y a Catamarca, ambas publicadas. 3

La autora, a partir del caso, se propone abordar el problema general de la participación indígena en la justicia colonial, así como las transformaciones de los pueblos de indios en la Gobernación del Tucumán. El pleito de Guaco, muy documentado en relación a otros, refleja la compleja trama de la sociedad colonial de fines del siglo XVII de la región. El encomendero, Isidro de Villafañe era un poderoso vecino de La Rioja que fue beneficiario de una encomienda de indios, que incluía desnaturalizados, hasta su muerte en 1674. La encomienda estaba compuesta por parcialidades malfines, andalgalás y anexos procedentes del oeste catamarqueño. Estos grupos étnicos, emparentados y aliados, habían sido los principales protagonistas del “Gran Alzamiento diaguita” (1630-1643) y, luego de su derrota, fueron desnaturalizados. Fue Villafañe quien asentó a sus encomendados en su estancia de Guaco, en el valle de Sanagasta. En este sitio permanecieron por 25 años, hasta que la muerte de su encomendero perturbó su continuidad. Al fallecer Villafañe y su esposa en el año 1674 sin descendientes, se desencadenaron dos pleitos judiciales – muy relacionados entre sí – por la sucesión de la encomienda, del pueblo y de la estancia de Guaco. Uno de los expedientes es un pleito originado por la fragmentación de la encomienda de malfines y andalgalás entre distintos vecinos; el otro tiene como objeto de litigio a la estancia y pueblo de Guaco, así como las intenciones de traslado de los encomendados. Lo interesante es que el pleito no sólo enfrentó a las familias más poderosas de la jurisdicción, sino también a las autoridades étnicas de las parcialidades que componían la encomienda. Por un lado, Francisco Gualcusa, un indio mandón, buscaba establecer la residencia en las “tierras ancestrales” de donde habían sido extrañados en Andalgalá, mientras que por otro lado, Gerónimo Pibala y Pedro Aballay, caciques, reclamaban permanecer en el pueblo de Guaco, siendo que en 1667 el Gobernador les había otorgado la mitad de las tierras de la estancia para su beneficio y subsistencia. Leia Mais

Hacia un mapa de los usos del pasado en América Latina | Cuadernos de Historia – Serie economía y sociedad | 2021

Este dossier reúne siete trabajos sobre usos del pasado -recursos clave para comprender los procesos de legitimación del poder- que se produjeron a lo largo del siglo XX en distintos países de América Latina. Un nuevo y más amplio concepto de historiografía, entendida como práctica sociocultural, ha impulsado a la historia de la historiografía a abordar diferentes formas de historización, no sólo las profesionales.

Dentro de este vasto campo de estudios y desde una perspectiva que vincula la historia de la historiografía con la historia política, preocupada por dar cuenta de la construcción de imágenes sociales del pasado, como plantea Cattaruzza, 1 nos preguntamos por las operaciones historiográficas – en el sentido pensado por Michel De Certeau – productoras de distintas lecturas sobre el pasado, realizadas tanto por historiadores, aficionados, cronistas como por los usuarios de las mismas, conformados por diferentes actores políticos – oficialistas, opositores, militantes. Leia Mais

Las militancias desde la historia reciente argentina. Abordajes y experiencias | Cuadernos de Historia – Serie economía y sociedad | 2021

Las militancias constituyen un objeto de indagación multidisciplinario que integra trabajos más centrados en la dimensión organizacional, otros en las biografías e itinerarios personales o en su incidencia en procesos de cambio social y político, entre las dimensiones y perspectivas más difundidas. Desde la disciplina histórica, el interés por las militancias es de larga data y ha sido principalmente tematizado en relación a los estudios y diálogos al interior de la historia política o la historia social, en correspondencia con el análisis de los diferentes ámbitos de su actuación y devenir. Sin embargo, desde preocupaciones más cercanas, el abordaje de éste y otros objetos propone repensar una serie de preocupaciones de orden teórico-metodológico que asisten al propio proceso de investigación de experiencias, sin que ambas dimensiones resulten separadas. Compartiendo estas expectativas y modos de hacer historia, este dossier reúne un conjunto de trabajos que se interrogan por las militancias desde algunas de las claves con que se indaga y modula la historia reciente argentina. La propuesta es poner en diálogo enfoques y estrategias metodológicas diversas para dar cuenta de objetos que tienen a las militancias en el centro de su preocupación, sea que se pesquise desde experiencias recortadas localmente o que se las ubique intersectando escalas variadas. De igual modo, el dossier integra trabajos preocupados por anclar en las relaciones existentes entre las militancias y otros escenarios /actores/ formas de la política y temporalidades, buscando reflexionar en simultáneo sobre los efectos de sentido de las decisiones del quehacer historiográfico, al conjugar referencias teóricas, estrategias metodológicas y recorte de objetos diversos.

Los tres primeros trabajos que componen el dossier se mueven en una temporalidad relativamente amplia en tanto abordan trayectorias e itinerarios colectivos o reflexiones teóricas sobre fenómenos que, aunque remiten centralmente a experiencias militantes de los años sesenta y setenta, se desplazan en el análisis hacia épocas anteriores. Más allá de las diferencias que sus objetos, sus perspectivas teóricas y/o metodológicas presentan, los tres coinciden en una misma actitud: poner en tensión, matizar o incluso cuestionar conceptos, generalizaciones y formas de concebir y periodizar ciertas militancias que se desarrollaron en esos años de experimentación, búsquedas y apuestas radicales. Leia Mais

Mapping Diaspora: African American Roots Tourism in Brazil | Patricia de Santana Pinho

Alguns anos atrás, durante uma de minhas muitas viagens para Salvador, lembro de ter assistido a um programa na televisão que mencionava a chegada de turistas afro-americanos para a festa de Nossa Senhora da Boa Morte, que sempre acontece em agosto na cidade de Cachoeira na Bahia. Como pesquisador soteropolitano radicado no exterior que tem interesses em estudos de raça, o tema imediatamente chamou minha atenção. Soube pouco tempo depois, através do guia de turismo Frederico Bomsucesso, que essas visitas estavam acontecendo regularmente. A notícia, de fato, não me surpreendeu. Tive a oportunidade de trazer alunos afro-americanos para fazer intercâmbio em Salvador e já sabia que a relação deles com a cidade é sempre especial. Imaginava que mais cedo ou mais tarde alguém descobriria esta fatia de mercado para o turismo baiano. Leia Mais

Usos do tempo, entre passado e porvir | Memória em Rede | 2021

El pasado es la única temporada que crece cada día. Desde el hoy solemos contemplarlo con un poco de angustia. Y nunca esta completo. La memoria se queda apenas con fragmentos, que no siempre son los más relevantes.

Mário Benedetti, Vivir adrede

Têm razão os cépticos quando afirmam que a história da humanidade é uma interminável sucessão de ocasiões perdidas. Felizmente, graças à inesgotável generosidade da imaginação, cá vamos suprimindo as faltas, preenchendo as lacunas o melhor que se pode, rompendo passagens em becos sem saída e que sem saída irão continuar, inventando chaves para abrir portas órfãs de fechadura ou que nunca a tiveram”

José Saramago, A viagem do Elefante

Neste dossiê interroga-se os usos do tempo no campo conturbado e confluente entre ciências sociais e humanas como a história, a antropologia, a arqueologia, a museologia, convocando igualmente a literatura e os estudos culturais. O objetivo central é uma abordagem dos usos do passado e da construção do futuro, que possa interrogar o crescendo dos estudos sobre a memória, o património e o anti-património, a relação com as fontes orais, os arquivos e os museus, ao mesmo tempo que se debate a teoria e os métodos, e se convocam saberes de fronteira de várias disciplinas. Leia Mais

Marriage/Divorce and Distress in Northeast Brazil: Black Women’s Perspectives on Love/Respect and Kinship | Melanie A. Medeiros

Na rodoviária de Salvador, na Bahia, a antropóloga entrou no ônibus, percorreu dez horas por estradas sinuosas até a região da Chapada Diamantina e chegou a Brogodó. Ao longo de uma década, entre 2006 e 2015, ela voltou ali. De início, chegou de mansinho, passou umas semanas, sentiu o clima. Depois, foi encontrar financiamento para mais pesquisa e voltou para passar mais tempo, dedicando-se a entrevistas e grupos focais, observação participante mais apurada, perguntas mais argutas. E, a partir desse longo relacionamento, Melanie Medeiros, professora da State University of New York, produziu monografia de graduação, dissertação de mestrado e tese de doutorado, resultando no presente livro, publicado em 2018. Leia Mais

História. (São Paulo). Assis/Franca, v.40, 2021.

  • Entrevista com Roger Chartier – Representações das práticas, práticas da representação Entrevista
  • Guimarães, Valéria dos Santos
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  • Multiplicidades de análises, escritas e aportes teóricos-metodológicos sobre a história indígena no Brasil entre os séculos XVI e XIX Dossiê: Povos Indígenas Na América Portuguesa Entre Os Séculos Xvi E Xix: Contatos Interétnicos, Agenciamentos E Novas Territorializações
  • Apolinário, Juciene Ricarte; Amorim, Maria Adelina
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  • Da invisibilidade étnica à etnogênese: histórias e identidades de índios e negros em abordagem articulada e comparativa* Dossiê: Povos Indígenas Na América Portuguesa Entre Os Séculos Xvi E Xix: Contatos Interétnicos, Agenciamentos E Novas Territorializações
  • Almeida, Maria Regina Celestino de
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  • Entre ser português e índio “barbado”: da cidade de Nazaré (s. Luís do Maranhão, 1536) à colonização do vale do Itapecuru no século XVII Dossiê: Povos Indígenas Na América Portuguesa Entre Os Séculos Xvi E Xix: Contatos Interétnicos, Agenciamentos E Novas Territorializações
  • Moreira, Rafael
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  • O principal Antônio da Costa Marapirão: políticas indígenas e políticas indigenistas na Amazônia Portuguesa (século XVII) Dossiê: Povos Indígenas Na América Portuguesa Entre Os Séculos Xvi E Xix: Contatos Interétnicos, Agenciamentos E Novas Territorializações
  • Rocha, Rafael Ale
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  • Conquista e territorialização na capitania do Siará Grande: aldeamentos e sesmarias de indígenas no século xviii Dossiê: Povos Indígenas Na América Portuguesa Entre Os Séculos Xvi E Xix: Contatos Interétnicos, Agenciamentos E Novas Territorializações
  • Silva, Rafael Ricarte da; Carvalho, Reinaldo Forte
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  • Territorialização e territorialidades indígenas Paiaku na implantação do Diretório dos Índios nas Capitanias do Norte do Brasil Dossiê: Povos Indígenas Na América Portuguesa Entre Os Séculos Xvi E Xix: Contatos Interétnicos, Agenciamentos E Novas Territorializações
  • Vicente, Marcos Felipe
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  • A educação indígena nos confins da América portuguesa: projetos, esperanças e conflitos (Rio Grande do Sul, século XVIII) Dossiê: Povos Indígenas Na América Portuguesa Entre Os Séculos Xvi E Xix: Contatos Interétnicos, Agenciamentos E Novas Territorializações
  • Garcia, Elisa Frühauf
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  • “E saber a língua geral de índios”: reconfigurações linguísticas nas vilas de índios da capitania da Bahia Dossiê: Povos Indígenas Na América Portuguesa Entre Os Séculos Xvi E Xix: Contatos Interétnicos, Agenciamentos E Novas Territorializações
  • Souza, Pedro Daniel dos Santos
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  • “Um manual que todos possam usar”: O conhecimento indígena sobre plantas medicinais do Brasil setecentista e as observações filosófico-naturais de Domingos Alves Branco Muniz Barreto Dossiê: Povos Indígenas Na América Portuguesa Entre Os Séculos Xvi E Xix: Contatos Interétnicos, Agenciamentos E Novas Territorializações
  • Conceição, Gisele C.
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  • Realidades conectadas: as relações entre indígenas e negros na Comarca de Paranaguá, século XVIII Dossiê: Povos Indígenas Na América Portuguesa Entre Os Séculos Xvi E Xix: Contatos Interétnicos, Agenciamentos E Novas Territorializações
  • Portela, Bruna Marina
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  • A encruzilhada “Xaclan”: Afonso Botelho e os Kaingang nos sertões do Paraná (século XVIII) Dossiê: Povos Indígenas Na América Portuguesa Entre Os Séculos Xvi E Xix: Contatos Interétnicos, Agenciamentos E Novas Territorializações
  • Weigert, Daniele
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  • Índios, milicianos e colonos no sul do Brasil: lideranças indígenas e o aldeamento de atalaia na ocupação dos territórios Kaingang nos campos de Guarapuava (1810-1825) Dossiê: Povos Indígenas Na América Portuguesa Entre Os Séculos Xvi E Xix: Contatos Interétnicos, Agenciamentos E Novas Territorializações
  • Souza, Almir Antonio de; Lino, Jaisson Teixeira
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  • O trabalho compulsório indígena no Grão-Pará: abrangência, conflitos e resistências entre o fim do Antigo Regime português e o início do Estado Nacional brasileiro (1821-31) Dossiê: Povos Indígenas Na América Portuguesa Entre Os Séculos Xvi E Xix: Contatos Interétnicos, Agenciamentos E Novas Territorializações
  • Machado, André Roberto de A.
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  • Os índios vereadores, a câmara de Messejana e a formação do Estado nacional brasileiro no Ceará Dossiê: Povos Indígenas Na América Portuguesa Entre Os Séculos Xvi E Xix: Contatos Interétnicos, Agenciamentos E Novas Territorializações
  • Costa, João Paulo Peixoto
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  • A Santa Sé e o serviço de proteção ao índio: as disputas entre a igreja católica e o estado pela tutela e gestão das populações indígenas Dossiê: Povos Indígenas Na América Portuguesa Entre Os Séculos Xvi E Xix: Contatos Interétnicos, Agenciamentos E Novas Territorializações
  • Marin, Jérri Roberto
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  • O riso combatente: a sátira e o escárnio nos periódicos paraguaios durante a Guerra da Tríplice Aliança Artigos Livres
  • Oliveira Filho, Sergio Willian de Castro
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  • O Waimea 5000 em revistas californianas (1976-1982) Artigos Livres
  • Fortes, Rafael
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  • Narrar vidas, homenageando a memória dos vultos beneméritos da nação e do Rio Grande do Norte: um ensaio sobre a produção biográfica do Instituto Histórico e Geográfico do Rio Grande do Norte (1902-1927) Artigos Livres
  • Costa, Bruno Balbino Aires da
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  • Cidadania e ensino de História no Currículo Oficial do Estado de São Paulo Artigos Livres
  • Pinto, Jorge Eschriqui Vieira
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  • Navegando pelo Turiaçu: a reprodução cosmológica do rio Amazonas e o mito da cobra-canoa e sua relação com as estearias do Maranhão Artigos Livres
  • Navarro, Alexandre Guida
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  • A arte de fotografar em Curitiba no século XIX: dos profissionais itinerantes aos primeiros estúdios Artigos Livres
  • Stancik, Marco Antonio
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  • Mulheres à proa: relatos sobre a experiência da emigração portuguesa no século XIX Artigos Livres
  • Boschilia, Roseli; Ramos, Natália
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  • O cinema dizia-se de muitos modos: a emergência do cinema artístico a partir do advento do movimento cineclubista no Brasil e em Portugal (1950-1960) Artigos Livres
  • Zanoni, Fábio
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  • Especialistas e políticos: os médicos e o campo da medicina social no Chile, 1924-1952 Artigos Livres
  • Moyano Barahona, Cristina; Rivas Rodríguez, Javier
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  • Paralelos entre a Revolução Russa e a Revolução Chinesa: camponeses, teóricos e revolucionários Artigos Livres
  • Leão, Igor Zanoni Constant Carneiro
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  • Estrutura e dinâmica do trabalho compulsório e livre na infraestrutura viária do Império do Brasil: africanos livres, escravizados e livres (1854-1856) Artigos Livres
  • Cravo, Télio
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  • A especificidade do Populismo de Esquerda Artigos Livres
  • Mendonça, Daniel de; Resende, Erica Simone Almeida
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  • Limites da canção: a música brasileira segundo Mário de Andrade Artigos Livres
  • Natal, Caion Meneguello
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  • Agentes do Duce. Os cônsules italianos na Córsega e em Malta durante o período fascista Artigos Livres
  • Paci, Deborah
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  • Posse, propriedade e conflitos em terras do Apeú: considerações sobre um litígio de terras entre posseiros no Pará nas primeiras décadas da república (1895-1905) Artigos Livres
  • Esteves, Carlos Leandro
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  • EL MOVIMIENTO DE LA REFORMA UNIVERSITARIA. TRAYECTORIAS Y TRASCENDENCIAS Artigos Livres
  • Funes, Patricia
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  • “TODAS AS MAIS DESPESAS QUE LHE PARECEREM NECESSÁRIAS PARA O BOM GOVERNO E ESTADO DO SANTO OFÍCIO”: a batalha pela custódia do confisco dos bens dos hereges (1649-1657) Artigos Livres
  • Mattos, Yllan de
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  • O RELEVO DO FATO E DA FALA: Israel Norte no “Obelisco Negro” de Shalmaneser III e seus contextos na Idade do Ferro II Artigos Livres
  • SANTOS, JOÃO BATISTA RIBEIRO
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  • “A HINTERLÂNDIA AINDA ERA MAIS PROFUNDA DO QUE NOS TEMPOS ATUAIS” – o ‘Alto sertão’ e a produção do território no Império do Brasil Artigos Livres
  • Irffi, Ana Sara Cortez
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  • NAÇÃO, MEMÓRIA E HISTÓRIA NA ÁFRICA DO SUL ATRAVÉS DE JOHN DUBE Artigos Livres
  • BARROS, Antonio Evaldo Almeida
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  • UM CRIME CONTRA A HUMANIDADE: colonização, genocídio e gênero em “A mulher de pés descalços”, de Scholastique Mukasonga Artigos Livres
  • Gomes, Márcia Letícia; Barbosa, Xênia de Castro
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  • RIBEIRO SANCHES E A HISTÓRIA DA MONARQUIA PORTUGUESA Artigos Livres
  • Miranda, Luiz Francisco Albuquerque de
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  • OS CAPITÃES-MORES DO MARANHÃO E A ADMINISTRAÇÃO DA CAPITANIA EM TEMPO DE GOVERNADOR AUSENTE (C.1673-1751) Artigos Livres
  • SANTOS, Fabiano Vilaça dos
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  • “O ELDORADO DOS NATURALISTAS”. Discurso científico e linguagem literária nos ensaios amazônicos de Raimundo Morais Artigos Livres
  • Murari, Luciana
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  • O PODER FEMININO NA “ANDRÔMACA” DE EURÍPIDES Artigos Livres
  • Lessa, Fábio de Souza
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  • O ENSINAR EM MEDIOLANUM: imagens da morte na estela de Orensia Obsequente (Século I D.C.) Artigos Livres
  • Omena, Luciane Munhoz de; Capel, Heloísa Selma Fernandes
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  • ASSISTÊNCIA NA ANTIGA PROVÍNCIA DO RIO DE JANEIRO: contribuições para o debate acerca de sua organização (1830-1890) Artigos Livres
  • SANGLARD, Gisele
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  • DO LUGAR DAS RELÍQUIAS PARA O LUGAR DA HISTÓRIA: a Biblioteca Nacional e outras instituições de acervo na produção da historiografia brasileira no final do século XIX Artigos Livres
  • Oliveira, Josiane Roza de
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  • “O TOMBO EM MANGUINHOS”: Ciência, Primeira Guerra Mundial e as Relações entre Argentina e Brasil Artigos Livres
  • CAVALCANTI, Juliana Manzoni
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  • LA INTRODUCCIÓN DE VARIEDADES DE TRIGO DURANTE EL PROCESO DE CONSTITUCIÓN DEL MODELO AGRÍCOLA ESTADOUNIDENSE Artigos Livres
  • SERRANO-BOSQUET, Francisco Javier
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  • DA PROTEÇÃO À PROJEÇÃO: O Associativismo espanhol em Manaus (1901-1919) Artigos Livres
  • PINHEIRO, Maria Luiza Ugarte
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  • AUTORIA, AUTORIDADE E ESCRITA DA HISTÓRIA NA GRÉCIA ANTIGA Artigos Livres
  • CONDILO, Camila
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  • “ESTA RECEITA É MARAVILHOSA”: saberes e práticas curativas na literatura médica publicada em Portugal na primeira metade do século XVIII Artigos Livres
  • Fleck, Eliane Cristina Deckmann; Dillmann, Mauro
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  • “Enquanto houver biografia, haverá livro”: uma biografia negociada Resenha
  • Torres, Lucas Porto Marchesini
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  • História Social da ditadura civil-militar e o Ministério do Trabalho no Governo Castelo Branco (1964-1967) Resenha
  • Oliveira, Samuel Silva Rodrigues de
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  • Ser historiador em 2018, a propósito do livro Le travail de l’histoire Resenha
  • Machado, Daiane
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  • AS DEMOCRACIAS NA CONTRAMÃO Resenha
  • QUELER, Jefferson José
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  • Cartas de James Redpath sobre a escravidão e a vida dos escravos no Brasil, publicadas pelo The Anti-Slavery Reporter (1867-1868) Documentos
  • Ré, Henrique Antonio
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  • Texto: pt
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  • O LIVRO DAS ATAS DA JUNTA CONSTITUINTE DE 1823-1824 EM PORTUGAL Documento
  • DOMINGUES, José; MOREIRA, Vital
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Paidéi@. Santos, v.13, n.23, 2021.

Editorial

Artigos Científicos

 

Paidéi@. Santos, v.13, n.24, 2021.

Editorial

  • Editorial
  • Eliana Nardelli de Camargo
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Artigos Científicos

Relato de Experiência

Artigos de Revisão

 

Manuel Querino: criador da culinária popular baiana | Carlos Alberto Dória, Jeferson Bacelar

Justamente, em uma tarde qualquer de abril, “começou na Bahia […] a glória de Pedro Archanjo”, personagem de Tenda dos Milagres, livro de Jorge Amado.1 Nesse romance, o mundo da cozinha baiana está presente. Nos dizeres de Paloma Amado, Pedro Archanjo era “um obá de Xangô, Ojuobá cheio de conhecimento e sabedoria”, que conhecia “o povo mestiço da Bahia […] seus hábitos, sua cultura”, portanto, através dele se podia ter “a noção exata da delicadeza e da força, da simplicidade e da sofisticação dessa culinária”.2 Até porque Jorge Amado construiu seu romance inspirado em personagens reais. Pedro Archanjo se espelhava em Manuel Querino. Jorge Amado disse então: “enquanto escrevi este livro, muitas vezes recordei […] Manuel Querino”.3 São temas do livro aqui resenhado, tanto a pessoa, Manuel Querino, como sua obra, A arte culinária na Bahia. 4 Leia Mais

Akdeniz’de Savaş: Osmanlı-İspanya Mücadelesi | Hüseyin Serdar Tabakoglu

In the last three decades, comparative historiography has gained importance, which is a turning point in the Ottoman historiography. In this way, scholars started to elude the archaic Rankean penchant that is so dry wording for readers. Hence, novel, and systematic studies are initiated by systemized texts, concepts, and documents rather than listing a plethora of documents and historical information like an inventory register. By reducing a rigid methodology, studies will be more well-rounded.

The Mediterranean witnessed an immense struggle between the Spanish and Ottoman empires in the 16th century. At that time two empires aimed to rule the sea by using not only the military instruments such as galleys but also the intelligence or disinformations, which can be called espionage. In order to produce an extensive dissertation of this issue, it must be done “a puzzle” by researching archives of foreign countries, put another way, utilize from different sources or documents that is the only way to study and to get a grip on Ottoman-Spain relations. Leia Mais

Ensaios de História Medieval: temas que se renovam | Renata Cristina de Souza Nascimento

O livro Ensaios de História Medieval: temas que se renovam é um exemplo, junto a outros publicados nos últimos anos1, da consolidação dos estudos universitários brasileiros sobre a Idade Média. Desde meados da década de 1990 o medievalismo no Brasil vem crescendo influenciado por diversos fatores2. A fundação da ABREM (Associação Brasileira de Estudos Medievais), em 1996, foi um marco desse sucesso. Nesse processo, grupos de estudos, periódicos especializados e eventos regulares na área também se estabeleceram nas regiões Nordeste, Centro-Oeste, Sudeste e Sul. Em Goiânia, por exemplo, nas dependências da Pontifícia Universidade Católica de Goiás (PUC Goiás), Área II, foi realizado nos dias 20 e 21 de maio de 2019 o Colóquio de Estudos Medievais & Curso de Atualização: “Ensaios de História Medieval: temas que se renovam”. Nesse evento, foi lançado a obra aqui resenhada, organizada pelos professores doutores Renata Cristina de Sousa Nascimento (UEG/ UFG/PUC-GO) e Paulo Duarte Silva (UFRJ). Leia Mais

Tiempo Histórico. Santiago, n.21, 2020.

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Artículos

Reseñas

Tiempo Histórico. Santiago, n.22, 2021.

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Reseñas

La confederación argentina y sus subalternos: integración estatal, política y derechos en el Buenos Aires posindependiente (1820-1860) | Ricardo Salvatore

Diecisiete años después, especie de secuela de Paisanos itinerantes: Orden estatal y experiencia subalterna en Buenos Aires durante la era de Rosas, 1 Ricardo Salvatore nos propone reflexionar sobre la formación del Estado-nación en Argentina y las respuestas y experiencias de grupos subalternos a dicho proceso de naturaleza conflictiva. Centralizando su análisis en la provincia de Buenos Aires durante la era de Juan Manuel de Rosas, ya no son sólo objeto de estudio los peones de estancia y pequeños campesinos independientes, sino que versa en otros grupos: afro-porteños, pueblos indígenas, mujeres, unitarios comunes y vecinos rurales rebeldes. Al incorporar otros actores intenta entender mejor los múltiples entramados de poder y cómo fue la interacción particular de cada uno de ellos con las autoridades y una política estatal caracterizada por la ambivalencia entre coerción y persuasión. Familiarizando al lector con el tema de análisis, empieza rescatando y resumiendo los principales aportes de Paisanos itinerantes… Recuperando sus voces, acciones y memorias a partir del análisis de las filiaciones elaboradas por las autoridades militares reclutadoras, reconstruye la experiencia colectiva de peones y campesinos que formaron parte del ejército y las milicias de la provincia de Buenos Aires.

Poniendo énfasis en la cuestión militar procede describiendo los intentos del Estado rosista por controlar y ordenar la campaña. Identifica las formas de coerción y estímulos aplicados por el Estado en las unidades militares como también las estrategias de resistencia y de negociación que desarrollaron los subalternos. Entre ellas, la deserción y sus consecuentes acciones para no ser capturados, es decir, forjar una nueva identidad social y poder asentarse en una localidad. Dimensiona qué incidencia tuvo el servicio militar no sólo en la experiencia vivida sino también en nociones de pertenencia territorial e idea de nación que pudieron construir los soldados en sus participaciones bélicas en y fuera de la provincia. Esto le permite discutir con la historiografía tradicional hasta qué punto las autonomías provinciales fueron las principales protagonistas para modelar los sentidos de pertenencia de la población. Con los avances logrados puede desarrollar su concepto de “patriotismo condicional” y las formas de federalismo practicadas. Leia Mais

La Antigua Gobernación del Tucumán. Política, sociedad y cultura (s. XVI al XIX) | Guilhermo Nieva Ocampo, Ana Mónica González Fasani e Alejandro Nicolás Chiliguay

Esta obra fue publicada en 2020 con el patrocinio del “Instituto Universitario La Corte en Europa” (IULCE) de la Universidad Autónoma de Madrid y del Proyecto N° 2.354: “Agentes del gobierno en el mundo hispano. Microanálisis del poder monárquico (ss. XV-XVIII)” del Consejo de Investigación de la Universidad Nacional de Salta (CIUNSa). Su coordinación estuvo a cargo de Guillermo Nieva Ocampo (CONICET/Universidad Nacional de Salta), Ana Mónica González Fasani (Universidad Nacional del Sur) y Alejandro Nicolás Chiliguay (CONICET/Universidad Nacional de Salta). Además participan como autores: Juan Jiménez Castillo (Universidad Autónoma de Madrid), Adriana del Valle Báez (Universidad Nacional de Salta), Giovanni Zampar (Universidad Nacional de Salta), Daniela Alejandra Carrasco (Universidad del Salvador), Jezabel Borella (Universidad Nacional de Salta), Marcelo Correa (CONICET/Universidad Nacional de Salta), Javier Hipólito Villanueva (Universidad de los Andes), Bárbara Aramendi (CONICET/Universidad Nacional de Salta), Gabriela Lupiañez (Universidad Nacional de Tucumán), Gustavo Bazán (Universidad Nacional de Salta), Ana María Martínez de Sánchez (CIESC. CONICET/ Universidad Nacional de Córdoba), Silvano G. A. Benito Moya (CONICET/Universidad Nacional de Córdoba), María Luciana Llanpur (Universidad Nacional de Jujuy), Nora Siegrist (CONICET/ Pontificia Universidad Católica Argentina), Marisa Restiffo (Universidad Nacional de Córdoba), Leonardo Waisman (CONICET/ Universidad Nacional de Córdoba) y Cecilia Cornejo (Universidad Católica de Salta).

Según explican los coordinadores, el texto se pensó y diseñó con calidad y formato de “manual general” con la finalidad de proporcionar un relato histórico claro, simple y completo sobre la historia de la antigua Gobernación del Tucumán. Principalmente, su lectura está destinada a docentes de nivel medio, estudiantes universitarios y a todos aquellos lectores pertenecientes a un público interesado en esta temática. Leia Mais

Kwanissa. São Luís, v.4, n.10, 2021.

PENSAMENTOS GEOGRÁFICOS AFRICANOS E INDÍGENAS

Apresentação

  • PENSAMENTOS GEOGRÁFICOS AFRICANOS E INDÍGENAS
  • Jamille da Silva Lima-Payayá, Luíza Cristina Silva Silva, Paula Regina de Oliveira Cordeiro
  • PDF

Artigos

Relatos de Experiências

 

Revista do Instituto Histórico e Geográfico Brasileiro. Rio de Janeiro, v.182 n. 485 jan./abr. 2021

Revista IHGB – Número 485

Carta ao Leitor

I – ARTIGOS E ENSAIOS

  • ARTICLES AND ESSAYS
  • A formação e a consolidação das diretrizes alfandegárias no Brasil Colonial: Rio de Janeiro (séculos XVI-XVIII)
  • The formation and consolidation of customs guidelines in Colonial Brazil: Rio de Janeiro (XVI-XVIII centuries)
  • Valter Lenine Fernandes
  • Bemtevis, cabanos e ligueiros: organização e atuação da elite política do Maranhão após a Balaiada (1842-1855)
  • Bemtevis, cabanos and ligueiros: organization and role of the political elite of Maranhão after the Balaiada (1842-1855)
  • Arthur Roberto Germano Santos
  • Novos caminhos para o cárcere: Humanismo penitenciário no Brasil oitocentista
  • New ways for prisons: prison humanism in Brazil in the nineteenth century
  • Camila Similhana Oliveira de Souza
  • Nos escritórios da rua do Ouvidor: a imprensa e o ofício dos jornalistas na passagem do Segundo Reinado à Primeira República (1875-1891)
  • In the offices on Ouvidor street: the press and the profession of journalists during the transition time between the Second Reign and the First Republic (1875-1891)
  • Gabriela Nery
  • A contribuição de Teófilo Ottoni (1807-1869) à Geografia brasileira do século XIX
  • The contribution of Theófilo Ottoni (1807-1869) to brazilian Geography of the 19th century
  • João Eduardo de Alves Pereira
  • O Direito Administrativo e a expansão do Estado na Primeira República: notas preliminares a uma história da doutrina administrativista no Brasil
  • The growth of state intervention in the First Republic and Administrative Law literature: some preliminary notes on the History of Brazilian Administrative Law
  • Airton Cerqueira-Leite Seelaender
  • Cândido Mendes de Almeida, historiador do Direito
  • Cândido Mendes and the legal history
  • Arnaldo Sampaio de Moraes Godoy
  • Questões de litígio entre o Piauí e o Ceará: embates pela Vila de Amarração no litoral do Piauí (1880 – 1884)
  • Litigation issues between Piauí and Ceará: fighting for the Amarração Village on the coast of Piauí (1880 – 1884)
  • Marcus Pierre de Carvalho Baptista
  • Francisco de Assis de Sousa Nascimento
  • Elisabeth Mary de Carvalho Baptista
  • “Nos braços da horrível situação”: a seca de 1932 e o Governo Provisório no Ceará
  • “Plunged in a dire situation”: the 1932 drought and the Provisional Government in Ceará
  • Priscilla Régis Cunha de Queiroz
  • O trem e a guerra: as ferrovias baianas e a Segunda Guerra Mundial
  • Trains and the war: the railroads in Bahia During World War II
  • Aloísio Santos da Cunha
  • A divulgação científica protagonizada por cientistas e a legitimação da Ciência brasileira: A revista Ciência e Cultura (1949 – 1964) e a sociedade brasileira para o progresso da Ciência
  • The science communication led by scientists and the Justification of Science in Brazil: The magazine Ciência e Cultura (1949 – 1964) and the brazilian society for the advancement of Science
  • Gabriel Augusto dos Santos Rocha de Faria
  • Luisa Medeiros Massarani
  • Ildeu de Castro Moreira
  • Os ethés da mãe das gêmeas Farida e Carolinda em Terra Sonâmbula, de Mia Couto
  • The Ethes of the mother of the twins Farida and Carolinda in Mia Couto´s Sleepwalking Land
  • Shirley Maria de Jesus
  • Mírian Sousa Alves

II – COMUNICAÇÕES

  • NOTIFICATIONS
  • A representação do Rio de Janeiro como traço de identidade do Cinema Novo: Todas as mulheres do mundo (Domingos de Oliveira, 1967)
  • The representation of Rio de Janeiro as an identity trait of the brazilian New Cinema: Domingos de Oliveira’s All Women in the World, 1967
  • Carlos Eduardo Pinto de Pinto
  • Joaquim Veríssimo Serrão e a História Luso-Brasileira
  • Joaquim Veríssimo Serrão and the Luso-Brazilian History
  • Arno Wehling

III – DOCUMENTOS

  • DOCUMENTS
  • A Capitania de Mato Grosso e a fronteira oeste do Brasil: estudo de um manuscrito setecentista
  • The Captaincy of Mato Grosso and the western border of Brazil: study of an eighteenth-century manuscript
  • Phablo Roberto Marchis Fachin
  • Mariane Soares Torres
  • Dizem Vilhena e Torrão em 1810: requerimento de abertura de uma casa de educação soteropolitana
  • A request by Vilhena and Torrão in 1810 to open a house of education in Salvador
  • Luciane Cristina Scarato

VI – RESENHAS

  • REVIEW ESSAYS
  • Um olhar sobre a materialidade e os significados dos textos
  • Gabriel de Abreu Machado Gaspar
  • O desafio Rio Branco: o Barão por uma nova  perspectiva biográfica
  • Elisabeth Santos de Carvalho
  • Benfeitores da Revista do IHGB
  • Colaboradores Pareceristas
  • Normas de publicação
  • Guide for the authors

Dez dias em um hospício | Nellie Bly

Dez dias em um hospício é fruto de uma experiência singular em que a autora e jornalista norte-americana Elizabeth Cochran (1864 – 1922) investiga a realidade de um hospício. Foi convidada pelo então editor chefe do jornal ­ e New York World (circulou entre 1860 e 1931) Joseph Pulitzer. Ele é o criador do Prêmio Pulitzer de jornalismo, pela primeira vez editado em 1917. Foi seu o projeto da internação de uma jornalista no hospício feminino da Ilha de Blackwell, mas a excelência do trabalho de Elizabeth esteve acima do que qualquer um podia imaginar. Ela encenou loucura, observou e denunciou não apenas as condições altamente inapropriadas da vida e do tratamento dispensado às internas, mas o próprio diagnóstico a que ela e outras internas receberam.

Nellie Bly era o pseudônimo de jornalista pelo qual publicava no ­ e New York World e que foi usado para a série de reportagens que narraram sua experiência no asilo. As reportagens foram, em seguida, reunidas por ela na forma do livro que enfim chega ao público brasileiro, após 133 anos. Momento muito oportuno, em vista da desconstrução da Reforma Psiquiátrica, por políticas de regresso ao modelo manicomial, que vêm ocorrendo sistematicamente no Brasil, nos últimos anos. Leia Mais

Aprendendo e ensinando na Idade Média e renascimento: novas perspectivas/ Brathair/2021

Colocados lado a lado, os livros, as revistas, os capítulos de livros, os artigos e os ensaios que trazem estampados em suas páginas os estudos acerca da educação no Medievo certamente são capazes de ocupar algumas dezenas de estantes de uma biblioteca, quando não uma inteira. Desde pelo menos as décadas finais do século XIX com os seus “verdadeiros heróis filosóficos” presentes nas numerosas narrativas de cunho nacionalista de então (BOSCH, 2021, p. 25), este é um importante objeto de estudos disposto bem no centro das mesas de trabalho não apenas de historiadores-medievalistas, mas também de filósofos, teólogos, juristas e filólogos. Leia Mais

Kwanissa. São Luís, v.4, n. 9, 2021.

Educação, desigualdades sociais e juventude negra na América Latina e Caribe: construindo a resistência antirracista

Apresentação

  • APRESENTAÇÃO
  • Cidinalva Neris, Kátia Regis, Nilma Lino Gomes, Rodrigo Ednilson de Jesus
  • PDF

Artigos

Kwanissa. São Luís, v.4, n.8, 2021.

Apresentação

  • APRESENTAÇÃO
  • SÁVIO JOSÉ DIAS RODRIGUES

Artigos

Relatos de Experiências

Resenhas

Kwanissa. São Luís, v.4, n.7, 2021.

Dossiê produção da Licenciatura em Estudos Africanos e Afro-brasileiros

Apresentação

  • APRESENTAÇÃO
  • Claudimar Alves Durans, Tatiane Sales
  • PDF

Editorial

Artigos

Historia y Grafía. México, n.56, 2021.

La fisura y la ausencia

Expediente

Preliminares

Ensayos

In memoriam

Reseñas Críticas

Publicado em 01 01 2021

História em Reflexão. Dourados, v.15, n.29, 2021.

REVISTA ELETRÔNICA HISTÓRIA EM REFLEXÃO

EQUIPE EDITORIAL

  • EDITORA-CHEFE
  • Carla Fabiana Costa Calarge
  • EDITORES/AS ASSOCIADOS/AS
  • Bruna Brandel Meleck
  • Elisandra Tomascheski
  • Larissa Klosowski de Paula
  • Mariely Zambianco
  • Rafael Rondis Nunes de Abreu

ARTIGOS LIVRES

RESENHAS

 

A História Medieval entre a formação de professores e o ensino na Educação Básica no século XXI: experiências nacionais e internacionais | José Luciano Vianna

Falar do Ensino de História no momento tão complicado da política e da economia do Brasil, sem esquecer dos já existentes problemas estruturais educacionais da sociedade, é um grande desafio. Vivemos em um tempo em que as narrativas de Fake News estão presentes nos meios de comunicações, e os discursos negacionistas contra a ciência ocupam espaços, plantando as discórdias sobre as teorias e os métodos utilizados pelos pesquisadores científicos de diferentes áreas do conhecimento. Leia Mais

Los populismos de América Latina – debates, perspectivas /PolHis/2021

El populismo -sus líderes, discursos, partidos-movimiento, gobiernos, políticas- ha sido parte del escenario político de América Latina desde al menos mediados del siglo XX (Lázaro Cárdenas en México, Getulio Vargas en Brasil, Eva y Juan D. Perón en Argentina, Víctor Raúl Haya de la Torre en Perú, para mencionar a los más conocidos). En los años noventa emergieron los así llamados populismos neoliberales o neopopulismos (el Fujimorismo en Perú, Fernando Collor de Mello en Brasil, Carlos Menem en Argentina) y, en las primeras décadas del siglo XXI, los llamados populismos radicales (los de izquierda: Hugo Chávez en Venezuela, Evo Morales en Bolivia, Rafael Correa en Ecuador; de derecha: Jair Bolsonaro en Brasil). La novedad es que, en tiempos recientes, el populismo también ha emergido en países con democracias consolidadas en Europa y Estados Unidos,[1] y crecen los análisis de casos en Asia y África (de la Torre, 2015, 2019; Rovira Kaltwasser, Taggart, Ochoa Espejo y Ostiguy, 2017).[2] En consecuencia, la relevancia política y académica del populismo ha ido en ascenso. Surge un interés renovado por los rasgos, la naturaleza, las causas y los efectos de este fenómeno que se ha convertido en uno de los ítems principales de la agenda política global y una cuestión central para el análisis político comparado. Es, al mismo tiempo, como se ha repetido hasta el cansancio pero sigue siendo verdad, uno de los conceptos más debatidos y polémicos de las ciencias sociales. No existe hoy una definición ni una teoría consensuada de populismo (de la Torre y Anselmi, 2019, p. 467). De allí que merezca ser estudiado, discutido, dilucidado. Tal es el propósito de los trabajos reunidos en este dossier, resultado de dos reuniones académicas llevadas a cabo, la primera en Buenos Aires en 2018[3] y la siguiente en New Orleans en 2019.[4] Leia Mais

Revista de Educação Histórica. Cutitiba, v.22, jan./jun. 2021

REDUH 22 Revista de Educação Histórica  (jan. – jun. 2021)

APRESENTAÇÃO……………………………………………………………………… 09

  • A COMUNICAÇÃO HUMANA AO LONGO DO TEMPO: UMA PROPOSTA DE PROJETO DE DOCÊNCIA
  • Alcinea da Silva França Fraga; Edinalva Padre Aguiar………………………………….. 13
  • ESCRAVIDÃO AFRICANA NO BRASIL E A FORMAÇÃO DA CONSCIÊNCIA HISTÓRICA: UMA PROPOSTA DE SEQUÊNCIA DIDÁTICA
  • Antonio Robson Oliveira…………………………………………………………………………….. 25
  • OS SENTIDOS ATRIBUÍDOS POR ESTUDANTES DO ENSINO MÉDIO A MÚSICA E A MODA NO PRIMEIRO E SEGUNDO REINADO NO BRASIL
  • Geraldo Becker; Ana Claudia Urban…………………………………………………………….. 37
  • AULA HISTÓRICA: UMA PROPOSTA DE INTERVENÇÃO PEDAGÓGICA NA PERSPECTIVA DA EDUCAÇÃO HISTÓRICA
  • Izis Pollyanna Teixeira Dias de Freitas………………………………………………………… 48
  • APRENDIZAGEM HISTÓRICA: AS PERCEPÇÕES EXPRESSAS PELOS ESTUDANTES A PARTIR DA VIVÊNCIA FÍLMICA E FONTES MULTIPERSPECTIVADAS
  • Janete Cristiane Jarczeski………………………………………………………………………….. 61
  • EDUCAÇÃO HISTÓRICA: CONSIDERAÇÕES SOBRE SUA PRÁTICA EM SALA DE AULA
  • Leocádio Viana Soares……………………………………………………………………………… 73
  • DESENVOLVER A CONSCIÊNCIA HISTÓRICA EM AMBIENTES DIGITAIS E ATIVOS: UMA PROPOSTA DIDÁTICA PARA O 1.º CICLO DO ENSINO BÁSICO
  • Vânia Graça; Glória Solé; Altina Ramos………………………………………………………. 81

RESENHA

  • MARTINS, E. C. R. Teoria e Filosofia da História. Contribuições para o Ensino de História. Curitiba: W & A Editores, 2017. A TEORIA COMO ELABORAÇÃO DA REALIDADE: FUNDAMENTOS DA HISTÓRIA CIÊNCIA E A PREOCUPAÇÃO TEÓRICA COM O ENSINO E APRENDIZAGEM DA HISTÓRIA

Acedia/la atonía del alma. La enseñanza de Evagrio Póntico | Rubén Pereto Rivas

Entrar, hoy, en una librería es dar con un sinnúmero de opiniones (doxai) con pretensiones científicas, siendo al poco tiempo reemplazadas por otras igualmente fugaces. Es la necesidad comercial beneficiada para una contingente disipación pensante en detrimento de lo universal. A pesar de ello, esa librería mantiene su vigencia porque, de entre los múltiples escombros del supuesto ámbito cultural, se traza siempre un inesperado eje estructural que contiene en este o en aquel rincón un ejemplar que de por si justifica la efímera existencia de dicha librería. Es un ejemplar casi inadvertido, por cuanto los ojos no siempre saben ver, ni el ánimo superar la densidad sapiente. El libro que ha captado nuestra atención es uno de esos ejemplares que responde afirmativamente a la preocupación platónica, al final de Fedro, acerca de la conveniencia o no de haberse inventado la escritura. Leia Mais

Questions sur la métaphysique | Jean Duns Scot

A tres años de la aparición del primer volumen de esta nueva edición crítica de las Quaestiones super libros in Metaphysicorum Aristotelis, ha sido publicado el segundo volumen conteniendo los libros IV a VI. También en esta ocasión, el volumen viene precedido por una introducción general de Olivier Boulnois, quien, además, ha traducido el libro IV. La traducción del libro V ha estado a cargo de Ide Lévi, Magali Roques y Kristell Trego, mientras que el libro VI ha sido vertido al francés por Dominique Demange. Los respectivos traductores han presentado cada libro mediante una introducción específica, que adelanta al lector los contenidos desarrollados en el mismo. Leia Mais

Realismo, História e Ficção/Cadernos de Pesquisa do CDHIS/2021

A emergência do paradigma realista na produção cultural europeia em meados do século XIX é capítulo chave na história das formas de representação. As proposições e debates que ajudaram a definir o estatuto das artes plásticas e da literatura ficcional também estabeleceram parâmetros de sentido para gêneros letrados como a historiografia. Se as convenções da história literária indicaram a formação de uma escola, ou de um estilo, observa-se que o realismo norteou práticas de representação interessadas na descrição, e na apreensão, da realidade. Mais do que um programa estético circunstancial, o realismo pode ser pensado como problematização recorrente das relações entre imaginação, forma e narrativa. Leia Mais

Capitali senza re nella Monarchia spagnola. Identità, relazioni/ immagini (secc. XVI-XVIII) / Rossella Cancila

En el contexto de los estudios sobre la monarquía hispánica en la primera Edad Moderna y sobre su naturaleza policéntrica, en los últimos años se ha prestado especial atención a la cuestión del papel de las ciudades como elementos neurálgicos de un sistema de poderes complejo y articulado en constante relación con la corte de Madrid, y sobre las dinámicas de representación simbólica de la figura del rey, sobre todo en los territorios no europeos. El libro Capitali senza re nella Monarchia spagnola es parte de este floreciente debate historiográfico desarrollado a partir de las ciudades, brindando importantes avances sobre algunas realidades urbanas de particular interés tanto por sus características intrínsecas como por el papel desempeñado fuera del reino e internacionalmente. Tal y como explica en la introducción Rossella Cancila —profesora titular de Historia Moderna en la Universidad de Palermo y editora del libro—, el conjunto de trabajos se propone indagar aspectos vinculados a la conformación, en ausencia del rey, de las ciudades como capitales de los distintos virreinatos, a la dialéctica entre centros y periferias y al despliegue de formas y representaciones del poder en el espacio público, con particular atención a los momentos festivos.

Capitali senza re nella Monarchia spagnola. Identità/ relazioni/ immagini (secc. XVI-XVIII) (T)

La obra presenta los resultados de la decimocuarta reunión anual de la Red Columnaria (XIV Jornadas de Historia de las Monarquías Ibéricas), encuentro que tuvo lugar del 27 al 29 de septiembre de 2018 en la Universidad de Palermo, y que formaba parte además de las iniciativas de celebración de la ciudad siciliana como Capital italiana de la Cultura durante ese año. Nacida en 2005, Columnaria es una de las más destacadas y prolíficas redes de investigación de la Edad Moderna, que reúne investigadores europeos y americanos con diferentes enfoques disciplinarios en torno a los espacios policéntricos de las monarquías, basadas en la presencia e interrelación de soberanías múltiples, cada una de ella expresión de los distintos poderes locales en relación con el central. Su estructura se articula a partir de 19 macroáreas de investigación, entre ellas el Nodo Italia Sur, que incluye algunos de los historiadores involucrados en las jornadas palermitanas y en el producto editorial que aquí se presenta.

Se trata de un total de veintitrés trabajos, divididos en dos volúmenes que corresponden a dos grandes vertientes temáticas, siendo la primera la identidad política y social de las ciudades, mientras la segunda corresponde a las estrategias de representación del poder (y poderes) que toman forma en los campos culturales (literario, ceremonial y arquitectónico). Aunque el italiano es el principal idioma adoptado, debido tal vez al origen de dos tercios de los autores y a la propia sede del encuentro, no faltan contribuciones en español, portugués e inglés. Las ciudades de interés pertenecen a diferentes contextos territoriales, y no se refieren solo a los dominios españoles: Palermo, Messina, Nápoles, Cagliari, Milán, Granada, Zaragoza y los otros centros del Reino de Aragón, sino también Lisboa, Goa, Lima, Santiago de Guatemala y Palma. En efecto, no se hace referencia solo a las ciudades con función de capital en aquellos territorios que conformaban los virreinatos, tal y como parece evocar el título, sino también incluye urbes que, pese a no ser capitales, tuvieron un papel destacado en relación con otras poblaciones de un mismo territorio y con centros de poder externos. Por otro lado, llama la atención la escasez de casos específicos del contexto colonial hispanoamericano, a pesar de que fueron contemplados en algunas ponencias presentadas en las jornadas, y a las cuales deseamos que encuentren su pronta publicación. En cualquier caso, está claro que el propósito del libro ha sido, más que pretender abordar la totalidad de las ciudades capitales, enseñar los resultados de las investigaciones sobre algunas de ellas.

El primer bloque comienza con un trabajo de Juan Francisco Pardo Molero sobre los principales centros de la Corona de Aragón, donde pone a Zaragoza en relación con Barcelona, Valencia, Cagliari y Mallorca y analiza el uso y función de los edificios designados como sede de gobierno virreinal. La ciudad de Granada y el papel del linaje de los Mendoza en el control de la Capitanía General es el tema del texto firmado por Antonio Jiménez Estrella, centrado en la fase posterior a la batalla de Alpujarras y en un momento de inflexión de la ciudad granadina frente al desarrollo de otros centros como Málaga. Elisa Novi, Giulio Sodano y Giuseppe Mrozek dedican su atención al Reino de Nápoles, respectivamente al proceso de edificación de los Quartieri spagnoli, al papel de las autoridades locales (Eletti della città y Seggi) en el gobierno del virreino, y a la actividad del Parlamento hasta 1642. Durante el reinado de Felipe IV, Palermo y Messina se enfrentaron en distintas ocasiones para ejercer su control sobre la isla siciliana, tal y como detalla Rossella Cancila en su contribución, asunto que se relaciona con el siguiente tema de Stefano Piazza sobre la conformación urbana de la ciudad de Palermo.

A continuación, tres trabajos se dedican a poner el acento en las peculiaridades económico-financieras de dos ciudades estrictamente relacionadas con la monarquía.

Matteo Di Tullio, Davide Maffi y Mario Rizzo presentan un pormenorizado análisis de la fiscalidad de Milán en relación con otros centros del ducado. Como demuestra Giovanna Tonelli, Milán era una destacada capital del comercio local e internacional; sin embargo, por su favorable posición geográfica, fue sin duda la ciudad lisboeta el principal puesto de comunicación hacia el Atlántico y en el Mediterráneo, así como explica Benedetta Crivelli. Las últimas dos contribuciones del primer volumen presentan dos significativos casos de declive y ascenso de dos capitales fuera del contexto europeo, Goa y Santiago de Guatemala. Ángela Barreto y Kevin Carreira se ocupan de la primera, aportando una nueva lectura del proceso de cesación de su rol como ciudad global, pero sin perder al menos su importancia regional. Por el contrario, la capital guatemalteca se convirtió durante el siglo xvi en sede de la Audiencia y de la Caja de Hacienda Real, según muestra Martha Atzin.

Las mismas ciudades examinadas en la primera parte de la obra, retornan como objeto de reflexión en el segundo bloque, pero ahora desde la perspectiva de la Historia Cultural y de las estrategias simbólicas vinculadas a las esferas del poder.

Manfredi Merluzzi pone en contexto la Historia de la fundación de Lima del jesuita Barnabé Cobo, obra publicada en 1639, y tan central en la configuración de la ciudad como capital del virreinato de Perú. La presencia/ausencia del rey en Lisboa durante las últimas décadas del siglo xvi y hasta la revuelta, es el tema elegido por Ana Paula Megiani mientras realiza una sugerente lectura de la vista de la ciudad fechada 1613 que se conserva en el castillo alemán de Weilburg. Al despliegue simbólico de la ciudad de Granada, sede del Panteón de los Reyes Católicos y de la Real Cancillería, se dedica el siguiente trabajo de Francisco Sánchez-Montes González, mientras que Maurizio Vesco propone una análoga lectura para los edificios públicos de Palermo y Mesina. La ciudad de Cagliari, pese a no ser considerada en la primera parte, recobra aquí la atención que merece, con cuatro ensayos elaborados respectivamente por Nicoletta Bazzano, Carlos Mora Casado, Fabrizio Tola y Alessandra Pasolini, en los que analizan diferentes fuentes literarias, artísticas y ceremoniales relativas a la historia de la capital de Cerdeña a lo largo del siglo xvii.

En cuanto a Nápoles, el trabajo de Valeria Cocozza se centra en el papel del Cappellano Maggiore, figura hasta ahora poco estudiada, y sin embargo fundamental en las dinámicas políticas de la corte virreinal. El tema de las redes diplomáticas entre las ciudades de la monarquía constituye el eje trabajado por Ida Mauro, quien aborda la cuestión a partir de varios episodios que relacionan ciudades italianas y españolas. Finalmente, Eduardo Pascual Ramos analiza el papel del Ayuntamiento de Palma en las Cortes durante la etapa borbónica.

Por lo que respecta a la edición, la obra constituye la trigésimo sexta contribución de la colección Quaderni de la Associazione no profit “Mediterránea”, realidad editorial palermitana que desde su fundación en 2004 está haciendo una encomiable labor en la publicación (impresa y en formato electrónico Open Access) de investigaciones sobre el contexto histórico del área mediterránea desde la Edad Media hasta la actualidad. Instituida por un grupo de académicos de la Universidad de Palermo y con sede en el Dipartimento Culture e Società, se ocupa también de la edición de una revista trimestral llamada Mediterranea – Ricerche Storiche, que en los últimos años se ha convertido en una publicación puntera a nivel italiano e internacional.

Milena Viceconte – Università degli Studi di Napoli “Federico II”. milena.viceconte@gmail.com.


CANCILA, Rossella (a cura di). Capitali senza re nella Monarchia spagnola. Identità, relazioni, immagini (secc. XVI-XVIII). Palermo, Associazione no profit “Mediterranea”. 2020, 2 vols., 542 págs. (Colección Quaderni, 36). Resenha de: VICECONTE, Milena. Memorias – Revista Digital de Historia y Arqueología desde el Caribe. Barranquilla, n.43, p.171-174, ene./abr., 2021. Acessar publicação original [IF].

Antígona | UFT | 2021

Antigona História e Educação

A revista Antígona (Porto Nacional, 2021-) destina-se a publicações no campo de História, Educação e Áreas afins, prezando pela produção, pelo ineditismo e pela inovação. Visando difundir as pesquisas dos professores e dos alunos e, assim, ampliando a visibilidade do Curso de História e do PPGHispam.

Antígona, de Sófocles, coloca-se no espaço público como expoente e defensora dos direitos individuais e coletivos, heroína do direito natural, da ética, do desejo, da resistência e da subversão. Por seu nome e sua inspiração, a Revista Antígona deve vivificar propostas que questionam doutrinas pré-estabelecidas, levantando novas problematizações, novas abordagens, novos temas e novas metodologias.

Seus dossiês, artigos, resenhas e traduções devem contribuir para o aprofundamento e consistência da História e da Historiografia, da Licenciatura em História, das Ciências Humanas e Áreas afins, bem como para o debate sobre o Direito dos Povos, desenvolvidos nesse campus. Seu candelabro simboliza a inspiração da chama do conhecimento, da solidão do trabalho intelectual e da luz regeneradora que atravessa caminhos na escuridão.

Periodicidade semestral.

Acesso livre.

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Metaphysics and the Existence of God | Thomas O’Brien

En 2017 comenzó una serie de publicaciones denominada Thomist Traditions, dentro de la editorial estadounidense Cluny Media. El editor general de la serie, Cajetan Cuddy, o.p., señala que esta surge de una doble convicción: la incomparable sabiduría del pensamiento de santo Tomás de Aquino y el rol necesario de la tradición tomista como mediación para conocer y apreciar dicha sabiduría. El objetivo de esta serie es la reimpresión de clásicos de la tradición tomista, incluyendo no solo una revisión editorial del texto y nuevas notas explicativas, sino una valiosa introducción al autor y a las cuestiones abordadas. Leia Mais

Questions sur la métaphysique | Jean Duns Scot

No cabe duda de que Juan Duns Escoto (1265/66-1308) es un pensador medieval de primer orden cuya obra, por lo demás, se inscribe en los inicios de un giro en el campo filosófico que, pronunciándose crecientemente en lo sucesivo (como se evidencia, por ejemplo, en las Disputationes Metaphysicae de Francisco Suárez), condujo a un cambio de paradigma en el pensar que se consolidó en la Modernidad. Leia Mais

Teoria e Filosofia da História. Contribuições para o Ensino de História | Estevão C. de Rezende Martins

O filósofo, historiador, pesquisador e professor Estevão Chaves de Rezende Martins é graduado em Filosofia pela Faculdade de Filosofia, Ciências e Letras N. S. Medianeira (1971) e doutorou-se em História e Filosofia em 1976 na Universitaet Muenchen Ludwig-Maximilian – Alemanha. Foi professor da Universidade de Brasília entre 1977 e 2017, tendo se tornado professor titular em 2008, realizou pós-doutorados nas áreas de Teoria e Filosofia da História, e em História das Ideias em Universidades da Alemanha, Áustria e França.

Atualmente é pesquisador colaborador sênior na UnB. Reconhecido intelectual brasileiro em todas as suas áreas de atuação: teoria e metodologia da história, história política e institucional do Brasil, história contemporânea (Europa, União europeia e relações internacionais) e história política (Brasil, Europa Ocidental e relações internacionais). Exemplo desse reconhecimento materializa-se no livro-homenagem “ENTRE FILOSOFIA, HISTÓRIA E RELAÇÕES INTERNACIONAIS – Escritos em homenagem a Estevão de Rezende Martins” (2017) organizado por ex-alunos e com contribuições de intelectuais brasileiros e internacionais com quem o professor Estevão mantém laços afetivos e interlocução intelectual. Em tempos conturbados na política brasileira merece destaque também sua atuação como principal assessor na constituinte de 1987-1988 37. Leia Mais

Acción Constituyente: un texto ciudadano y dos ensayos históricos | Gabriel Salazar

El viernes 18 de octubre de 2019, al final de la jornada laboral, se iniciaba un episodio de protesta que cambiaría el panorama político y social de Chile. Luego de varios días de protestas encabezadas por estudiantes secundarios contra el alza de tarifas del transporte público, el presidente de Metro ordenaba el cierre de las estaciones ante la enorme cantidad de personas que estaban saltando los torniquetes para evadir el pago de la tarifa, ante lo cual los guardias de seguridad y carabineros estaban desbordados. Ese día viernes, a pesar del calor, miles de personas caminaban por las calles rumbo a sus casas sin poder tomar transporte y muchos de ellos se encontraron en la plaza Baquedano para protestar por los eventos recientes. Ese fin de semana, diecinueve estaciones de Metro serían incendiadas por desconocidos y el sistema de transporte público colapsaría en el inicio de un evento histórico que se ha llamado como “estallido social”.

Una de las principales consecuencias de ese evento es que el 15 de noviembre de 2019 la clase política, acorralada por una ciudadanía en pleno proceso de repolitización, en los pasillos del Congreso Nacional decide firmar un acuerdo para llamar a plebiscito con el fin de cambiar la Constitución. Si bien el movimiento de personas que surge del estallido social no necesariamente reclama una nueva Constitución, es la única respuesta que la clase política encuentra para tratar de apaciguar los ánimos e intentar retornar a ciertos niveles de gobernabilidad. El libro Acción Constituyente: Un texto ciudadano y dos ensayos históricos de Gabriel Salazar ofrece una perspectiva histórica del proceso constituyente en ciernes, a partir del marco interpretativo que ha desarrollado el destacado historiador desde los métodos y enfoques de la historia social. Leia Mais

Construyendo un reino de este mundo. Ensayo histórico sobre clericalismo y política en Chile | Ana María Stuven e Vasco Castillo

La escritura de ensayos por parte de historiadores e historiadoras, al menos en el medio nacional, suele ser un oficio tardío. Es perfectamente razonable que así sea: las décadas de investigación y escritura de artículos y libros monográficos parecen autorizar a que los historiadores, desde el terreno firme provisto por la experiencia, emprendan la escritura de textos más ligeros, arriesgados e íntimos. El ascenso en la carrera académica, que exige antes la redacción de artículos especializados que ensayos para el amplio público, puede explicar también esta natural demora1. A pesar de estas exigencias, renombrados historiadores e historiadoras han publicado sugerentes ensayos en los últimos años, reavivando una tradicional práctica historiográfica chilena.

Construyendo un reino de este mundo. Ensayo histórico sobre clericalismo y política en Chile se instala en esta tradición. Surge, según los autores, “de una inquietud vital que interpela la pertenencia a una religión” (p. 12). El desasosiego provino de la amplia difusión pública de los abusos sexuales realizados por sacerdotes en diversas partes del mundo y de las diversas estrategias empleadas por la institución de la cual eran parte para evitar los procesos de investigación y las sanciones pertinentes. Esta crisis se ha expresado en Chile con una profundidad particular, sobre todo considerando la notoriedad de algunos de los sacerdotes acusados. Leia Mais

La revolución de los arrendires. Una historia personal de la reforma agraria

“Claro que lo volvería a hacer”, aseguran que respondió Tomás Rojas Pillco a su hijo menor, cuando le consultó, un día cualquiera, en los últimos años de la vida de este octogenario campesino. El diálogo se centraba en los hechos acaecidos en torno a la muerte de Alberto Duque Larrea, un hacendado de Quillabamba, ocurridos alrededor de cuatro décadas antes. Sus resultados habían conducido a Tomás a la cárcel, la separación familiar y la merma de cierta posición económica entre los “arrendires”.

En sentido estricto, el libro de Rolando Rojas, editado en julio del año 2019 por la editorial del Instituto de Estudios Peruanos, está enmarcado en el aniversario de la Ley 17716, promulgada el 24 de junio de 1969, y que establecía la Reforma Agraria peruana, instalando una nueva estructura en la propiedad de la tierra. No obstante, el estudio tiene como centro de la narrativa la denominada “conspiración de los arrendires”, apelando a un hecho que se constituyó en un hito de la violencia vivida en la región cusqueña. Aunque se podría sostener que también tiene como fin la divulgación de la Reforma Agraria, desde una perspectiva personal, con importantes pasajes vivenciales, cercanos, con imágenes de un pasado nebuloso, rescatadas del hermetismo del tema que giraba en torno a los hechos en el seno familiar. Leia Mais